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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Una lettera rivelatrice dei pregiudizi di un certo cattolicesimo 16/09/2008
 Pubblichiamo un documento inviato al sito Terrasanta.net
E' una lettura interessante, per verificare come un certo cattolicesimo, che ci auguriamo possa essere minoritario, continua a non capire Israele e la storia del popolo ebraico. Segue il nostro commento.

Stimato direttore,
sono un cittadino italiano (cattolico) residente in Israele da 25 anni. Ho avuto la fortuna di studiare la lingua ebraica all'Università di Gerusalemme e ora insegno ebraico biblico sempre a Gerusalemme, cercando di trasmettere ai miei discepoli, oltre all'amore per la grammatica, anche l'amore per il testo sacro scritto in ebraico e per il popolo che fu il primo destinatario del messaggio divino.

Nel mese di gennaio 2008, forse anche sotto l'impulso delle celebrazioni legate alla Giornata della memoria, ho avuto modo di vedere che in Italia molte proposte di studio/ricerca/dialogo fra cristiani ed ebrei. Mi fa piacere e dispiacere allo stesso tempo vedere tutte queste iniziative. Mi fa piacere vedere che nel nostro Paese ci sia una buona sensibilità verso la questione. Mi dispiace che si parli sempre a senso unico. Mi spiego.

Qui in Israele la situazione dei cristiani è ben diversa da quella italiana ed europea. Non c'è nessuna sensibilità da parte ebraica circa il dialogo con i cristiani in terra d'Israele; non esiste un punto di riferimento civile e/o religioso con cui si possa dialogare. A Gerusalemme succede non di rado che ebrei religiosi sputino addosso a cristiani. A me è successo più di una volta. Uno di questi sedicenti ebrei religiosi, colto in flagrante e fermato dalla polizia, si difendeva dicendo: «Ma è solo un cristiano!».

In Europa e in Occidente si continuano a organizzare conferenze sull'antisemitismo dei cristiani, mentre qui gli ebrei, quando ne hanno la possibilità, osteggiano i cristiani... Che intanto continuano a fuggire da Israele senza che nessuno se ne voglia assumere la responsabilità.

Nessuna condanna, per esempio, da parte dei rabbini. Certo, i cristiani sono in gran parte arabi, «gli altri». Ma si tratta comunque di un silenzio colpevole!

Non sarebbe il caso di reimpostare la questione del dialogo e delle sue difficoltà chiamandola in altro modo? Ad esempio l'intolleranza o in­ sensibilità di una mag­gioranza (cristiani in Europa ed ebrei in Israele) verso una minoranza (ebrei in Europa e cristiani in Israele) che tende ad emergere?

Un'altra cosa a mio avviso è grave: l'appartenenza a Israele (religione e Stato) è segnalata sul passaporto! Chi non è ebreo non è cittadino a pieno diritto quando si tratta di cercare un lavoro o una posizione nella società civile... I cristiani sono confinati nei loro quartieri e gli israeliani (di religione ebraica e passaporto israeliano) non si mescolano ad essi. Immaginiamo se, per essere italiani, si dovesse essere cristiani, o peggio cattolici. I non cattolici cosa direbbero? Non urlerebbero (giustamente) tutti i difensori dei diritti umani? Io sono qui da 25 anni, ho fatto i miei studi all'Università ebraica (dove mi sono trovato benissimo), ma non sono cittadino israeliano solo perché sono cristiano.

Per questa ragione trovo a dir poco «aggressive» le affermazioni di «dialoganti ebrei italiani» (anche rabbini) che continuano a sostenere che l'Occidente è antisemita. L'Occidente non è più antisemita oggi di quanto l'attuale Israele non sia anticristiano.

Massimo Pazzini
Gerusalemme

Non conosciamo il sig.Massimo Pazzini, non sappiamo quindi se è un laico di fede cattolica o se invece appartiene a qualche ordine religioso. Non ne fa cenno nella sua lettera. Sappiamo che vive in Israele da 25 anni, che ha studiato con piacere e - riteniamo - con profitto all'Università ebraica di Gerusalemme, e che insegna ebraico biblico. Supponiamo che, oltre a quello biblico, conosca anche quello parlato, e che, dopo 25 anni, abbia stabilito buone conoscenze fra i nativi. Stupisce perciò leggere quanto scrive della realtà israeliana, vale a dire:
1) La situazione dei cristiani in Israele,
    Ci chiediamo dove il sig.Pazzini viva e chi frequenti. Quanto scrive è assolutamente falso. I cristiani nello Stato ebraico godono della più assoluta libertà, aggiungiamo anche il massimo rispetto verso le proprietà immobiliari, come ognuno può verificare dalla cura e dal rispetto verso gli innumerevoli luoghi - non solo santi - di proprietà cattolica. Aggiungiamo che la stessa cura e lo stesso rispetto vengono portati verso tutte le fedi, non solo verso la cattolica. I Bahai, ad esempio, perseguitati in Iran, hanno il loro centro mondiale ad Haifa.  Che qualcuno gli abbia sputato addosso, via, siamo seri, è un fatto talmente personale da non incidere per niente nella valutazione che lui propone come chiave di interpretazione.
2) In Israele gli ebrei osteggiano i cristiani.
   Peccato che Pazzini non ci dica come. Saremmo curiosi di saperlo. Altra menzogna, quella dei cristiani che "fuggono da Israele", forse Pazzini confonde lo  Stato ebraico con gli Stati arabi, nei quali includiamo anche l'Anp. E' da lì che i cristiani fuggono, non da Israele.
3) L'appartenenza di Israele agli ebrei.
   Pazzini sembra ignorare che da sempre gli Stati arabi hanno fatto guerra ad Israele, con la precisa volontà di distruggerne lo Stato e di buttarne a mare i cittadini. Perchè dunque si stupisce se Israele mette in atto tutto quanto è possibile per difendere la sua esistenza ? Quando cittadini arabi-israeliani, con tanto di documenti israeliani  e che vivono a Gerusalemme Est, continuano ad organizzare attentati (questa estate, alla guida dei Bulldozer  hanno fatto strage di passanti nelle strade della capitale), cosa deve fare uno Stato per proteggere i propri cittadini ? Eppure questi criminali non erano venuti da altri paesi, abitavano lì vicino, nella stessa città, erano andati forse nelle stesse scuole, godevano della stessa assistenza sanitaria, dello stesso sitema assicurativo degli altri cittadini ebrei. eppure ....  Ma dove vive Pazzini, dove mai ha visto cristiani " confinati nei loro quartieri" e israeliani  "che non si mescolano ad essi" ?. Per fortuna che si smentisce da solo quando scrive che ha fatto i suoi studi all'Università ebraica, dove, scrive, "si è trovato benissimo" !
4) Non è cittadino israeliano.
   Beh, se non ha ancora capito che quel fazzoletto di terra è tornato ad essere uno Stato per accogliervi gli ebrei, che dopo duemila anni hanno riscoperto che si può vivere liberi, senza pogrom e persecuzioni, caratteristica di quelle società che Pazzini sembra molto apprezzare, allora, egregio signore, lei non capito nulla della storia ebraica. E mi chiedo come mai insista a voler vivere in uno Stato che la tratta così male. Intorno a lei ci sono molti stati arabi, ha solo l'imbarazzo della scelta, perchè non si trasferisce ?
 
Angelo Pezzana

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