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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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La sconfitta del giudice Marcus 14/08/2011

La sconfitta del giudice Marcus
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana


il giudice sconfitto, il padre felice

Immigrato in Israele nel 1978 dall’Inghilterra, Philip Marcus viene nominato giudice al Tribunale per la famiglia nel 1995. la sua nomina doveva scadere fra dieci anni, nel 2021, ma il giudice Philip Marcus ha dato le dimissioni, anche se due anni fa era candidato per una promozione al Tribunale distrettuale di Gerusalemme. Una decisione non comune la sua, che però ha una spiegazione nel suo comportamento. Autore di sentenze molto criticate, per la loro insensibilità e ignoranza del vivere civile, è inciampato in quella che lo ha convinto che giudicare il prossimo non era per lui la professione giusta.

L’accaduto potrebbe rientrare in un normale fatto di cronaca, o di malcostume giudiziario. Lo riprendiamo invece, perché aiuta a capire come funziona in Israele la difesa dei diritti umani e civili, in uno Stato che ogni tanto viene definito teocratico da chi preferisce coltivare i propri pregiudizi piuttosto che conoscere la realtà. Eccola, dunque, la teocrazia israeliana in funzione.

Dan Goldberg ha avuto in India due gemelli, dopo un accordo con una donna che aveva accettato di prestare il proprio utero per una inseminazione artificiale con lo sperma del padre. Per poterli portare con sé in patria, Goldberg aveva bisogno di un documento legale del tribunale israeliano che autorizzasse la verifica del Dna,  a dimostrazione che era veramente il padre biologico dei bambini.

La pratica era nelle mani del giudice Marcus, il quale affermò che non aveva il potere legale di emettere quel documento, anche se molti giudici, con il suo stesso incarico, ne avevano emessi a decine senza sollevare problemi di alcuna natura, anche perchè quel test è un prerequisito indispensabile per la naturalizzazione in Israele dei piccoli. Marcus aggiunse che lo Stato ha il dovere di verificare che il padre non sia un pedofilo o un serial killer, avendo in più l’obbligo di far crescere i bambini quali ‘cittadini produttivi’.

Dan Goldberg ricorse immediatamente, ma dovette aspettare due mesi in India prima della seconda sentenza, mentre i suoi figli erano privi di cittadinanza e di assicurazione sanitaria.

I gruppi gay in Israele accusarono Marcus di discriminazione basata sull’orientamento sessuale, mentre on Ombudsman definì le dichiarazioni di Marcus “ non necessarie, offensive e inappropriate”.

Philip Marcus soffre sicuramente di omofobia, una malattia di non facile guarigione, ma non potrà più praticarla in quanto giudice. Se è arrivato a dimettersi dieci anni prima della scadenza del mandato, deve essersi reso conto che nella società nella quale aveva deciso di vivere nel lontano 1978 non era quella che lui si era immaginato. Un padre gay non è un pedofilo né un serial killer, e i suoi bambini possono crescere con lui in una famiglia che la società e le leggi israeliane giudicano del tutto normale.


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