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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Menzogna Omissiva e Razzismo Umanitario 13/08/2013

Menzogna Omissiva e Razzismo Umanitario
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana


Abu Mazen

Uno degli slogan di maggior presa a sostegno dei colloqui di pace è “la pace si fa con il nemico”. Niente di più vero, a patto che il nemico abbia la nostra stessa volontà, cioè fare la pace con noi. Ad esempio, Abu Mazen non avrebbe dovuto mettere precondizioni alla ripresa dei colloqui, invece, spalleggiato da Mister Kerry, è riuscito ad ottenere che venissero messi in libertà un centinaio di criminali palestinesi, tutti condannati a lunghe pene detentive perché avevano le mani sporche del sangue di innocenti civili, massacrati solo perché ebrei. Bibi non era d’accordo, a convincerlo ad accettare è stata la certezza che il mondo democratico, invece di condannare la richiesta palestinese, avrebbe puntato il dito contro Israele, accusandolo di voler boicottare le trattative.


Manfred Gerstenfeld

Manfred Gerstenfeld, storico dell’anti-semitismo e collaboratore di IC, ha inventato una definizione, che aiuta a capire perché l’Occidente, a partire dalla guerra d’indipendenza del 1948, si è sempre schierato dalla parte dei palestinesi. Se Israele era riuscito a sconfiggere cinque eserciti arabi con le poche forze che aveva, allora non c’erano dubbi, Israele era il più forte – e le sconfitte arabe successive l’hanno confermato – mentre i palestinesi appartenevano alla parte debole. E l’Occidente, che si vanta di essere sempre dalla parte del più debole, della difesa dei diritti umani, come avrebbe potuto stare dalla parte di quello che veniva etichettato come l’esercito più forte del mondo dopo quello americano ?
Il ragionamento, ha scritto Gerstenfeld, è semplice nel suo odioso meccanismo. Ci sono popoli o gruppi per i quali il concetto di responsabilità non deve essere uguale al nostro, perché sono poveri, ignoranti o deboli, per cui anche se compiono atti criminali, stragi, attacchi missilistici, tentativi di genocidio, insegnano ai loro figli che bisogna odiare gli ebrei e quindi è giusto eliminarli dalla faccia della terra, il giudizio che ne dobbiamo dare deve tenere conto delle condizioni in cui vivono o delle loro ‘tradizioni culturali’. Gerstenfeld l’ha chiamato “razzismo umanitario”. Dietro a una facciata che rivela comprensione, pietà, solidarietà si nasconde invece una becera valutazione razzista, quei popoli, quei gruppi sono oggettivamente considerati inferiori a noi, nel giudicare i loro comportamenti, le istituzioni internazionali, Onu, Ue e quelle specificamente umanitarie, negano loro l’appartenenza al comune genere umano, la loro responsabilità di fronte al male pesa molto meno della nostra.



Uno degli esempi più rivelatori è stata la creazione da parte dell’Onu, subito dopo la proclamazione  dello Stato di Israele nel 1948, dell’UNRWA, una Agenzia che aveva lo scopo specifico di occuparsi soltanto dei rifugiati palestinesi e di nessun altro. Per i rifugiati senza particolari etichette – erano milioni dopo la 2a guerra mondiale – esisteva l’ UNHCR, che non faceva distinzione tra rifugiato e rifugiato, si occupava di tutti, avendo come obiettivo il loro reinserimento nella vita civile, non importa dove, purchè lo si raggiungesse. Doveva andare bene per tutti, ma non per i palestinesi, visto che la controparte era Israele. Quelli dovevano rientrare in possesso di beni e proprietà che non erano più loro, avendole in gran parte abbandonate su ordine dei governi arabi. Una regola che valeva per tutti i rifugiati, tranne che per i palestinesi. Da allora, da poco più di mezzo milione che erano, in 65 anni sono diventati più di 5 milioni, un patrimonio che l’UNWRA si guarda bene dal perdere, perché significa business per migliaia di funzionari, tutti impegnati a impedire qualsiasi re-inserimento, rifugiati erano, rifugiati devono rimanere.
Ci chiediamo se l’UNWRA deve essere riconosciuta come una agenzia umanitaria e non piuttosto una organizzazione che sfrutta per propri fini milioni di persone. Non è “razzismo umanitario” quello che sta dietro all’ agenzia Onu?
E non è “Razzismo umanitario” il ragionamento che obbliga Israele ad accettare le “regole” palestinesi anche quando vanno contro ogni logica ? Perché rimettere in libertà dei criminali, perché i palestinesi accettassero di sedersi al tavolo delle trattative ? La risposta sta nel comportamento degli organismi internazionali, degli stati democratici, che, seguendo la linea del “razzismo umanitario”, accettano che la parte palestinese si comporti in un modo che verrebbe rifiutato se messo in atto da altri. 


Gilad Shalit, appena tornato in Israele

Per liberare il soldato Gilad Shalit, rapito in territorio israeliano e tenuto 5 anni prigioniero, un atto di una crudeltà inaudita, Israele ha dovuto liberare più di 1000 criminali. Quale Stato avrebbe mai messo in atto un meccanismo di ricatto così ignobile ?  Eppure è stato Hamas a dettare le condizioni, nessuno Stato democratico, oltre alle belle parole, non ha mai minacciato, per esempio, di tagliare i finanziamenti se Gilad Shalit non veniva liberato. Né si è mai mossa con serietà neppure la Croce Rossa Internazionale. Hamas non accetta controlli, si è pudicamente difesa.
Lo stesso criterio è stato seguito da Hezbollah per la restituzione dei corpi dei soldati israeliani uccisi in guerra. Con questi terroristi nessuno Stato democratico ha sentito il dovere di ricorrere alla Convenzione di Ginevra, per i palestinesi di Gaza o Hezbollah del Libano, è valso il principio di ‘ridotta responsabilità’, ovvero quel “razzismo umanitario” che ancora oggi ci fa accettare le regole imposte da Abu Mazen, durante i colloqui di pace, come se fossero l’espressione di una controparte democratica. Nel Medio Oriente sono in atto guerre civili,  a dittature spietate ne seguono altre peggiori, il numero dei morti non fa nemmeno più notizia, l’unico Stato dove i valori della libertà e della democrazia sono salvaguardati è Israele, eppure questo sembra non contare nulla, invece di portarlo ad esempio al mondo arabo-musulmano perché si decida finalmente ad entrare nella modernità, si preparano sanzioni economiche – si veda l’Unione europea – come se in fatto di economia non fossero gli stessi stati europei a dover imparare qualcosa da Israele.
Quanto dobbiamo ancora aspettare perché si levi la voce di un Elie Wiesel italiano, che dica apertamente che è ora di aprire gli occhi, che dobbiamo stare dalla parte di Israele,  l’unico modo concreto per aiutare – veramente – chi deve ancora liberarsi dalla schiavitù ?

Angelo Pezzana


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