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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Nell'Anp non ci sono buoni e cattivi, solo i terroristi 16/06/2007

Da LIBERO del 16/06/2007

Non è soltanto di Hamas la responsabilità di quanto sta accadendo nella società palestinese, l’abbiamo scritto su queste colonne per anni e non ci consola per niente il fatto di aver avuto ragione. Mentre l’Europa si affannava a criticare Israele attraverso tutte le forme possibili, compresi i boicottaggi economici e culturali, Yasser Arafat riceveva soldi e consensi da un occidente pressochè unito nel magnificarne le gesta. Mentre è stato lui ad aver creato le basi di questo tragico finale. Tra il defunto rais ed i capi di Hamas la differenza qualitativa, se così possiamo chiamarla, è minima. La politica come bassa macelleria è la stessa, i crimini commessi contro gli avversari di Fatah non hanno nulla da invidiare agli attentati che i "moderati" di oggi compivano contro discoteche, bar, autobus in Israele. Ma allora, trattandosi di ebrei, i media occidentali si inorridivano meno, erano più portati a cercarne le cause, naturalmente subito trovate nell’ "occupazione", come se quella fosse la causa. Non avevano capito che la società palestinese, grazie all’ideologia terrorista distribuita a piene mani da Arafat in quattro decenni, aveva trasformato una popolazione locale, che mai aveva, nemmeno lontanamente, immaginato di diventare Stato, in un serbatoio di violenza. Dopo l’11 settembre, con l’arrivo sulla scena dell’islamismo fondamentalista, la situazione è diventata, se possibile, ancora più esplosiva. Che dietro ai focolai di guerra mediorientali ci fosse l’Iran non era un fatto rilevante, come ha sempre sostenuto il nostro ministro degli esteri Massimo D’Alema. E che accanto all’Iran ci fosse la Siria a soffiare sul fuoco è un altro aspetto che non ha mai impensierito quelle forze politiche, non solo italiane, che, accecate dall’odio per Israele, non sono mai riuscite a capire da che parte si deve stare per difendere democrazia e libertà. Oggi Gaza è nelle mani insanguinate di Hamas, ma la situazione della Cisgiordania non è meno critica. Che Abu Mazen fosse debole e privo di potere lo si sapeva ancora prima che Hamas vincesse le elezioni. Come riuscirà a tenere lontano dalla guerra civile quello che viene già definito il " secondo stato" palestinese è tutto da vedere. Una cosa è certa, né Stati Uniti né Israele devono rifornirlo di armi. In caso di sconfitta, previsione possibile, passerebbero in dotazione ad Hamas. Israele deve poi fare attenzione alle sirene, in genere collocate a sinistra, che, forti della loro stupidità, stanno già intonando canti per la rioccupazione di Gaza. Non certo per bieco colonialismo, ma per arrivare, attraverso questa scorciatoia, alla realizzazione del sogno di quelli che si sentirebbero finalmente appagati dalla scomparsa dello Stato ebraico,con la realizzazione del cosiddetto " Stato binazionale", come si augurava ieri sul quotidiano della Margherita " Europa" Janiki Cingoli, militante di " sinistra per Israele", un gruppetto che riunisce alcune figure dell’ebraismo italiano dalle menti non si sa fino a che punto pensanti. Israele deve invece fare l’opposto, starsene alla larga da un problema che, semmai, può coinvolgerlo per quanto riguarda al difesa, rappresentando la Cisgiordania un problema ancora maggiore di Gaza, vista la maggiore contiguità territoriale. Ma ciò che deve essere chiaro e comprensibile a tutti, Unione europea compresa, è il diritto di Israele a difendersi, qualunque sia il nome del nemico. La guerra civile palestinese è solo l’inizio di un possibile coinvolgimento in tutta l’area mediorientale del terrorismo islamista, e prima si capirà che il problema non è solo israeliano meglio sarà.


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