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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Tre differenti Germanie 21/08/2017
 Tre differenti Germanie
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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L’Europa presenta molti aspetti rilevanti per Israele, ebrei e quanto concerne il tema della Shoah.
Nella Germania di oggi sono più evidenti che in altri paesi europei e li si può classificare come appartenenti alla Germania di un tempo, a quella di oggi e – più genericamente- a una Germania che cambia.
Gli episodi di estrema violenza accaduti a Amburgo- incendi,macchine date alle fiamme, vetrine spaccate, lanci di bottiglie molotov- causati da gruppi di anarchici venuti anche da altri paesi prima e dopo del G20 che ha riunito i leader mondiali ne è la dimostrazione. Almeno 600 poliziotti sono rimasti feriti. Ci si chiede come 20.000 poliziotti, ai quali se ne aggiunsero molti altri, non abbiano potuto prevenire quella violenza usando metodi più forti contro i rivoltosi.

In Germania, dove gli enormi crimini commessi durante la Shoah sono spesso presenti sia a livello inconscio che no, si preferisce lasciare pressoché indifesi i cittadini esponendoli alle violenze, piuttosto di mettere a rischio per errore la vita di un dimostrante.
Confortato da esperienze radicalmente differenti, Israele affronta queste situazioni in modo diverso. Sei milioni di ebrei sono stati uccisi dai tedeschi nella 2a guerra mondiale. Il governo israeliano prima di tutto si preoccupa della sicurezza dei propri soldati, non di quelli che li attaccano.

A prima vista, l’attitudine tedesca verso i rivoltosi non è unica. Durante i saccheggi in Francia nell’autunno 2015 da parte di giovani immigrati da paesi musulmani, il governo non riuscì a controllare la situazione per parecchi giorni. Vennero dati alle fiamme negozi, auto e edifici pubblici. Ma la ragione per cui il governo francese era cauto nell’affrontare i teppisti era diversa da quella dei tedeschi. Se un teppista fosse stato ucciso, altri giovani si sarebbero uniti alle folle provocando ancora maggiori violenze e saccheggi.
Ad Amburgo, malgrado i teppisti godessero di una certa simpatia in ambienti della sinistra, i rivoltosi non raccolsero aiuti significativi.

La recente immigrazione in Germania, soprattutto dai paesi musulmani, coinvolge sia la Shoah che gli ebrei. Lasciando entrare più di un milione di rifugiati musulmani, la Cancelliera Angela Merkel ha cercato di dimostrare al mondo che esiste una nuova Germania. Il messaggio era chiaro: contrariamente alla vecchia Germania, che ha ucciso la minoranza ebraica, la nuova Germania ha aperto le porte a un’altra numerosa minoranza, quella musulmana. Ma qualcosa non quadra. Molti nuovi immigranti vengono da paesi dove esiste un diffuso e estremo indottrinamento all’odio contro gli ebrei. In questo modo, la Germania ha facilitato una massiccia immigrazione di antisemiti.

Ma non è l’unico prezzo da pagare. Durante le feste del Capodanno 2015-2016, immigrati da paesi musulmani aggredirono sessualmente centinaia di donne in varie città tedesche. Lo stesso si verificò in alcune altre città europee. Questo ci permette di esaminare più da vicino la nuova Germania.
La buona accoglienza negli scorsi decenni degli ebrei immigrati dalla Russia ne è un indicatore. Come lo sono i molti musei dedicati alla Shoah in tutto il paese. Ma immettere un numero enorme di immigranti antisemiti getta un’ombra su questa nuova Germania.
Il loro comportamento,infatti, sta spingendo alcuni ebrei tedeschi a emigrare.

Ma sopravvive anche la vecchia Germania. Una ristretta percentuale della popolazione è neo-nazista. Non solo nel modo classico, contro gli ebrei, ma anche contro Israele. Fra questi ultimi, potremmo includere un gruppo rilevante, definendolo la Germania’ mutevole’, quella che ha sostituito la demonizzazione degli ebrei con quella di Israele.
Sette ricerche tra il 2004 e il 2015, realizzate dall’Università di Bielefeld e dalla Fondazione Bertelsmann hanno rivelato che il 51% dei tedeschi crede che Israele si comporta con i palestinesi come i nazisti avevano fatto con gli ebrei. A fine 2015 la percentuale era del 41%.
I media tedeschi hanno giocato un ruolo determinante nella demonizzazione di Israele. Dopo più di 70 anni dalla Shoah, sono indicazioni sufficienti per affermare che la Germania contemporanea e democratica ne ha ancora di strada da fare.

Dividere in tre le differenti Germanie è ovviamente molto generico. Ma può essere uno strumento utile per chiarire – o almeno per riconoscere – quanto avviene nel paese. Ad esempio, fra I musulmani, vi sono dei settori molto vicini alla vecchia Germania, come si può vedere ogni anno durante la marcia “Al Quds” degli odiatori a Berlino, inventata dal regime degli Ayatollah iraniani, dove viene invocata la distruzione di Israele, ovvero la realizzazione di un genocidio.

Un altro esempio è lo studio del think tank inglese Chatam House, che rivela come il 51% dei tedeschi vuole fermare l’immigrazione musulmana, dal che si deduce, a ragione, che la vecchia Germania, cioè i neo-nazi, ne fanno parte. Aiuterebbe la realizzazione di un sondaggio per capire quanti sono più vicini alla ‘nuova Germania’ e quanti alla ‘Germania mutante’.
Sono solo due esempi, che però dimostrano quanto può essere utile l’aver diviso in tre la Germania. Non si rischia molto se prevediamo che ci saranno molti altri avvenimenti nei prossimi anni, la conoscenza dei quali verrà facilitata dalla applicazione di questo metodo.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
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