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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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La guerra dell'informazione 19/11/2010

Da SHALOM, novembre 2010, a pag.13, con il titolo " Quell'unica maledetta immagine che rovina la realtà", Angelo Pezzana richiama la necessità, non più derogabile, per Israele di dotarsi di strumenti in linea con la comunicazione contemporanea.
Ecco l'articolo:

Il nome di Ashton Kutcher credo sia sconosciuto ai più nel nostro paese, pur essendo sposato, e quindi spesso fotografato, con la famosissima attrice Demi Moore. Negli Usa è stato invece inserito dal settimanale Time fra le 100 persone più influenti al mondo nel campo della comunicazione, è così famoso da avere quasi sei milioni di fedeli contatti su Twitter. Per questi suoi meriti è stato invitato lo scorso ottobre in Israele dalla Bezeq Expo a Tel Aviv, la più importante fiera riguardante la comunicazione e l’ innovazione - l’argomento era infatti “ la comunicazione in un mondo multidimensionale”- perchè raccontasse quali nuove forme di comunicazione lo Stato ebraico deve usare per promuovere la sua immagine nel mondo. Le sue prime parole, quando è salito sul palco e ha preso in mano il microfono, sono state un avvertimento: una campagna generica, che vada bene in tutto il mondo, non funziona, prima occorre stabilire gli obiettivi, poi chi si vuole raggiungere e quale messaggio inviare. Quando ho letto questa notizia ho sperato che dopo Bezeq, il colosso delle telecomunicazioni, a Kutcher arrivasse un invito da Gerusalemme, magari dai dintorni del Ministero degli Esteri, da coloro che hanno in mano anche il destino dell’immagine di Israele nel mondo. Kutcher è un grande ammiratore di Israele, ne conosce la gente, le capacità e le conquiste lo affascinano, così come la sua gioventù, con un livello di preparazione eccezionale, per non dire dell’eccellenza della ricerca, che pone lo Stato ebraico in cima alla lista dei paesi più avanzati del mondo. Peccato che sia maledettamente complicato farlo sapere, raggiundere la pubblica opinione internazionale, alla quale arriva per il 90% un’unica immagine di Israele, quella che riguarda il conflitto arabo-israeliano. Tutta l’altra, straordinaria realtà di Israele, sembra non interessare. Solo il conflitto, il quale viene presentato secondo lo stile che ormai conosciamo, influenzato dalla propaganda araba, che è stata in questi quarant’anni così abile, da trasformare gli avvenimenti in una maniera costantemente capovolta, riuscendo a catturare il favore di gran parte del mondo della comunicazione. E’ vero che il terreno sul quale si è radicata la disinformazione era già concimato da almeno duemila anni di antigiudaismo cristiano, con l’aggiunta dell’antisemitismo nei due secoli passati, ma questa sola spiegazione non deve bastare, pur essendo il punto di partenza. Israele deve fare propri i moderni mezzi comunicazione, non solo per affermare, come ha sostenuto Kutcher, i molti aspetti delle sue realtà scientifiche, culturali, tecnologiche, allo scopo di trasmetterle in giro per il mondo, ma deve altresì provvedere ad un totale aggiornamento del concetto stesso di Hasbarà, che vuol dire sì ‘spiegazione’, ma che deve avere dei tempi di intervento così immediati, da assumere un significato del tutto nuovo. Intanto non deve più essere una risposta ad un fatto già avvenuto, o almeno non solo, ma deve intervenire per modificare la narrativa del nemico dopo averne valutato con attenzione il contenuto. Se finalmente si è identificato nella deligittimazione delle ragioni di Israele il piano di guerra nel campo della comunicazione, allora è indispensabile che Israele si doti di strumenti di intervento adatti a combattere un avversario che ormai ha conquistato ampi margini di terreno in ogni aspetto della realtà sociale. Dal boicottaggio culturale a quello dei prodotti made in Israel, dalle risoluzioni degli organismi internazionali, tutte puntate alla criminizzazione di Israele, alle iniziative diplomatiche dei paesi occidentali, che sembrano aver perduto ogni capacità critica nei confronti degli stati arabi e musulmani, preoccupati come sono a vedere in Israele il solo responsabile se la soluzione del problema palestinese è ancora di là da venire. Si aggiunge ora, e con modi molto preoccupanti, il Vaticano, con quel festival delle menzogne chiamato anche Sinodo mediorientale, con il quale la chiesa cattolica è arrivata a negare l’ebraicità di Gerusalemme, che è come dire dello Stato ebraico nella sua interezza. Difficile combattere contro chi ci odia, ma agire contro la disinformazione è ancora possibile, soprattutto fra i giovani che, come sappiamo, seguono canali di informazione del tutto innovativi rispetto a quelli tradizionali. Fra loro, l’odio e la menzogna non hanno ancora messo radici, ragionano in base a quanto sentono e vedono, e poi, in misura minore, leggono. Ecco dunque la lezione di Ashton Kutcher, è urgente approppriarsi di tutti quei mezzi che ormai conosciamo, internet, facebook, twitter, e tutto quell’insieme mediatico che ci permettere di raggiungere milioni di persone prima che la menzogna offuschi i loro cervelli e i loro cuori. E’ compito di ognuno di noi, ma principalmente di chi porta le massime responsabilità. Quando potremo vedere una al Jazeera israeliana, visibile in tutto il mondo ? Davvero è così impossible realizzarla ?
Angelo Pezzana


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