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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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L’ultima predica di Qaradawi, per ora 12/01/2014

L’ultima predica di Qaradawi, per ora
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzioe dall 'ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)

Yusuf al-Qaradawi

 

Nel Medio Oriente si stanno combattendo diverse guerre, anche se a vari livelli.
A livello globale la battaglia tra Occidente e Iran si sta volgendo al termine con la brillante vittoria dell’Iran, sostenuto da Russia e Cina, e l’umiliante sconfitta di Stati Uniti, Europa, Arabia Saudita, Emirati del Golfo e Israele.
La determinazione e la disponibilità a sopportare lunghi anni di sanzioni, come pure il controllo dittatoriale degli ayatollah, hanno portato l’Iran alla vittoria. L’Occidente, al confronto, appare come un invertebrato.
A livello regionale si sta svolgendo una guerra con centinaia di migliaia di vittime tra Arabia Saudita e Iran, in  Siria, Iraq, Libano e Yemen, diretta conseguenza storica di 1400 anni di conflitto tra l’Islam sunnita, rappresentato dall’Arabia Saudita e quello sciita dell’Iran.
Sul versante sunnita si muovono al-Qaeda, lo Stato islamico dell’Iraq, la Grande Siria con Jabhat al-Nusra, e su quello sciita la Guardia Rivoluzionaria e Hezbollah. All’interno di Libia, Sudan, Sudan del Sud, Yemen ed Egitto, sono in corso lotte intestine contro la classe dirigente e l’ élite che la sostiene.
I conflitti interni subiscono l’influsso di quelli regionali e globali, mentre ogni Paese interviene negli affari interni degli altri.
Ne è un esempio evidente il Qatar, niente altro che un brufolo spuntato sull’Arabia Saudita e sporgente nel Golfo Persico, che ha continuato a scuotere i regimi del mondo arabo da quando, nel 1996, ha lanciato il canale al-Jazeera, e ha cominciato a mostrare ai popoli arabi le vere facce dei dittatori che li tengono soggiogati con il pugno di ferro e la tortura.
C’era chi in Occidente aveva definito questo canale televisivo “la CNN del mondo arabo”, perché non aveva capito il suo vero progetto a lungo termine: rovesciare i regimi arabi al fine di portare al potere i Fratelli Musulmani.
Il mondo arabo si era abituato alla rete di al-Jazeera: la guardava giorno e notte, mentre l’indice di ascolto saliva alle stelle. Diffidava della rete e delle informazioni che diffondeva, senza però avere mai il coraggio di spegnerla e limitarne l’attività. Ha preferito essere oggetto di diffamazione piuttosto che intervenire con una controinformazione. Il canale è riuscito così a mantenersi in equilibrio.

 
Una delle figure che il canale al-Jazeera ha utilizzato per promuovere l’agenda dei Fratelli Musulmani, è lo Sceicco  Yusuf al-Qaradawi. Nato in Egitto 88 anni fa, ha studiato all’università di al-Azhar per poi unirsi ai Fratelli Musulmani. A causa delle persecuzioni ai tempi di Gamal Abd al-Nasser, nel 1961 si era trasferito in Qatar e divenendo il Muftì del Paese. Al-Jazeera è a sua disposizione, quasi ogni settimana presenta il suo programma “Shari’a e vita”, in cui mescola Corano, Hadith (la tradizione orale), attualità e politica.
E’ stato nel corso di questo programma che si era appellato agli iracheni affinchè attaccassero e uccidessero i soldati americani, autorizzando attacchi suicidi. Per trenta anni, sotto il governo di Mubarak ad al Qaradawi fu vietato di mettere piede in Egitto.
Agli inizi del 2010 sembrava che il Qatar stesse raggiungendo i suoi obiettivi: in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen i governi vennero rovesciati e i gruppi islamisti presero il potere. Il Qatar ha avuto un ruolo importante anche in Libia, nella rivoluzione contro Gheddafi, dove ha inviato aerei carichi di armi e munizioni per i ribelli.
Nel febbraio del 2011, prima ancora della detronizzazione di Mubarak,  Qaradawi fece “ritorno” in Egitto, e al Cairo in piazza Tahrir pronunciò una predica del venerdì davanti a milioni di ascoltatori e cavalcò la rivolta in favore dei Fratelli Musulmani. In quella predica elogiò l’esercito egiziano per non avere eseguito gli ordini di Mubarak di agire contro la rivoluzione. Qaradawi aveva promosso la candidatura di Morsi e dopo la sua elezione nel luglio del 2012, ha sostenuto lui e il suo governo con tutte le proprie forze.
Qaradawi si infuriò con il Ministro della Difesa, Abed al-Fatah al-Sisi quando, agli inizi di luglio del 2013, defenestrò Morsi dalla Presidenza su pressione di milioni di egiziani. Il canale al-Jazeera considera ancora oggi questo atto come un golpe per delegittimare il ruolo di al-Sisi.
Nel frattempo qualcosa è successo in Qatar: nel giugno del 2013 l’Emiro, lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani, ha passato il testimone del potere a suo figlio, Tamim bin Hamad, di 33 anni. Lo sceicco Hamad non ha dato spiegazioni per le sue dimissioni, ma sembra che sia rimasto deluso dalle “Primavere arabe”che egli sì, aveva istigato, ma che poi avevano trasformato il Medio Oriente in un bollente calderone di sangue, fuoco e lacrime.
Quando si rese conto che il suo progetto originale di mettere il potere nelle mani dei Fratelli Musulmani stava fallendo, lasciò il trono. Aveva saputo in anticipo che Morsi stava per essere arrestato e che milioni di egiziani stavano programmando una dimostrazione per il 30 giugno, anniversario dell’ascesa al potere di Morsi. Al-Jazeera aveva diffuso entrambe le notizie. Fu poi ciò che realmente avvenne.
Sembra che il nuovo Emiro del Qatar, lo sceicco Tamim, abbia deciso di seguire una linea meno dogmatica, più pragmatica, soprattutto per la determinazione e il piglio deciso con cui al-Sisi affronta tutte le critiche che lo riguardano e la destituzione di Morsi.


al-Sisi

Negli ultimi mesi in Egitto l’autorevolezza di al-Sisi si è accresciuta ed è diventata più autorevole, i Fratelli Musulmani e le loro organizzazioni, così cari al Qatar e agli Stati Uniti, sono stati proclamati illegali e dichiarati “organizzazioni terroristiche”. E’ stato proibito loro di riunirsi e organizzare dimostrazioni, fare propaganda, la polizia è persino entrata nelle Università per far cessare le loro attività.
Si può anche essere in disaccordo con al-Sisi e la definizione che il suo gruppo ha dato della Fratellanza come una “organizzazione terroristica”, ma non si può negare che il regime egiziano è determinato a liberare il campo politico dalla presenza dei Fratelli Musulmani, nonostante che decine di milioni di egiziani s’identifichino ancora nei loro programmi.
Si può non essere d’accordo con il comportamento del regime e definirlo “antidemocratico”, ma bisogna ammettere che ha il sostegno di molti milioni di egiziani.
Si potrebbe anche condannare la violenza con cui il regime tratta i suoi oppositori, ma si deve ammettere che in Medio Oriente vi sono molti regimi assai più violenti, per esempio quello siriano e quello (democratico!) iracheno. Al-Sisi conosce molto bene la posizione del governo americano e in particolare il parere negativo del Presidente Obama nei confronti delle posizioni prese contro la Fratellanza, ma è irremovibile di fronte a  Obama o John Kerry e non si lascia impressionare dal Qatar o da al-Jazeera.
Non cambia il proprio obiettivo e non indietreggia rispetto alle posizioni assunte nei confronti della Fratellanza.  al-Sisi ha già smesso di ricambiare le telefonate che Kerry o Obama gli fanno per convincerlo ad alleggerire la pressione sulla Fratellanza, così come non si sottomette alle richieste di reintegrare Morsi alla Presidenza, dopo averlo deposto all’inizio di luglio.
Per di più non ha nessuna intenzione di toglierlo dalla prigione dove è detenuto con l’accusa di omicidio, un’accusa che potrebbe portarlo alla condanna a morte.
Ma Qaradawi insiste: due settimane fa, nella predica del venerdì, ha attaccato al-Sisi e i militari con parole dure: “ I soldati della rivoluzione sono assassini e terroristi, ma Allah che è grande ed è il dio della vendetta, si segna tutti i loro crimini e i modi con cui opprimono la popolazione, e la vendetta di Allah arriverà … Loro vengono e dicono che la Fratellanza è una organizzazione terroristica? Chi sono i terroristi ?!? Voi militari siete assassini e terroristi … A un soldato è vietato comandare sui cittadini, se non in un regime tirannico. Da quando i militari hanno deposto il re Faruk ( con la rivoluzione degli ufficiali del 1952 M. K. ) sono stati loro i corruttori della politica, dell’economia, della vita sociale e religiosa in Egitto … Noi pensavamo che Bablawi ( il Primo Ministro M.K. ) fosse un economista, mentre in realtà si è rivelato una persona molto pericolosa. Tutto l’Egitto è con la Fratellanza … Mohammad Badie ( la guida suprema della Fratellanza M. K. ) ha detto al mondo intero che la nostra rivoluzione è una rivoluzione di pace, e tale resterà, ed è più forte delle pallottole dei militari … Morsi era un uomo giusto, la sua giustizia e l’Islam hanno risvegliato la rabbia dei sionisti e dei nemici dell’Islam ( un riferimento a al-Sisi M. K. ) …. O al-Sisi, o Bablawi, o Mansur ( il Presidente M. K. ), o Tartur ( fannullone, in rima con Mansur M. K. ) Allah vi chiederà ( nel giorno del giudizio M. K. ): Chi ha ucciso questa gente ?!! Guardatevi da Allah, guardatevi da Allah, guardatevi da Allah”. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di al-Sisi. Ha chiamato l’ambasciatore del Qatar e lo ha minacciato dicendogli che l’Egitto avrebbe interrotto i rapporti con gli Emirati e rimosso l’ambasciatore se continuava a sostenere la Fratellanza.
Il nuovo Emiro del Qatar, lo sceicco Tamin, ha fatto un po’ marcia indietro, dicendo a Qaradawi che per il momento non gli permetterà di pronunciare il discorso del venerdì nella moschea. Non è chiaro se tale divieto continuerà, ed è possibile che con un accordo dietro le quinte comunque Egitto e Qatar continuino a mantenere aperte le ambasciate.
Ciò non di meno il Qatar ha preso atto dalla determinazione di al-Sisi, per cui può darsi che la politica di sostegno nei confronti della Fratellanza diventi meno forte.
Sullo sfondo c’è anche il fallimento del Qatar in Siria: dalla fondazione del Libero Esercito Siriano nel 2011, il Qatar lo ha sostenuto con  soldi armi, munizioni, e anche in ambito politico. Durante l’anno trascorso questa formazione ha perso la sua forza mentre il peso delle organizzazioni salafite – jihadiste che operano in Siria con i soldi dei sauditi – è aumentato.
Il fallimento del Qatar in questo settore è un'altra ragione che consiglia allo sceicco Tamim di comportarsi con cautela nel trattare con certi governi, con Assad, in particolare – che senza dubbio è uno di loro.
Il sostegno economico che al-Sisi riceve dall’Arabia Saudita gli permette di comportarsi con  audacia nei confronti del Qatar, da far sì che il canale al-Jazeera quasi non operi in Egitto, tanto che il canale trasmette i suoi servizi dall’Egitto con filmati presi da internet. Senza dubbio questa è una grande umiliazione per il canale che ha scosso il Medio Oriente sin dalla sua nascita. Gli americani, il Qatar e gli altri sostenitori della Fratellanza dovranno decidere come comportarsi di fronte alla decisione egiziana: romperanno totalmente le relazioni con l’Egitto e lasceranno questo paese da solo a gestire i propri affari o ingoieranno il rospo e continueranno a sostenere l’Egitto, soprattutto in campo civile, per far sì che l’Egitto non cerchi nuovi amici in Iran o torni dai suoi vecchi amici a Mosca?
Coloro che si oppongono a al-Sisi si sono arresi e continueranno nel prossimo futuro a essere sottomessi alla sua determinazione e – anche se protestando – alla sua politica.
Lo Stato di Israele può trarre diverse conclusioni da quello che al-Sisi ha fatto nei confronti del Qatar e di al-Jazeera; ogni segno di debolezza aumenta solo il desiderio di dominio che è insito nella cultura mediorientale. Non viene chiesta democrazia e libertà di parola, ma viene sfruttata la democrazia e la libertà di parola che viene praticata in Israele e nei paesi occidentali, al fine di promuovere un programma totalmente in contrasto con democrazia e libertà. Secondo le regole della Takiyya, la simulazione islamica, ci si deve travestire come un mezzo di informazione normale e si comportarsi come se fossero un regolare organo di stampa, mentre il  vero obiettivo è quello di promuovere gli interessi dell’islam politico e introdurlo ovunque sia possibile.
Al- Sisi ha affermato : “ Questo è il limite “ mostrando loro la strada dell’uscita, ecco perchè ora sono cauti con lui.
Il fatto che sia stato proibito a Qaradawi di tenere il discorso del venerdì è la prova che in Medio Oriente l’unica cosa che funziona è comportarsi con determinazione.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link:
http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com


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