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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Come la crescita del concetto di sovranità può essere utile a Israele 17/06/2017
 Come la crescita del concetto di sovranità può essere utile a Israele
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Si sta sviluppando in diversi paesi europei una crescita del senso di sovranità.
Se i leader israeliani ne analizzeranno gli sviluppi si apriranno interessanti prospettive politiche. Il Presidente Usa Donald Trump, qualche volta con toni duri, sottolinea questa tendenza.
“America first” è un appello alla sovranità, in quanto rafforza il controllo dei confini, escludendo immigranti illegali e sospetti. Durante la sua campagna elettorale aveva dichiarato che non serebbero potuti entrare negli Usa immigranti se avevano posizioni antisemite. Ma le maggiori organizzazioni ebraiche americane non sono state in grado di promuoverne la diffusione dopo l’elezione di Trump alla presidenza.

In Gran Bretagna la maggioranza che ha votato sì a Brexit l’ha fatto con lo stesso spirito, la maggior parte di chi voleva uscire dall’Unione Europea si opponeva alla libera circolazione nei paesi membri della UE. È parso che gli immigrati dai paesi dell’Europa dell’Est temessero i sostenitori della Brexit più dei musulmani. Dopo i tre attacchi terroristici islamici commessi quest’anno a Londra e Manchester, gli inglesi possono rimpiangere che i loro governi precedenti non siano stati più selettivi nel concedere i visti di ingresso. Nel passato l’Inghilterra non aveva sottoscritto gli Accordi di Shengen che riducevano i poteri delle sovranità nazionali, la moneta comune e l’abolizione dei controlli ai confini dei paesi aderenti.

Il presidente della Cechia Milos Zeman propose un referendum sull’appartenenza alla UE a alla NATO. Pur essendo favorevole a rimanere in entrambe le organizzazioni, riteneva che i cittadini del suo paese – dove lo scetticismo verso l’Europa è forte - dovessero avere l’opportunità di esprimersi.

Ci sono però altri movimenti minori schierati per l’uscita dalla UE. In Olanda, ad esempio, un quarto dei parlamentari sono eletti in partiti favorevoli all’abbandono della UE. Il concetto di sovranità si esprime anche con il rifiuto da parte di alcuni paesi membri UE di accettare altri rifugiati che Bruxelles vorrebbe imporre.

Il Primo Ministro ungherese Viktor Orban è stato il primo a pronunciarsi apertamente in questo senso.
Alla fine delle elezioni presidenziali francesi, Marine Le Pen, che voleva ristabilire i controlli ai confini, ricevette un terzo dei voti. Un studio della importante banca di investimenti italiana Mediobanca, dimostrò che l’Italia avrebbe guadagnato dall’uscita dall’Euro con il ritorno alla lira.
Vi sono poi state altre dichiarazioni pro-sovranità nazionale, ma che hanno destato poco rilievo internazionale.
Nel marzo di quest’anno, il Primo Ministro olandese Mark Rutte,non ha permesso che atterrasse l’aereo di un ministro turco – la Turchia è un menbro Nato – all’aeroporto di Amsterdam. La sua intenzione era fare propaganda elettorale fra i turchi con doppia nazionalità affinchè votassero sì al referendum che avrebbe dato al Presidente Recep Tayyip Erdogan tutti i poteri.
Peter Altmaier, portavoce della Cancelliera Angela Merkel, disse che dopo le affermazione offensive contro la Germania da parte di molti leader politici turchi, la Germania era del parere di non autorizzarne l’ingresso.
Succede spesso che l’Olanda proibisca l’ingresso a imam fanatici, “imam diffusori di odio”, come vengono definiti.
Nell’ottobre 2016, per la prima volta, anche il Belgio ne ha espulso uno. La espulsione di questo imam è stata un fatto di grande rilievo, perché aveva doppia nazionalità, belga e marocchina.
Nel maggio 2017, la Danimarca ha rifiutato l’ingresso a sei predicatori di odio, 5 musulmani e uno evangelico cristiano. Questo in base alla nuova legge approvata nel 2016.

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Israele ha subìto interferenze nella propria politica da paesi esteri, dai toni antisemiti, come la promozione del BDS, un boicottaggio che colpisce solo Israele. Lo conferma la definizione di antisemitismo approvata dalla IRHA (International Shoah Remembrance Alliance). Questo trattamento discriminatorio che colpisce Israele, è stato così spiegato da Curtis Marez, presidente dell’ American Studies Association (ASA). Non metteva in dubbio che alcuni paesi mediorientali si comportassero come o persino peggio di Israele in fatto di diritti umani, ma- disse- “ Bisogna pur cominciare con qualcuno”.

In Israele ci sono stati alcuni casi che si sono richiamato al concetto di sovranità nazionale. All’inizio di quest’anno, la Knesset ha votato una legge che impedisce l’ingresso agli attivisti stranieri del BDS. Si tratta di valutare come verrà applicata in pratica. Andrebbe peraltro estesa a molte altre categorie di odiatori di Israele.
Un esempio: L’Anti Defamation League (ADL) pubblicò nel 2013 un elenco con le dieci maggiori organizzazioni americane di odiatori di Israele. Alcune fra loro paragonano i leader israeliani ai nazisti o descrivono Gaza come una nuova Auschwitz, chiedendo la distruzione dello Stato di Israele, e sostengono i gruppi terroristici che cercano di metterlo in pratica.
Un altro esempio di sovranità è stato il rifiuto da parte del Primo Ministro Benjamin Netanyahu di ricevere il Ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel, dopo che si era incontrato con l’organizzazione Breaking the Silence, che diffama l’Esercito di Difesa d’Israele. Disse Netanyahu "che non si sarebbe incontrato con ospiti stranieri che durante il loro soggiorno in Israele si incontrano con gruppi che calunniano i soldati chiamandoli criminali di guerra”

È ora che Israele vada avanti per questa strada per affermare la propria sovranità. Gli attacchi terroristici come i tre che hanno colpito la Gran Bretagna quest’anno, devono portare a un aumento delle restrizioni su chi può entrare nei paesi democratici.
Ciò di cui Israele ha bisogno è la creazione di una agenziache informi sistematicamente su come realizzare al meglio il concetto della sovranità. Nello stesso tempo sviluppare una ‘public diplomacy’ che sostenga la realizzazione di un sempre più grande concetto di sovranità.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
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