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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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L'attentato alla sede del movimento gay a Tel Aviv: Israele si interroga 08/08/2009

ci sarà anche Shimon Peres alla dimostrazione di sabato sera a Tel Aviv.

L'attentato alla sede del movimento gay a Tel Aviv di sabato scorso 1° agosto, continua, dopo quasi una settimana, a tenere banco sui giornali israeliani. Ieri, venerdì, su Haaretz,era in prima pagina, con l'immagine di Bibi Netanyahu in visita di solidarietà al centro, mentre le notizie della convention palestinese a Betlemme erano relegate in poche colonne in seconda. L'uccisione di due ragazzi e il ferimento di altri, è stato vissuto in Israele come uno shock, la rivelazione che anche in un paese che viene considerato universalmente fra i più avanzati in quanto a rispetto dei diritti degli omosessuali, un atto di violenza criminale è possibile. E adesso i media, le istituzioni, anche quelle religiose, si chiedono come sia potuto accadere. L'assassino, mentre scriviamo, non è ancora stato catturato, è quindi difficile valutare il motivo del suo gesto,qual è stata l'intenzione che l'ha portato alla decisione di fare una strage, uccidendo a caso chiunque si fosse trovato davanti. Questo delitto ha investito Israele nel profondo,e la condanna è arrivata anche dai settori più ortodossi, oltre che da tutte le forze politiche, governo in testa, ma questo non basta, ora la gente qui si sta chiedendo chi ha armato la mano dell'assassino. Perchè è vero che in Israele la comunità gay è totalmente integrata, che gode di diritti impensabili persino in altre democrazie occidentali, ricordo quanto scalpore ha destato l'iniziativa del governo un paio di mesi fa di invitare esponenti gay da tutto il mondo a Tel Aviv, durante le celebrazioni dei 100 anni dalla fondazione, per far toccare con mano quanto la società israeliana sia aperta nei confronti degli omosessuali. Tutto vero, ma proprio per questo diventa urgente capire da quale (in)cultura di odio l'attentato ha potuto compiersi. Il dito è stato subito puntato contro quella parte della società che per comodità di linguaggio definiamo ultraortodossa, così come in parlamento ci sono due partiti religiosi. L'integralismo che li distingue non è rivolto solo agli omosessuali, la società che prefigurano è quella chiusa dentro l'ortodossia religiosa, che combatte la modernità, a volte esprime persino posizioni antisioniste, ma è sbagliato definire questo campo con la parola religioso, si rischia di fare un fascio unico di posizioni lontane fra loro, essendo i religiosi, riformati o conservatori, lontani dall'estremismo degli haredim, fanatici, che arrivarono addirittura, nelle giornate del Gay Pride del 2005, a tappezzare Gerusaslemme di manifesti, sui quali era annunciata una ricompensa di 4000 € per chiunque avesse causato la morte di qualcuno dei manifestanti, chiamati " cittadini di Sodoma e Gomorra". Invece del morto, ci furono un paio di accoltellamenti, niente di serio, ma il segnale era stato evidentemente ricevuto. Va però detto subito che le istituzioni, forze di polizia in testa, hanno sempre tenuto un comportamento più che corretto, vorrei dire persino solidale, ma con altrettanta chiarezza si deve dire che gli amministratori, come i legislatori, provenienti dai settori ultraortodossi, rappresentano oggi in Israele un grande problema, per molti, in una prospettiva presente e futura persino più minaccioso del terrorismo o dei rapporti con gli arabi. E' l'intera società democratica e moderna che vogliono sradicare, opponendosi alle riforme che lo Stato ebraico, laico all' 80%, continua a introdurre. Sul numero di ieri di Haaretz è uscito un sondaggio dal quale risulta che il 76% dei laici non ha pregiudizi nei confronti dei gay, mentre fanno riflettere le percentuali di superortodossi 71%, ortodossi 67% e arabi 64%. Questi numeri sono la chiave per capire in quali ambienti può nascere quell'odio che poi sfocia nel crimine. Ma ciò che distingue una democrazia da uno stato autoritario non è la supposta santità dei suoi cittadini, ma il buon funzionamento della legge. Violenza, criminalità fanno parte di ogni società, in quelle dittatoriali sono elevate a sistema, in quelle democratiche vengono severamente colpite. Da questo punto di vista Israele ha le carte in regola, da Netanyahu in giù, il paese si è dichiarato solidale con la comunità omosessuale. Questa sera, alla fine dello shabbat, ci sarà una grande manifestazione in piazza Rabin a Tel Aviv, perchè è così che reagisce una nazione civile, stringendosi intorno a chi è stato colpito, per riaffermare i valori di rispetto e libertà per tutti. Nessuno escluso. Ci sarò anch'io, per raccontare su IC quanto avrò visto.


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