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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Dalla Siria Napolitano critica gli insediamenti, non i terroristi 19/03/2010

LIBERO - Angelo Pezzana : " Dalla Siria Napolitano critica gli insediamenti, non i terroristi "

Mentre si sta ricomponendo la querelle Israele-Usa, smentendo così quanti applaudivano - e si auguravano - una impossibile rottura, il Presidente Napolitano, in visita ufficiale in Siria, invece di ricorrere alle dichiarazioni di prammatica, d'uso in queste circostanze, ha ritenuto necessario esprimere la sua preoccupazione per la decisione del governo israeliano di proseguire la costruzione di nuove abitazioni a Gerusalemme, individuando in questa scelta il pericolo più grave per la ripresa dei colloqui di pace. Bene, caro Presidente, staremo attenti quando ella si recherà in visita in Israele, un viaggio già annunciato, vedremo se manifesterà  parlando con Peres o Netanyahu le stesse preoccupazioni nei confronti della Siria, che, come le avranno detto i suoi consiglieri diplomatici, è nota per essere il punto di passaggio delle armi che dall'Iran finiscono a rinforzare Hezbollah e Hamas, che non si possono certo definire due pilastri del dialogo mediorientale, senza dimenticare il Libano,ormai definitivamente colonia siriana, dopo che il suo presidente è andato a Damasco a baciare la pantofola di Assad che con tanta cordialità la ospita in questi giorni. Le dedico perciò queste mie osservazioni su come funziona la propaganda arabo-palestinese, augurandomi che siano di suo interesse, anche se contribuiranno ad aumentare le sue preoccupazioni.

Una macchina da guerra efficiente che produce ottimi risultati. Le tecniche della propaganda palestinese sono ormai un’arma così efficace nella battaglia per deligittimare lo Stato ebraico, che è su quel versante che Israele rischia di essere sconfitto. Dietro la programmazione del terrore, che sitematicamente invade le pagine dei giornali di tutto il mondo, c’è una regia degna della più raffinata agenzia pubblicitaria. Inventare una menzogna che sappia emozionare l’opinione pubblica occidentale, fino al punto da essere considerata una verità, è il risultato. Una volta stampata, o comunicata dalle immagini televisive, entrerà nelle nostre menti e non la sradicherà più nessuno. Succede periodicamente in Medio Oriente, ogni volta che falliscono i tentativi di distruggere militarmente Israele, interviene un fatto, che verrà chiamato esplosivo, a convincere noi poveri ingenui creduloni, che in fondo gli ebrei sanno soltanto cercarsela, e quindi ben gli sta. 

Era già successo il 28 settembre 2000, ricordate ?, con quella che passò alla storia come la “passeggiata di Sharon sulla spianata delle moschee”, e come tale è rimasta nell’immaginario collettivo mondiale come la causa della seconda intifada. Come aveva osato, il falco per eccellenza, calpestare il sacro suolo islamico ? Come per miracolo, la guerriglia, benedetta  e giustificata da un gesto clamoroso, e in più facile da comunicare, ebbe inizio. La realtà era un’altra, ovviamente. Sharon si era recato sul Monte del Tempio (un nome che non gode di popolarità fra i nostri cronisti, preferendogli quello arabo di Spianata delle Moschee) dopo averne concordato la visita con le autorità musulmane, che non solo non avevano avuto nulla da dire, ma che avevano pure ringraziato per la cortesia dimostrata per il modo con il quale era stata fatta la richiesta. Ad organizzare la versione “esplosiva” era stato quella canaglia di Arafat, quel gran furbone, che in tutta la sua purtroppo lunga carriera è sempre riuscito a manipolare con abilità i mezzi di informazione occidentali. Che quella sia stata l’occasione per la seconda intifada era una menzogna, ma lo si seppe solo più tardi, grazie ad un video che riprendeva il comizio di un caporione di al Fatah, nel quale dichiarava apertamente, per non vedersi sottratto il merito della rivolta,  che tutto era pronto già da tempo, molto prima che Arafat rientrasse dall’incontro americano dove aveva respinto l’offerta di uno Stato palestinese sul 97% del territorio  richiesto e con Gerusalemme est capitale. Invece di dedurne che l’obiettivo vero era la conquista di Israele, vanificato se nasceva in quel modo lo Stato palestinese, l’opinione pubblica mondiale bevve senza fiatare la storia della passeggiata di Sharon, non Arafat, ma lui era il responsabile della rinascita del terrorismo. Che veniva così non solo giustificato, ma esaltato grazie alla diffusione di servizi fotografici, in gran parte realizzati da vere e proprie agenzie pubblicitarie palestinesi con sede a Beirut, per dimostrare la “brutalità” di Tzahal, l’esercito di difesa israeliano.

La storia, anzi la bufala, si è ripetuta in questi giorni, e i giornali, tanti,troppi, ci sono cascati un’altra volta. La storia della riapertura della sinagoga Hurva, come ha spiegato bene l’altro giorno Carlo Panella su Libero, non c’entra nulla con le moschee sopra il Monte del Tempio, ma si è dimostrata un superbo veicolo pubblicitario. Pochi conoscono Israele, e a chi non ci è mai stato, gli si può raccontare tutto e il suo contrario. Poi si inondano le agenzie fotografiche con le solite immagini dei “ragazzi” palestinesi che lanciano sassi - la parola magica è “sassaiola”- e la pagina dei giornali del giorno successivo è pronta per essere stampata, sotto un titolo che inevitabilmente si richiamerà alla Terza Intifada e alla "giornata della collera", l'altra invenzione lessicale di questi giorni.  Realizzando così i desideri di Hamas, che con missili e bazooka, finora non gli era riuscito di farla partire. Trovate le parole giuste - Netanyahu vuole ebraizzare Gerusalemme - il grido di guerra era confezionato La terza intifada, che non è mai iniziata, sui nostri giornali era diventata realtà. 


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