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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Yair Lapid: storia di una delusione 22/08/2013

Yair Lapid: storia di una delusione
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana


Yair Lapid                              Yesh Atid

Yair Lapid, leader di “Yesh Atid” (c’è un futuro) era riuscito a portare nelle elezioni di sette mesi fa alla Knesset 16 deputati, diventando il secondo partito. Un risultato miracoloso, se si pensa che il partito l’aveva creato dal nulla. Non era un politico di professione, ma un anchor-man televisivo, forse per questo era riuscito a convincere gli elettori, fondando un partito moderato di centro, soprattutto laico, in grado di partecipare a un governo di centro destra come quello di Netanyahu, una coalizione dalla quale erano rimasti esclusi i due partiti religiosi. Era subito piaciuto, tanto da essere presentato dai media come un probabile successore di Bibi. E così è andata, ma a giudicare dai sondaggi, l’80% di quelli che l’hanno votato hanno detto che non lo voteranno più. I motivi di una delusione così forte sono giustificati dalle sue mosse all’interno del governo, tutte sbagliate, perché opposte alle promesse fatte in campagna elettorale. Vediamole:

1) I suoi 16 seggi gli hanno valso, ovviamente, la carica di Ministro, ma Bibi gli ha affidato quello delle Finanze, materia nella quale Lapid è incompetente. Una mossa abile del Premier, che lo ha messo in una situazione difficile, come era facile prevedere, di fatto eliminandolo dalla rosa dei suoi probabili successori, grazie agli errori che avrebbe compiuto. Come è infatti successo.

2) Aveva promesso una politica per aiutare la classe media ad uscire dalla crisi, invece ha aumentato le tasse.

3) Invece di promuovere una politica laica, ha fatto nominare il rabbino Shai Piron- uno dei due rabbini candidati ed eletti alla Knesset nella sua lista, scelti per strizzare l’occhio al voto religioso moderato – Ministro dell’Educazione, facendo entrare dalla finestra le regole ortodosse del partito Shas – fuori dalla coalizione di governo –introducendo leggi che nemmeno lo stesso Shas era mai riuscito a fare approvare. Per esempio classi separate per ragazzi e ragazze nelle scuole primarie religiose, in più finanziate con denaro pubblico, mentre prima lo erano da finanziamenti privati.

4) Piron ha poi annullato il test di ammissione per scienze, inglese, matematica, ebraico, materie che non vengono insegnate nelle scuole talmudiche. E’ arrivato ad annullare l’esame di letteratura perché materia troppo laica!
Mentre una nuova legge, già prevista nel governo precedente, prevede che i giovani ortodossi vadano a fare il servizio militare, un ministro di Lapid legalizza nelle scuole la segregazione dei sessi !

5) Va aggiunto quanto ha dichiarato lunedì sera ad una riunione di Shalom Ahshav a Tel Aviv, uno dei portavoce di ‘Yesh Atid”, Ofer Shelah,che Gerusalemme può diventare anche capitale dello Stato di Palestina, quando in campagna elettorale, Yair Lapid aveva dichiarato “ Gerusalemme sarà per sempre la capitale indivisa di Israele, e il suo essere indivisa è il simbolo nazionale più importante. Gerusalemme non è solo un luogo o una città, ma è il centro del mondo ebraico-israeliano”. Shelah la vede diversamente, per lui Gerusalemme può essere benissimo capitale di due Stati. Lapid aveva promesso che si sarebbe battuto contro la divisione della capitale, aveva dichiarato in campagna elettorale “ I palestinesi devono capire che i nostri princìpi sono come l’acciaio, non si possono rompere, il ritorno a Sion non sono le Torri Azrieli di Tel Aviv, quanto piuttosto la Torre di David.  Il cuore di Gerusalemme è il cuore dello Stato di Israele”.
Tutto dimenticato ?

Lapid è riuscito in soli 7 mesi a distruggere il proprio futuro politico, non male dopo aver chiamato il suo partito “c’è un futuro”. A chi andranno i suoi voti ? Sono in molti a contenderli, ma il governo non dà segnali di crisi, anzi, quindi niente elezioni in vista, Bibi tiene salda nelle sue mani la guida del governo. Yair Lapid può sperare solo in un miracolo se cambierà rotta, ipotesi molto difficile, il suo insuccesso politico appare troppo profondo per consentirgli di tornare a galla.

Angelo Pezzana 


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