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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Quel che dobbiamo imparare dalle rivolte al Monte del Tempio 04/08/2017
 Quel che dobbiamo imparare dalle rivolte al Monte del Tempio
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(traduzione di Angelo Pezzana)

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Il 14 lulglio scorso due poliziotti israeliani sono stati uccisi a Gerusalemme, erano membri della Comunità drusa, una minoranza etnica e religiosa. I tre assassini provenivano da Umm al-Fahm, una cittadina del nord del paese. Le armi erano state nascoste sul Monte del Tempio, dove si trova la moschea di Al-Aksa, amministrata dal Waqf, una organizzazione musulmana. I tre assassini sono stati eliminati dalla polizia israeliana.
Il giorno prima, uno dei terroristi aveva pubblicato un selfie scattato mentre si trovava davanti alla moschea al-Aksa, con la scritta “ Domani il sorriso sarà più bello, se Allah lo vorrà”.
La reazione di Israele è stata l’aumento delle misure di sicurezza, con l’installazione di metal detector. L’alternativa era attendere passivamente il prossimo omicidio, pur sapendo che le armi sono già nascoste in quel luogo di preghiera.

Il risultato è stata la decisione delle autorità religiose musulmane di pregare all’aperto fuori dalla moschea il successivo venerdì. Durante la protesta 3 palestinesi sono stati uccisi e altri feriti. In quel venerdì 21 luglio un terrorista palestinese ha ucciso nel villaggio di Halamish un israeliano, ferito gravemente la moglie e stava per uccidere anche i due figli, durante la cena di Shabbat. La famiglia del terrorista riceverà più di 3.000 $ al mese per 10 anni dall’Autorità palestinese, in collaborazione finanziaria dei paesi occidentali.

I metal detector sono stati rimossi, a causa delle violente proteste Israele ha deciso di installare strumenti tecnologicamente avanzati, particolarmente dispendiosi, in grado di rilevare la presenza di armi all’ingresso del luogo sacro. Malgrado la rimozione dei metal detectors la rivolte non si sono fermate. Più delle analisi dei singoli incidenti, è più importante valutare le reazioni dei diversi protagonisti per riconoscere la ripetitività di questi eventi.

Nel passato l’Autorità palestinese poteva controllare le sommosse. Un caso tipico è stata la seconda intifada iniziata nel 2.000. Venne presentata come l’esplosione spontanea dei palestinesi dopo la visita sul Monte del Tempio di Ariel Sharon, in quell’anno era deputato del Likud, allora alla opposizione. Ma nel 2001, il ministro delle comunicazioni Imad Faloudji, ammise che l’intifada era stata pianificata tempo prima dalla Autorità palestinese. Si aspettava solo l’occasione giusta farla iniziare.

Da allora, la fama del presidente della Ap Mahmoud Abbas si è sempre più affermata nel mondo occidentale. Nel 2016 è stato accolto con una standing ovation dopo l'intervento al Parlamento europeo. Questo malgrado il fatto che Mahmoud Abbas avesse accusato con fanatici toni antisemiti Israele, citando uno sconosciuto rabbino chiamato da Israele a avvelenare i pozzi dei palestinesi. Due giorni dopo Abbas dovette ammettere che era tutto falso, anche il rabbino era una invenzione.

Fra i palestinesi l’indice di gradimento di Abbas è molto calato. Fatah sostiene le rivolte, ma soprattutto perché teme, se non lo facesse, di perdere ancora più consensi. D’altra parte, se le sommosse continuano, Abbas rischia di perderne il controllo. Con Israele ha chiuso la collaborazione sulla sicurezza, i motivi non sono chiari. Senza l’aiuto dei servizi di intelligence di Israele, i simpatizzanti di Hamas non avrebbero più difficoltà di eliminarlo fisicamente.

Altro fatto ricorrente è l’abuso dei luoghi di culto. Durante le campagne militari di Israele contro Hamas, il movimento terrorista spesso nascondeva le armi nelle moschee, università e nelle scuole, incluse quelle gestite dall’UNRWA delle Nazioni Unite. A Gaza, Hamas usava anche gli ospedali, sapendo che Israele non li avrebbe colpiti. Stessa tecnica per l’uso dei civili quali scudi umani.
Altro fatto ricorrente è il comportamento dei governi stranieri e dei leader. Molti scusano e assolvono il terrorismo palestinese e l’incitamento alla violenza. Altri sentono il bisogno di offrire condanne o consigli.
Due esempi: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, sostenitore del movimento terrorista Hamas, ha dichiarato: “ Con l’occupazione della moschea al-Aqsa Israele ha superato ogni limite”. La Francia ha emesso un comunicato ambiguo, soprattutto per creare l’illusione di essere ancora un partner internazionale mentre deve affrontare seri problemi di politica interna.
Altro esempio è l’attitudine dei media stranieri nel distorcere i fatti. Honest Reporting Canada, che monitora i media canadesi, ha redatto una lista dettagliata di come i media hanno distorto i fatti nei primi giorni delle rivolte.

Questa è la realtà, che conferma l’opinione di molti israeliani che un futuro accordo di pace sia ormai inutile. La leadership palestinese potrà anche firmare un accordo, la situazione potrà essere per qualche tempo tranquilla, ma ci sarà sicuramente un’altra occasione che verrà in aiuto ai palestinesi per far esplodere altre sommosse, violenze e crimini. Le violenza al Monte del Tempio dimostrano quanto possono servire da modello: commetti un crimine contro Israele alla moscha di al Aqsa, se Israele reagisce con severe misure di sicurezza, grida che la moschea al Aqsa è in pericolo. Questo darà origine a sommosse. Israele, d’altra parte, non può annullare le concessioni fatte nel nome della “pace”, che includono l’abbandono dei villaggi isolati nel West Bank e lo scambio di territori per mantenere quelli più popolati.

Ecco perché le rivolte al Monte del Tempio hanno rafforzato negli israeliani la sensazione che un accordo di pace non è più un’opzione credibile.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
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