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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Un ritratto inedito di Obama a 5 giorni dalla fine del suo mandato 15/01/2017
 

Un ritratto inedito di Obama a 5 giorni dalla fine del suo mandato
Commento di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Fra le molte reazioni alla decisione del Presidente Obama di astenere gli Usa al voto sulla Risoluzione 2334 al Consiglio Onu sulla Sicurezza, due aspetti chiave sono stati sottovalutati. Il primo riguarda la motivazione che sta alla base della decisione, il secondo la tattica adoperata.

L'intera Presidenza Obama è stata caratterizzata dalla frequente dissimulazione del terrorismo proveniente da molte parti del mondo musulmano. Nel suo primo viaggio all'estere nel 2009, aveva detto di voler perseguire un rapporto con i musulmani in tutto il mondo "basato sul mutuo interesse e rispetto". Questa dichiarazione era troppo ambigua e non permetteva di capire che per Obama per mutuo rispetto includeva il non interessarsi all'islam terrorista. Durante quel viaggio visitò due stati non democratici, Egitto e Arabia Saudita, ma non visitò Israele, l'unica democrazia nella regione, da sempre alleata con gli Stati Uniti.

Daniel Pipes aveva evidenziato come Hussein, il suo secondo nome, viene dato esclusivamente ai neonati musulmani. Pipes ricorda anche che Obama aveva vissuto per quattro anni in un ambiente indonesiano totalmente musulmano sotto la guida del suo patrigno Lolo Soetoro. Chi l'ha conosciuto in quegli anni in Indonesia considerava Obama musulmano. Come musulmano era stato iscritto alla High School. Anche se più tardi si convertì al cristianesimo, erano molti i segnali del suo non voler tenere conto della violenza ideologica proveniente da molte società islamiche.

Nel 2011, Obama cancellò decenni di sostegno al Presidente dell'Egitto Hosni Mubarak, alleato degli Usa, facilitando la crescita della Fratellanza Musulmana, un movimento islamico fanatico. Il Washington Times scrisse nel 2015 che la politica dell'Amministrazione appoggiava le riforme dei Fratelli Musulmani in Medio Oriente e nel Nord Africa, come risultava nel documento classificato con il nome Presidential Study Directive -11. La portaparola del White House National Security Council rifiutò ogni commento. La Fratellanza era stata considerata una organizzazione terrorista fin dal 2014 dai governi alleati degli Usa Arabia Saudita, Egitto e Emirati Uniti.
Obama proibì l'uso delle parole 'Islam, Jhad, terrorismo islamico e islam estremista' dai documenti della sicurezza Usa. De-islamizzò persino lo Stato Islamico, affermando " L'ISIS non è islamico. Nessuna religione assolve chi uccide innocenti". Il giudizio su ciò che è conforme all'islam o no è una esclusività dei teologi musulmani, non a un presidente americano e cristiano.

L'atteggiamento di Obama verso il terrorismo palestinese è stato totalmente in linea con la sottovalutazione della violenza ideologica di molte parti del mondo islamico. Non si è mai pronunciato sul fatto che, nelle elezioni del 2006 dell'unico parlamento palestinese, Hamas - che nel suo statuto si propone il genocidio di tutti gli ebrei - ottenne la maggioranza dei seggi. Tutto quello che Obama si è sentito di dire nell'intervista con Jeffrey Goldberg su The Atlantic è che i palestinesi non sono un "alleato facile".
Così ha detto un presidente democratico su una popolazione che non è responsabile di una strage di massa soltanto perché non riesce a raggiungere questo obiettivo genocida.

Veniamo alle tattiche sull'astensione: Obama è stato per anni responsabile organizzativo a Chicago, lavorava con il Developing Communities Project, dove subì l'influenza delle teorie di Saul Alinky, un estremista interessato soprattutto a fare business, corrompere nel modo più abile le istituzioni locali, discriminando tra aziende e trafficanti nei bassifondi La recente astensione Usa alla Risoluzione 1334 riflette le teorie di Alinsky: con il minimo sforzo portare il massimo danno alla controparte. La differenza è che mentre Alinsky applicava i suoi metodi estremi a istituzioni corrotte, Obama ha fatto lo stesso contro un alleato democratico.

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Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte, recensita alla pagina http://jcpa.org/book/the-war-of-a-million-cuts-the-struggle-against-the-delegitimization-of-israel-and-the-jews-and-the-growth-of-new-anti-semitism/


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