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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Prodi oggi in Israele 08/07/2007

Oggi Romano Prodi parte per Israele, dove incontrerà il primo ministro Olmert e il ministro della difesa Barak, mentre domani vedrà a Ramallah Abu Mazen. Un viaggio di soli due giorni, ma denso di contenuti, da quanto si è potuto leggere nell’unica intervista rilasciata a Menachem Gantz, corrispondente del quotidiano israeliano Maariv. Come sempre, il nostro presidente del consiglio non ha fatto nessuna affermazione che consentisse di capire se l’Italia ha qualche progetto serio di intervento nell’area, tenendo conto quali preoccupazioni ci siano in Israele in merito alla imminente arma nucleare iraniana. Con il suo esprimersi da buon parroco di campagna, Prodi ha infilato un argomento dopo l’altro, sostenendo posizioni per poi smentirle con la frase successiva. "Dobbiamo rassicurare Israele che non ci sarà il nucleare militare iraniano", ha affermato, per dire poche righe dopo " Ci vogliono gli ispettori che seguano da vicino le azioni dell’Iran, un controllo esteso e continuativo nei siti nucleari deve accertare che si tratta di uso a scopi civili". Come se in tutti questi anni gli ispettori avessero visitato i siti per diporto. Quando gli viene chiesto se in Europa c’è una reale comprensione che il nucleare iraniano potrebbe significare la distruzione di Israele, Prodi sembra risvegliarsi dall’abituale torpore cantilenante per dire che si deve "rassicurare" Israele. In quale modo ? Ma con il dialogo, no ? " Quando ho incontrato Ahmadinejad ", ha detto Prodi " gli ho raccontato della ragazzina più bella della mia classe a scuola, che era corteggiata da tutti ma a tutti diceva no. Una quindicina di anni fa sono ritornato nella mia città e l’ho ritrovata triste e sola". Non ci stiamo inventando niente, sono le sue esatte parole. Certo, se questo è il livello politico del nostro premier stiamo freschi.  Sempre in nome del " dialogo ",uno degli scopi del viaggio è trattare la questione libanese e quella siriana, come se la soluzione si trovasse a Gerusalemme e non a Beirut e a Damasco. Che i nostri soldati nella missione Unifil corrano dei pericoli non c’è dubbio. Ma per Prodi si tratta di "terrorismo esterno", che non è legato al " circuito palestinese-libanese" perché fa parte del " terrorismo mondiale ". Così la questione, visto che è mondiale, è rinviata ad altre sedi. Generoso nel dare consigli agli altri, Prodi, incontrando giorni fa a Roma il segretario dell’Onu Ban Ki-moon, gli ha proposto di posizionare al confine tra Siria e Libano dei non meglio specificati sorveglianti, senza armi né divisa. Ma, dice Prodi sconsolato, i francesi l’hanno bocciata. Il cuore di Prodi batte anche per i soldati israeliani rapiti, ma il problema " va trattato come un insieme nel contesto palestinese, devono essere liberati 250 palestinesi dalle carceri israeliane", equiparando il rapimento di soldati in divisa con la carcerazione di persone arrestate e condannate per atti di terrorismo. E’ pure preoccupato per la sorte del governo palestinese, anzi, è " deluso", perché non sa " dove possono condurre gli avvenimenti", senza chiamare con il loro nome le orribili violenze interpalestinesi avvenute a Gaza. Il massimo dell’acume politico vien fuori quando afferma, con solennità, che " le forze di pace vanno inviate quando il quadro è chiaro", per cui,per ora, niente forze Unifil a Gaza, dimostrando di ignorare completamente quanto dichiarato in merito da Hamas, e cioè che sarebbero state accolte a cannonate. Ma il nostro, richiesto di un parere sulle frequenti visite italiane in Siria, e le conseguenti dichiarazioni laudative di D’Alema e Dini, risponde con un proverbio, convinto com’è che lì sta  la sostanza della politica estera: " mi hanno insegnato che i gatti lasciati in un angolo sono più pericolosi e più arrabbiati". Ci spieghiamo quindi il comportamento del governo verso Iran, Siria,Hamas,Hezbollah, mai che gli venga presentato un qualsivoglia conto, mentre verso Israele non mancano parole e giudizi come minimo severi. Sembra che Prodi, dopo essersi incontrato con Shimon Peres, che a giorni verrà nominato ufficialmente presidente dello Stato, si recherà accompagnato da Tzipi Livni a visitare la città di Sderot, bersaglio del missili di Hamas. Non farà fatica a trovare frasi di circostanza, friggere aria è  arte politica nella quale eccelle. Stia attento però a non insistere troppo con la parola dialogo, forse non verrebbe capita nella giusta accezione. 


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