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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Quel 20% che non deve crescere 13/01/2011

Riportiamo da SHALOM di gennaio, a pag. 14, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "Quel 20% che non deve crescere".


Angelo Pezzana

Mi ha molto colpito l’eco che ha avuto sui giornali italiani la lettera di quei cinquanta rabbini israeliani nella quale si invitava a non vendere o affittare case ai ‘non ebrei’. La cosa mi aveva subito insospettito, quel ‘non ebrei’ era una etichetta troppo ambigua per essere praticabile in un paese che ospita un numero sicuramente molto alto di stranieri che vi abitano in maniera saltuaria o anche permanente. Diplomatici, aziende multinazionali, corrispondenti di giornali e Tv stranieri, tutti da espellere ? Prima ancora che un atto inqualificabile quella lettera, descritta in quesi termini, mi era sembrata una idiozia di nessun impatto su una società moderna e democratica come quella israeliana. La notizia è stata poi agggiornata, nel senso che l’estensore del testo, il rabbino capo di Zfat, ha poi spiegato che il destinatario vero dell’invito non erano i ‘non ebrei’, ma piuttosto gli arabi, visto che da qualche anno è in atto una politica di investimenti immobiliari in Israele da parte di società palestinesi, operanti sia nei territori che all’interno dello Stato, le cui sedi sono in genere negli Stati Uniti e in Arabia Saudita. Anche se messa in questi termini, la notizia non è meno grave, tanto da essere stata immediatamente respinta al mittente da Bibi Netanyahu in persona, per significare che mai e poi mai il governo israeliano avrebbe posto in discussione una proposta del genere. La storia sarebbe finita lì, se su Israele non fossero piovute addosso dal mondo intero accuse di razzismo, come se quella richiesta, firmata da cinquanta cittadini, fosse rappresentativa dell’intera società. Nulla di nuovo, si dirà, ogni pretesto è buono per attirare sullo Stato ebraico elementi utili a delegittimarlo di fronte ai severi occhi democratici dell’Occidente. Occhi severi a senso unico, perchè, come ha notato Ugo Volli su Informazione Corretta, nella maggior parte degli stati arabi/musulmani vale la regola dello ‘judenrein’, dove agli ebrei non solo non è concesso comprare o avere una casa in affitto, ma non gli è consentito nemmeno entrare, valga per tutti l’esempio dell’Arabia Saudita. Questa però è una non-notizia per i nostri giornali, che si guardano bene dallo scriverne. Ma, dirà qualcuno, Israele è un paese democratico, mentre quelli non lo sono, non possiamo applicare i nostri standard di valutazione a paesi governati da leggi medievali e da regimi autoritari e sovente dittatoriali. Mentre abbiamo il diritto di prentenderlo da Israele. Il ragionamento potrebbe essere valido se Israele confinasse con Svizzera, Francia, Spagna o qualche altro paese europeo, mentre sappiamo che così non è. Se con Egitto e Giordania il reciproco riconoscimento ha portato la pace, magari fredda, come viene definita, ma pur sempre pace, lo stesso non si può dire con gli altri stati della regione, sempre in guerra, sempre nell’attesa di poter riprendere le armi per eliminare lo Stato ebraico dalle carte geografiche, come da anni sostiene Ahmadinejad, che però non è il solo. Tra il Libano con Hezbollah, Gaza con Hamas, la Siria, dai legami con Iran e Turchia sempre più stretti, Israele si trova circondato da nemici che non attendono altro che l’occasione per scatenare una nuova guerra. In una situazione così minacciosa va inserito il mai risolto problema palestinese, la cui mancata risoluzione i governi occidentali continuano ad attribuire a Israele, incapaci di valutarlo invece in un contesto regionale. Se riuscissero ad inquadrarlo in una visione più generale, allora capirebbero come per Israele il mantenimento di una forte maggioranza ebraica nello stato sia condizione essenziale per la sua sopravvivenza. Lo sarebbe per qualunque altro stato che avesse una crescita incontrollata di una minoranza al suo interno, ma ciò che è facilmente comprensibile per altri, non lo è se si tratta di Israele. Se vuole rimanere uno Stato ebraico e democratico la minoranza araba della popolazione non deve superare il numero attuale, cioè circa il 20%. Quindi la separazione dai territori, secondo un accordo condiviso che però non arriva, per la ben nota speranza dei palestinesi che il tempo lavori per loro, e che la soluzione arriverà per altre vie. Per questo Israele ha la necessità, il dovere assoluto, di mantenere la sua natura di Stato ebraico e democratco, lo Judeenstaat di Theodor Herzl, lo Stato degli ebrei, che per il solo fatto di esistere ha ridato dignità e speranza agli ebrei della diaspora. In questa prospettiva, il controllo della popolazione araba entro i confini dello Stato, è un obbligo per ogni governo che abbia a cuore il futuro dello Stato, non importa da quali partiti sia formato. Il controllo sulla vendita/affitto immobiliare rientra pienamente in questo diritto/dovere. Poteva essere detto in maniera diversa, ovvero poteva anche non essere esplicito. Invece lo è stato, senza purtroppo una analisi seria del problema, altrimenti se ne sarebbe  potuta dare una lettura persino positiva, aldilà delle accuse di chi si rifuita di capire le ragioni di Israele. Qel 20% non va superato, deve essere chiaro, comunque lo si voglia formulare.


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