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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Quando Obama copia Bruno 17/08/2009

 Sacha Baron Cohen

In Italia il film non è ancora arrivato, mentre in Israele l´ultima fatica del regista americano Sacha Baron Cohen sta già diventando oggetto di citazioni, e non nelle pagine degli spettacoli, nelle quali è stato accolto tiepidamente, ma in quelle delle analisi politiche. Sarà bene accennare alla trama per capirne il percorso. Bruno - rigorosamente con l´umlaut sulla u - è un giornalista viennese gay, esperto di moda (poteva essere diversamente ?), che andando in giro per il mondo prova a combattere l´omofobia convinto che, con la sua scomparsa, anche i rapporti umani troveranno una loro giusta sistemazione. Il dialogo è colmo di doppi sensi, non solo a sfondo sessuale - per questo sono sufficienti alcune scene - con l´uso dell´intervista quale strumento fortemente ironico. Una volta detto che ce n´è per tutti, veniamo alla scena che ha colpito questa parte del globo. Baron Cohen riunisce intorno a un tavolo un israeliano e un palestinese, entrambi serissimi nella loro parte, mentre lui si piazza tra loro, parla sempre lui, con i due sembrano eseguire, soprattutto manualmente, le sue direttive. Come un adulto fa con due bambini birichini, dopo che se le sono date di santa ragione, l´adulto Baron Cohen prende le mani di entrambi e fa in modo che l´uno sfiori, accarezzi il volto dell´altro, vedete, dice SBC, com´è facile, ci si fa la cara e niente più dispetti. La scena, come le altre nel film, è breve, non si fa a tempo a sorridere per una storia che si è già dentro a un´altra, ma i due hanno evidentemente colpito la fantasia di alcuni editorialisti, che hanno subito attribuito la tecnica di Bruno (con l´umlaut) a Barack Obama, come ha fatto prima di ferragosto Gil Troy sul Jerusalem Post. Centrando in pieno l´obiettivo, perchè le gaffes del presidente americano, nell´approccio al conflitto israelo-palestinese, non solo rivelano la mancanza di un qualsivoglia progetto che non ricalchi altri in precedenza falliti, ma rischia di rovesciare manciate di ridicolo sull´intera vicenda. Che è e rimane seria, oltre che tragica, se ci si sofferma su quanto avviene oltre i confini di Israele. Sembra che la storia del secolo scorso, dalla Dichiarazione Balfour in poi, sia stata concellata per essere sostituita da un´altra, che non tiene conto del fatto che se il conflitto è ancora lontano dall´essere risolto, questo è dovuto esclusivamente dal rifiuto arabo all´esistenza di Israele, con le guerre degli stati confinanti prima, con il terrorismo Plo-Hamas-Hezbollah poi. Non ha destato scandalo l´affermazione di Abu Mazen che non riconoscerà mai Israele come stato ebraico, una frase che è entrata nei resoconti di quel congresso-farsa di Betlemme dell´Anp, senza che nessuno dei nostri abituali commentatori, adusi a spaccare in quattro il comportamento di Israele, sentisse il dovere di esprimere la propria opinione in merito. Il risultato che Obama si troverà ad avere fra le mani sarà ancora peggiore di quello dei suoi predecessori, perchè il mondo arabo, di fronte al progressivo abbandono delle ragioni di Israele da parte della Casa Bianca, avranno buon gioco ad alzare la posta, come dimostrano le tesi uscite dal congresso dell´Anp. Equiparare israeliani e palestinesi è non solo immorale, ma diventa controproducente ai fini di una soluzione del conflitto, che gli arabi non hanno alcun interesse a concludere, soprattutto adesso , visto il vento che spira da Washington. Israeliani e palestini non sono due discoli ai quali vanno insegnate le buone maniere, se Obama ci crede veramente, allora può tenere a casa i suoi inviati e rivolgersi direttamente a Sacha Baron Cohen, risparmierà altre brutte figure, delegandole tutte a Bruno (con l´umlaut). Sempre che il geniale SBC ci stia.

Angelo Pezzana


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