Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Angelo Pezzana
Israele/Analisi
<< torna all'indice della rubrica
Il fattaccio di Kikar Zion 25/08/2012

Il fattaccio di Kikar Zion
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana


il linciaggio di Ramallah
a destra, la vignetta di Amos Biderman

L’aggressione da parte di un branco di giovani violenti contro un ragazzo arabo, l’altra settimana,un giovedì sera, vigilia della festa di shabbat, in una piazza nel pieno centro di Gerusalemme, è diventata un fatto di rilevanza nazionale e, a giudicare dalla eco sui media fuori da Israele, globale.

Una aggressione vigliacca, in tanti contro uno, con la motivazione consueta in casi di violenza simili a questo. Da un lato il razzismo –sporco arabo – dall’altro la violenza come passatempo, esattamente come succede in Europa, quando, invertite le parti, il malcapitato è un ragazzo ebreo perché porta la kippà, quindi è riconoscibile, oppure è lo stupro, così comune da non essere nemmeno più una notizia. O l’aggressione contro i gay, a dimostrazione della supremazia etero affermata con la violenza contro l’Altro. L’indignazione dura quel poco tempo che impieghiamo a leggerlo sul giornale. In Israele no, forse perché avviene quasi sempre l’incontrario, a rimetterci, molto spesso anche la vita, sono gli ebrei. Qualcuno si ricorda ancora dello sterminio della famiglia Fogel a Itamar ? E’ avvenuto soltanto nel marzo dello scorso anno,ma è come se non avesse lasciato traccia nei richiami che i media dovrebbero fare quando di mezzo ci sono violenze e stragi. Eppure anche lì i responsabili di quell’orrendo massacro erano due ragazzi arabi di un villaggio vicino, anche loro volevano dare una lezione a degli ebrei – un’intera famiglia, 5 persone !- che erano andati a vivere su una terra che quei ragazzi, imbottiti di fanatismo, consideravano islamica. Ma Abu Mazen non si è sognato di telefonare a Netanyahu, come invece il premier ha fatto con la famiglia del ragazzo picchiato a Kikar Zion. Il quale, descritto dai giornali quasi in fin di vita, veniva fotografato in ospedale – dove era stato immediatamente ricoverato – in buone condizioni, tanto che dopo nemmeno una settimana veniva dimesso per tornare a casa sulle sue gambe.

Quello che riesce difficile far capire è la differenza tra uno stato di diritto, Israele, e un governo, quello palestinese, dove la parola diritto non esiste. In Israele chi commette atti contro la legge viene arrestato e, se giudicato colpevole, condannato. E’quanto succederà al branco di violenti, che pagherà cara l’aggressione violenta al ragazzo arabo.

Nell’Anp, no. Più grandioso è l’atto violento, meglio se perde la vita anche l’attentatore, più il merito sarà equivalente. Gli verrà dedicata una scuola, una via, una piazza. Perché è un eroe, secondo la valutazione che si dà di quel gesto nella società palestinese.

Il culmine l’ha però raggiunto il quotidiano Haaretz, grazie alla penna di Amos Biderman, l’autore della vignetta quasi quotidiana nel pagina dei commenti. Biderman è un disegnatore molto efficace,per descrivere l’aggressione di Kikar Zion si è ricordato di un’altra aggressione, quella avvenuta a Ramallah contro due riservisti israeliani, che erano entrati in città perché avevano sbagliato strada. Riconosciti, erano stati trascinati da una folla urlante nel più vicino commissariato di polizia e lì fatti letteralmente a pezzi. Nel lanciare i loro corpi martoriati dalla finestra del commissariato, uno degli assassini aveva alzato le mani ricoperte di sangue, tra le grida di vittoria della folla sottostante. Quell’immagine, grazie alla presenza del tutto casuale di una equipe di Rete4, fece vedere quel non doveva essere visto, il mondo conobbe l’orrore di quel crimine.

Ebbene, Biderman ha ripreso quell’immagine paragonandola a Kikar Zion, in un disegno ambiguo che ha un titolo inequivocabile: “Intanto a Zion Square “, che vedete riprodotto in questa pagina. Ha messo sullo stesso piano una piazza e un commissariato di polizia ! l’atto di un branco di giovani violenti con un crimine commesso sotto gli occhi consenzienti dei poliziotti palestinesi !
Ma è accettabile un paragone così oltraggioso ? C’è sicuramente qualcosa che prima o poi dovrà essere affrontato – su molti piani, non solo quello politico – nell’attitudine , anche in Israele, di ingrandire il senso di colpa verso qualcosa che è avvenuto, la cui responsabilità andrebbe analizzata senza essersi già auto-giudicati in anticipo colpevoli. Questa attitudine porta inevitabilmente a sottovalutare il comportamento del nemico/avversario,  le cui azioni, sul piano storico-politico, vengono capite quando è ormai troppo tardi. E’ il caso della guerra arabo-palestinese contro Israele, finora vincente, della delegittimazione dello Stato ebraico, quella che ha come nome BDS, boicottaggio/ disinvestimenti / sanzioni. Che Israele affronta in difesa, invece di attaccare.

Anche una aggressione e una vignetta possono essere un segnale d’allarme, come il canarino nella miniera.

Angelo Pezzana


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui