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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Berlino-Auschwitz: due luoghi della Memoria 21/06/2012

Riportiamo da SHALOM n°6 di giugno, a pag. 28, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "I giovani e i luoghi della Memoria ".


Angelo Pezzana, memoriale della Shoah a Berlino e padiglione italiano ad Auschwitz

Sono due luoghi della memoria della Shoah, uno a Berlino, l’altro ad Auschwitz,  apparentemente legati dal solo ricordo dello sterminio. In realtà, il monumento che l’architetto Peter Eisenmann ha costruito nella nella capitale tedesca e il padiglione italiano che ricorda la deportazione  e l’eliminazione degli ebrei italiani in quel che resta del campo di Auschwitz, ha fra loro un stretto legame rappresentato da una polemica neanche troppo sotterranea.

Entrambi i luoghi hanno suscitato reazioni negative fra coloro che vedono nelle visite organizzate l’aspetto ludico-turistico. Nel monumento accanto alla Porta di Brandeburgo, aperto ai visitatori giorno e notte, arrivando da Ebertstrasse ci si trova dinnanzi ad una grande piazza completamente ricolma di 2711 blocchi rettangolari di calcestruzzo, di differenti dimensioni, sistemati a griglia in modo da ricordare le pietre tombali dei cimiteri. Quando fu inaugurato nel 2005, su molti giornali esplosero le polemiche perché nei pomeriggi di sole, quei blocchi – ma sarebbe più giusto dire quelle tombe – diventavano giacigli per molti giovani che prendevano il sole, chiacchierando, ridendo, scambiandosi effusioni. Ma come, fu la reazione di quelli che vi vedevano unicamente la riproduzione di un cimitero, quindi un luogo da rispettare, venerare, con l'esclusione di qualunque altro sentimento. A difendere la scelta di quei giovani, e a mantenere quel carattere misto alla piazza – da un lato il dolore per quanto vi era ricordato, insieme però alla gioia per la vita che continuava malgrado tutto – fu lo stesso Eisenmann, che difese quei comportamenti. “ Quando pensai a quei blocchi, disegnandoli in quel modo, è vero che furono le tombe che mai accolsero i corpi degli ebrei sterminati ad ispirarmi il monumento, ma vedere che attraggono anche espressioni di gioia, di vita, mi rende soddisfatto per aver realizzato un’opera non fine a se stessa, quei giovani dicono, magari senza averci pensato su, che l’obiettivo di chi voleva sterminarci è fallito.
Per questo,oggi, chi arriva davanti a quei blocchi spettrali, resi vitali dai giovani che ne prendono possesso, non può fare a meno di pensare alla sconfitta del Reich millenario, senza per questo ignorare i crimini che ha commesso.

Lo stesso avviene nei confronti dei cosidetti ‘treni della memoria’, che trasportano le scolaresche, insegnanti e studenti, a visitare il campo di sterminio più conosciuto, Auschwitz-Birkenau. Lettere indignate arrivano puntualmente ai giornali nelle quali con piglio moralistico viene sottolineata l’atmosfera ‘allegra’, ‘gioiosa’ degli studenti, i quali, durante il viaggio, non perderebbero occasioni per ‘divertirsi’. Ne consegue la valutazione negativa sull’intero viaggio, come se la spensieratezza di quei quindici,sedicenni, fosse continuata anche dopo essere passati sotto alla lugubre insegna “ Arbeit Macht Frei”all’ingresso del campo. Cosa che, naturalmente non avviene mai, la gioia di vivere un’esperienza fuori dal comune registra poi la serietà verso ciò vedranno, un ricordo che rimarrà incancellabile nella loro memoria. Ma questo aspetto, vero quanto la gioia dello stare insieme, viene di solito ignorato. “Meglio lasciarli a casa, quei ragazzi”, dicono quei moralisti, e chissà che dietro alla loro raccomandazione non ci sia un retro pensiero del tipo “dimentichiamo, che è meglio”.

Un'aggiunta di plolemica a chiusura. Chi è stato ad Auschwitz quest’anno, avrà trovato chiuso l’edificio che ospitava il padiglione italiano che ricordava deportazione e uccisione degli ebrei italiani. La chiusura non è però dipesa da una decisione italiana.l’ordine ‘si cambia’ è arrivato da una legge approvata di recente dal governo polacco. Una legge che vieta in termini di rigore assoluto, con pesanti sanzioni, qualunque manifestazione di propaganda in favore dell’Urss e del comunismo. Chi conosce anche solo marginalmente il giogo comunista sulla Polonia ,dopo la distruzione nazista,e i paesi dell'Europa ndell'Est, può capire il perché di questa decisione. Va da sé che il padiglione italiano di Auschwitz, per i criteri con i quali era stato configurato ( era soprattutto una rappresentazione dell’Unione Sovietica che aveva riaperto le porte del campo, illustrato con l’esaltazione dell’Urss e del Pci, insieme ad Anpi, e sindacato, con la quasi totale assenza di riferimento alla deportazione degli ebrei italiani)  è entrato di diritto in quel divieto. Speriamo che chi ha la responsabilità della sua ristrutturazione terrà in maggior considerazione la storia invece dell’ideologia.


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