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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Ma la strada per la pace è ancora lunga 20/02/2007

Diffidare degli entusiasmi, l’incontro a tre con Usa,Israele,Anp ha prodotto solo sorrisi e un forte imbarazzo. I primi sono quelli di prammatica, quando si deve nascondere il nulla di fatto. Il secondo, presente come un macigno durante tutto il colloquio, era determinato dal tentativo di salvare la faccia ad Abu Mazen. Il suo pugno di ferro con Hamas si è rivelato di pastafrolla, come d’altra parte si poteva prevedere. Anp farà un governo di coalizione legittimando l’avversario che invece voleva mettere alle corde, e che quindi non dovrà soggiacere ad un Referendum che ne avrebbe messo in dubbio il potere di governare, per cui nel futuro governo sarà sempre il movimento terrorista a dettare legge. La debolezza di Abu Mazen ha seppellito, per ora, il progetto futuro dei due Stati.  Condi  Rice e Ehud Olmert non tratteranno mai con un governo che non rispetta i patti sottoscritti con il Quartetto. Hamas ha detto chiaramente che non intende riconoscere Israele e che non la smetterà con gli attentati contro lo Stato ebraico. Poiché è Hamas  l’alleato di ferro del prossimo governo di unità palestinese, è chiaro anche ad un orbo che nessuna trattativa poterà partire con un governo di chiara matrice terrorista. I tre hanno riaffermato la volontà comune di perseguire l’obiettivo dei due Stati per due popoli, da qui i grandi sorrisi davanti a fotografi e telecamere, ma l’enunciato è quanto di meno nuovo ci si potesse aspettare. Faceva parte del progetto Sharon con la creazione di Kadima, che vinse le elezioni lo scorso anno in Israele proprio su quell’obiettivo. Se tutto si è fermato, e potremmo anche scrivere arenato, la responsabilità è ancora una volta dei palestinesi, che hanno votato il partito di Hamas a loro legittimo governo. I popoli hanno i governi che si meritano. Sarebbe ora di smetterla di commiserare i palestinesi, per invitarli a muso duro a scegliere da che parte stare. Se hanno scelto il terrorismo, allora la smettano di lamentarsi di essere trascurati dall’Europa e dall’America. Invece di stare con Hamas e Hezbollah, scelgano la democrazia. Peccato che abbiano invece scelto il terrorismo. Abu Mazen, si è visto ancora una volta, è un perdente. Il pallino è nelle mani di Hamas, e lui ha dimostrato per l’ennesima volta di non saperglielo strappare. Chissà, forse tra loro tre, senza troppi testimoni, si saranno anche detti qualcosa di serio. Quel che invece non è serio  è dire che il colloquio è andato benissimo. E sorriderne pure.


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