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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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La terza lettera che Netanyahu NON ha scritto a Jean Claude Juncker 24/12/2016
 La terza lettera che Netanyahu NON ha scritto a Jean Claude Juncker
Commento di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Bibi Netanyahu Jean Claude Juncker

Caro Mr.Juncker, Israele non ha subìto attacchi verbali dall’Unione Europea da alcune settimane. Ho pensato che forse dipendeva dal fatto che lei aveva altri problemi da affrontare. Mi sbagliavo.
La UE ha espresso invece una forte opposizione al nostro sistema legislativo. Uno dei miei collaboratori ritiene che se non vi è stata opposizione o condanne contro Israele per tre mesi, è un segnale che la sua organizzazione sta perdendo i pezzi.
Gli ho spiegato che l’analisi politica non è semplice, ma i giovani collaboratori che seguono per me i problemi causati dalla UE mi hanno detto che non possono più occuparsene senza l'aiuto di altri assistenti per poter seguire tutte le crisi della UE.

In una intervista con il quotidiano tedesco Die Welt lei ha affermato di essere molto inquieto dal fatto che gli americani si sentono molto preoccupati per la sicurezza europea, come non avveniva in passato. Ha anche detto che gli eserciti inglesi e francesi sono gli unici in Europa ad essere efficienti. Ha poi aggiunto che in Europa vi sono 154 sistemi di armamenti, mentre negli Usa ce ne sono solo 27.
Mi sono messo a ridere quando ho letto “ Oggi, in quanto a capacità militare, un branco di polli è una forte unità di combattimento se paragonata all’Unione Europea”.
Mi chiedo se lei può immaginare in quale situazione si troverebbe Israele se militarmente fossimo in una condizione così miserabile come quella che lei attribuisce all’Europa.
Nel frattempo l’Agenzia Civile svedese ha dato ordine alle amministrazioni locali di prepararsi per un possibile attacco militare, una reazione comprensibile di fronte alla aggressiva politica della Russia.

Il suo vice presidente, Frans Timmermans, ha pubblicamente dichiarato che la UE potrebbe dissolversi: “ La nostra identità politica è caduta in una trappola. Se la forza che tiene in piedi l’Europa è basata su una identità nazionale, culturale o etnica, allora non sopravviverà. Per la prima volta in 30 anni, credo veramente che il Progetto Europa stia fallendo”.
Manuel Valls, che dal marzo 2014 sino a pochi giorni fa è stato Primo Ministro di Francia, si è espresso con le stesse drammatiche parole. Ha detto che la leader del Fronte Nazionale e anti-europeo Marine Le Pen è possibile che vinca in Francia le elezioni presidenziali del prossimo anno, in parte grazie alla vittoria di Trump negli Usa.
Il Premio Nobel finlandese Bengt Holstrom ha detto che l’Unione Europea va ripensata totalmente, dimenticando le ambizioni per contrarsi sugli aspetti essenziali.

Mi dolgo con lei per il risultato del referendum italiano, che ha respinto le riforme del sistema politico. Non si può escludere che l’Italia debba indire elezioni anticipate, né che il movimento Cinque Stelle, che vuole l’uscita dalla UE, possa vincere le elezioni. In Europa l’Italia è classificata a rischio.
Frits Bolkenstein, l’olandese ex Commissario Europeo e Ministro della Difesa, ha dichiarato che l’Eurozona è un fallimento, dato che le differenze economiche tra sud e nord Europa sono troppo grandi. Ritiene anche che in una Europa del nord il marco tedesco potrebbe sostituire l’Euro. Potrebbe avvenire in Germania, Olanda, Belgio e Austria. La grande domanda è se la Francia sarà inclusa in questa nuova area monetaria. Se non lo sarà, il legame politico tra Francia e Germania si dissolverà, anche se oggi è l’alleanza più forte dell’Unione Europea.

Anche l’economia europea non è in buone condizioni. David Lipton, primo Direttore generale del FMI, ha detto di temere “ che rimangano incomplete le sfide dell’Europa in merito alla sua crescita, alle crisi che non finiscono e il bisogno di continui miglioramenti strutturali, compresa l’unione bancaria”.

Ci sono stati attacchi in Europa recentemente, dopo la mia ultima lettera. A Berlino, per esempio, alcuni giorni fa, un terrorista tunisino ha lanciato un camion in un mercatino di Natale, causando 12 morti e decine di feriti. Un rifugiato afgano ha violentato e poi ucciso una giovane donna a Friburgo, sempre in Germania; prima era stato condannato in Grecia per omicidio e poi rilasciato dopo un breve periodo di detenzione.
Altri arresti sono avvenuti, ricordo in Francia, dove sette sospetti di terrorismo jihadista sono stati arrestati.
In Germania si è scoperto che un ufficiale dell’intelligence era un islamista.
In Olanda - ma si è saputo solo dopo molti mesi - un marocchino quarant’enne, sospettato di essere a capo di una cellula terrorista, era stato arrestato.
Tra i vari obiettivi, stavano per colpire con le bombe una sinagoga di Amsterdam.
Nel Parlamento olandese è stata criticata l’incompetenza dei servizi di intelligence, incapaci di affrontare l’jihad.

Noi seguiamo con interesse la posizione del governo slovacco, che vuole impedire l’ingresso dei musulmani e la costruzione di moschee. Quando un europeo musulmano va in visita in Slovacchia, paese membro UE, non sa dove andare a pregare. Se viene in Israele, deve solo scegliere in quale moschea andare.
Una dichiarazione, che ho giudicato molto interessante, è stata fatta dal capo del gruppo parlamentare europeo più numeroso, Manfred Weber. Ha attaccato il Ministro degli Esteri inglesi Boris Johnson per aver esortato l’Inghilterra a non farsi coinvolgere nel futuro della UE, dicendo: “ Ho chiesto al governo inglese di non partecipare a questa discussione, che andrà avanti almeno per più di due anni.

Facciamo un passo indietro, è un problema di correttezza e rispetto. Quando vuoi dimetterti da un club, non devi esprimerti sul futuro del club medesimo”. Forse potrebbe chiedere a Mr.Weber, dato che la UE interferisce regolarmente negli affari interni israeliani, come mai che il Regno Unito – dopo essere uscito dall’Unione Europea- continui a intervenire come se niente fosse. Se questo è sbagliato, allora nei confronti di Israele avviene un doppio standard, ovvero un atto di anti-semitismo, secondo la definizione stabilita da IHRA ( International Shoah Remembrance Alliance), approvata dalla maggioranza dei paesi europei.

Per tornare al suo “branco di polli” non sarà che sono entrati nelle case europee per essere arrostiti ? Forse, da esterni, potremmo aiutarvi a porre rimedio almeno a una parte della vostra terribile situazione.

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Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte, recensita alla pagina http://jcpa.org/book/the-war-of-a-million-cuts-the-struggle-against-the-delegitimization-of-israel-and-the-jews-and-the-growth-of-new-anti-semitism/


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