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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Hasbarà o Public Diplomacy ? 18/07/2012

Su SHALOM , luglio 2012, a pag.20, con il titolo "La propaganda contro Israele cambia le parole ma rimane sempre la stessa", Angelo Pezzana commenta la sostituzione del termine ebraico 'Hasbara', con quello di ' PubliDiplomacy'.
Ecco il pezzo:

Copertina                      Angelo Pezzana

Si direbbe che la messa in soffitta della parola “hasbarà” (informazione), sostituita dalla più algida “public diplomacy”, che non traduco tanto è chiaro il significato, non stia dando gli effetti sperati. La richiesta era nata dal timore che la cultura occidentale – notoriamente attenta alle derive del linguaggio politico – potesse confondere “hasbarà” con “propaganda”, annullandone così la portata. Non sia mai ! L’uso della nuova parola ha sbaragliato i sostenitori della vecchia, che avrà avuto i suoi anni, ma era pur sempre facile da capire e utilizzare.
Ammesso che ai cultori della purezza informativa importasse realmente qualcosa, visto che la provenienza è pur sempre da Israele o dai suoi amici in giro per il mondo, la definivano propaganda prima e continueranno a considerarla così anche adesso che ha cambiato nome. Mi auguro che fra i lettori di queste righe non ce ne sia nessuno a chiedersi perché. Israele si critica e basta, non conta nulla il fatto che non ci sia un motivo specifico, basta la parola, perché ne vengano associate subito altre.
Il sionismo non era stato definito razzismo anche all’Onu nel 1975 ? E sempre dall’Onu non era stata scagliata l’accusa di essere uno Stato che pratica l’apartheid nei confronti dei palestinesi ? Ha attecchito talmente bene, che è stata fatta propria non solo dai vari movimenti-stati più o meno terroristi, dai giornali dell’estrema sinistra-destra, dai cosiddetti movimenti di liberazione, su su fino ai premi Nobel, mi vengono subito in mente i nomi di Grass e Saramago.
Ma apartheid non è l’unica etichetta da cancellare, da qualche anno si ingrossa sempre di più una sigla minacciosa, che enormi danni sta causando all’economia israeliana e alla sua immagine, BDS, facile da capire, facile da ricordare. Boicotta, Disinvesti, Sanziona.
Che sollievo, adesso potremo partire all’attacco armati di public diplomacy, nessuno potrà più accusarci di fare della bieca propaganda, solo che quel BDS è una piaga che si diffonde, usata con abilità dai nemici di Israele che non stanno lì a farsi tante domande se BDS va catalogato come propaganda oppure public diplomacy, concetto del quale non conoscono neppure il significato. Noi, che invece siamo colti, sempre attenti a non infrangere la correttezza democratica che ci vuole più dalla parte degli altri che non dalla nostra, non siamo, nell’attesa, nemmeno più capaci di avvistarne altre di parole, anche se sono lì in fila, pronte a cascarci addosso.
Una di queste è genocidio, nessuno alzi il sopraciglio, ripeto genocidio, da attribuirsi alla public diplomacy palestinese che la usa senza ritegno. Infatti, che cos’è se non istigazione all’odio razziale e al genocidio, l’insieme della propaganda palestinese nei confronti di Israele e degli ebrei ?
Un giovane studioso italiano di diritto internazionale, Giovanni Quer, ha scritto: http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=&sez=350&id=44916
“ La diffusione dell’odio anti-israeliano in Palestina e nel mondo arabo, con espliciti riferimenti all’immaginario antisemita, usa i media e l’insegnamento nelle scuole come maggiori canali di diffusione. Il linguaggio e l’esplicito riferimento al martirio, così come la glorificazione del terrorismo suicida, costituiscono esempi di istigazione al genocidio. I programmi tv e radio che dipingono gli “ebrei” e i “sionisti” come scimmie, maiali, ipocriti, usurpatori, virus e tumori da sradicare, sono sempre accompagnati dalla glorificazione dei martiri e dalla “retorica della resistenza”.
Quer sottolinea poi la continuità fra espressioni come “ prendere le armi”, “impugnare la spada”, “unirsi al Jihad”, “liberare la Palestina”, “conquistare/liberare al-Quds” con “l’istigazione al genocidio, tenendo conto dell’ideologia stragista islamica e dei progetti politici pubblicamente esposti e illustrati anche nella Carta costitutiva di Hamas”.
Come chiamare le minacce di Ahmadinejad se non progetto di genocidio annunciato ? Un progetto che l’Occidente sta largamente sottovalutando, a furia di affermazioni quali “ Israele uccide i bambini”, “Israele fa pulizia etnica”, “Israele compie un lento genocidio”, come ci ricorda ancora Quer nell’analisi citata.
E noi stiamo qui a gingillarci con le definizioni, quando ci sono battaglie legali da condurre, che richiedono chiarezza di propositi, unione di forze a livello internazionale, impegno e, perché no, coraggio.

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