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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Tony Judt, biografia di un odiatore 10/08/2010

INFORMAZIONE CORRETTA - Angelo Pezzana : " Tony Judt, biografia di un odiatore "


Tony Judt

Più che per i suoi libri, largamente incentrati sulla storia francese, Tony Judt era conosciuto in Italia come polemista anti americano e nemico dichiarato di Israele, essendo la parola 'critico' del tutto insufficiente a definirne la virulenza priva di mezze misure. L'essere poi anche ebreo, rendeva le sue tesi ancora più discutibili. E' morto a 62 anni a New York, dove insegnava alla NY University, a causa del morbo di Gehrig. Come altri intellettuali ebrei, Judt era affetto da un altro morbo, non mortale, ma egualmente devastante, l'antisionismo, che,si sa, è parente strettissimo dell'antisemitismo, che l'aveva portato su posizioni che è corretto definire di odio estremo, non solo verso Israele ma anche nei confronti dell'ebraismo in generale. Negava allo Stato ebraico il diritto di rappresentare gli ebrei di tutto il mondo, dimenticando che la tragedia immane della Shoah è stata possibile perchè Israele non esisteva ancora come Stato, con gli ebrei d'Europa di fatto prigionieri dei paesi nei quali vivevano. Ignora che gli ebrei, nella loro storia bimillenaria, sono sempre stati un facile capro espiatorio perchè senza potere e quindi senza difesa.

Che Israele abbia cancellato questa condizione di debolezza, sembra non contare nulla per Judt, che  vede invece nel sionismo il responsabile della rinascita dell'antisemitismo.

Curioso, per un esperto come lui di storia francese, non avere capito nulla dell'affare Dreyfus, un esempio classico di come un ebreo assimilato, per di più nel paese simbolo dell'emancipazione ebraica, possa trovarsi, innocente, condannato per un reato che non ha commesso.

Le grida morte agli ebrei, che colpirono l'intelligenza e la sensibilità di Theodor Herzl, non avrebbero certo suscitato indignazione in Tony Judt, che vi avrebbe visto invece i segni di una colpevolezza connaturata all'essere ebreo di Dreyfus, se veniva condannato qualcosa doveva sicuramente aver commesso.

Non lo interessavano nemmeno le condizioni di vita delle minoranze nei paesi islamici, tutte le minoranze, non solo gli ebrei, fu cieco persino di fronte al negazionismo di Ahmadinejad, che, scrisse, andava visto in 'maniera corroborante', quindi non totalmente negativo. Una tesi che non stupisce, se paragonata a 'quando la miglior difesa di Israele è Auschwitz, allora è meglio dire che Auschwitz non è mai esistito', come ebbe a scrivere dopo le polemiche suscitate dal libro ' L'industria dell'Olocausto', di Norman Finkelstein, un altro che dell'odio contro Israele ha fatto una professione. Per Judt la nascita di Israele non ha risolto la questione ebraica, l'ha aggravata,  come sostiene anche Noam Chomsky, che condivide con lui la delegittimazione dello Stato ebraico, che entrambi definiscono nazista, o come Richard Cohen, che sul Washington Post si è chiesto 'perchè Israele debba esitere'. “

Che Israele sia rinato come Stato laico, su un progetto politico democratico, contrapposto a qualunque ideologia imperialista o fideista, come ha scritto lo storico americano Paul Berman, per questi intellettuali, tutti di provenienza marxista, vale la condanna del sionismo emessa dalla sinistra, che lo assimilava a imperialismo e razzismo. Una posizione non dissimile da quella dei gruppi ortodossi che, sul piano religioso, si erano sempre opposti al sionismo, sin dai tempi di Herzl, perchè Israele poteva essere rifondata soltanto con l'arrivo del Messia.

Karl Kraus scriveva più di 100 anni fa che ' gli ebrei devono scomparire, l'assimilazione è insufficiente', anticipando le teorie moderne espresse dagli intellettuali ebrei colpiti dal morbo dell'odio verso se stessi in quanto ebrei. Lottano contro la loro identità, e per non essere etichettati come antisemiti e rivolgono su Israele tutte le accuse che un tempo venivano attribuite agli ebrei. Israele è colpevole sempre, a prescindere, come lo erano gli ebrei, se Immanuel Kant, non ancora Hitler, scrisse 'gli ebrei non la nostra disgrazia', come si può leggere in grandi caratteri nel Museo ebraico di Berlino.

Ci sono ebrei infaticabili nel loro zelo diffamatorio, come li chiama Cynthia Ozick. Tony Judt era uno di questi.


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