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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Ecco ciò che dovrebbe fare Israele 30/10/2011

Ecco ciò che dovrebbe fare Israele
di Mordechai Kedar
(traduzione dall’ebraico di Liron Harush, a cura di Angelo Pezzana)
da Makor Rishon

 Mahmoud Abbas (Abu Mazen)  Ismail Haniyeh

Qualche volta arriva un momento nella vita di una nazione nel quale si deve cambiare il modo di agire in breve tempo.
E’ successo durante quelle guerre che hanno mutato la mappa geopolitica, per esempio la guerra di sei giorni, oppure quelle che hanno provocato una profonda crisi nella popolazione, come la guerra del Kippur (1973).
Penso che Israele si trovi oggi in questa stessa situazione, dopo la scarcerazione di più di mille terroristi per la liberazione di un soldato israeliano,Gilad Shalit.
Questo scambio ha creato una situazione molto delicata, Israele è parso essere quasi uno stato privo di potere, come una società incapace di ragionare razionalmente, che si preoccupa più per un soldato che dei propri cittadini, mentre sono i soldati a essere chiamati a difenderli anche al prezzo della loro vita.
Adesso, tutti si sono resi conto che ad avere in mano il potere è Hamas, mentre l'OLP è ormai solo più un organizzazione terrorista in pensione, anche se il suo scopo iniziale era quello di ‘liberare’ tutta la Palestina. Oggi non è capace neppure di liberare un prigioniero, mentre Hamas ha aumentato la propria fama di essere sì un movimento terrorista, ma capace di negoziare anche in una situazione molto difficile, e vincere contro uno stato che è una grande potenza regionale, che ha sempre sconfitto in guerra tutti gli stati arabi della regione.
Ma c’è qualcosa  ancora più grave: un processo che avrebbe dovuto portare la pace per il popolo di Israele, ha provocato invece la nascita di uno stato terrorista a Gaza che poco a poco minaccia di controllare anche Giudea e Samaria.
Non è possibile quindi non arrivare alla conclusione che qualcosa di fondamentale è accaduto nel nostro governo, nel comportamento dei leader , nella società e nei suoi media.
In questo articolo mi propongo di discutere una proposta per modificare fondalmentalmente il modo di rapportarsi con Hamas, non per discutere della pace ma piuttosto della guerra, per come Israele può obbligare, senza tante discussioni, Hamas a cambiare politica, cancellando dalla scena finalmente l'Olp con tutti i suoi derivati.
Sulla pace, come ho detto, non parlo, perché il concetto di pace ,secondo il quale Israele sarà riconosciuto come stato del popolo ebraico, con il conseguente diritto all’ esistenza, è qualcosa che non si trova nel vocabolario dei nostri vicini, quelli dell’ Olp e soprattutto di Hamas.
Israele dovrebbe dichiarare - perfino unilateralmente - che riconosce 'de facto' il governo di Hamas a Gaza, vale a dire che a Gaza esiste uno stato che Israele riconosce e che è governato da Hamas. Da adesso in poi, Israele deve riferirsi ad Hamas non secondo gli accordi stabiliti verbalmente, ma secondo i suoi atti: se attaccherano – Israele risponderà . Se non ci attaccheranno – non avranno nulla da temere. Se rapiranno anche un solo israeliano – cattureremo i loro capi.
Questo riconoscimento ha dei vantaggi e degli svantaggi, che proverò ad enumerare:

Vantaggi:
1) Il riconoscimento di Hamas cancellerà la denominazione degli arabi detti “palestinesi”, che verranno così riconosciuti parte di quel movimento conosciuto in tutto il mondo come terrorista, e non come con Arafat, che era riuscito a presentare di fronte al mondo come un “organizzazione di pace”, vincendo persino, con due colleghi israeliani, il premio Nobel per la pace.
2) il mondo comprenderà più facilmente la guerra di sopravvivenza di Israele, quando vedranno in Hamas il suo nemico.
3) Israele si presenterà al mondo da una posizione in prima linea contro la proliferazione dei movimenti islamici e jihadisti che mirano al controllo dell’Occidente e minacciano di invadere l’Europa e persino gli Stati Uniti.
4) Gli israeliani capiranno finalmente che il pericolo vero sta di fronte a loro, che i loro nemici cercano – con l’aiuto di Allah – di costruire il loro stato non accanto al loro, ma con la distruzione del nostro.
5) Una parte dagli arabi che sono contro l’islamismo, si identificheranno – anche se di nascosto – con Israele, perchè riconosceranno in esso l’unico stato della regione in grado di combattere contro l’estremismo islamico.
6) Il riconoscimento da parte di Israele dello stato di Hamas a Gaza accelererà il processo di Hamas, a diventare, da un’ organizzazione jihadistico-combattente, governativo-ufficiale,obbligandola a darsi un nuovo statuto, nuove leggi,che porteranno inevitabilmente ad una sospensione degli attacchi contro “l’entità sionista”.
7) Con il riconoscimento dello stato di Hamas a Gaza, Israele renderà definitiva la divisione tra Gaza da una parte, e Giudea e Samaria dall’altra, non vi sarà più un “passaggio sicuro” ai jiadisti e alle loro armi di muoversi liberamente.

Svantaggi:
1) Conferire ad Hamas un riconoscimento di stato, può incoraggiare altri movimenti islamici a seguirne l’esempio, adottandone metodi e bersagli.
2) Gli stati del mondo, dopo Israele, riconosceranno lo stato di Hamas a Gaza. 3) Lo stato di Hamas potrebbe essere accettato all’ Onu e schierarsi contro Israele nelle organizzazioni internazionali.

 Mi rendo conto che si tratta di una decisione non facile, ma questa settimana i giornali hanno riferito che nello stato maggiore di Tzahal, c’è stato chi ha consigliato il governo a bilanciare lo squilibrio di potere tra l’autorità nazionale palestinase (Anp) e Hamas, perchè il movimento islamico si rafforzava troppo in seguito allo scambio di Gilad Shalit.
Seguiva la notizia che consigliavano al governo di liberare altri prigionieri, questa volta di provenienza dell’autorità nazionale palestinese e non di Hamas, e, per conferire maggiore responsabilità alle forze di sicurezza palestinesi, concedere più territori in Giudea e Samaria.
Una dimostrazione di poca intelligenza fra le forze dello Stato Maggiore che ricorda come vi fossero ufficiali di Tzahal fra coloro che realizzarono gli accordi di Oslo, malgrado il mandato di Tzahal fosse limitato alla difesa dello stato, e non prendere parte a trattative di altro genere.
Un capo di una unità operativa militare non è a conoscenza di quanto riguarda l’intera struttura di uno stato nel Medio Oriente, e la sua educazione militare, per quanto ottima, non lo ha reso esperto al punto da poter essere in grado di conoscere a fondo la società araba.
Se l’Autorita palestinese cesserà di esistere in modo naturale, sarà solo perché i “palestinesi” non saranno stati capaci di creare uno stato “nazionale” dal nulla. Con Hamas al potere avranno il controllo del loro territorio, come sta avvenendo in Tunisia, Egitto, Somalia, Turchia e Marocco.
Non tutti i problemi del Medio Oriente sono da ascrivere a Israele.
È inutile continuare a sostenere e rianimare l’Anp con i finanziamenti da Israele e America.
E’ ora che Israele si disinteressi e lasci al suo destino questo stato artificiale, antisemita e anti-israeliano. Il futuro della zona è islamico, Israele dovrà soltanto evitare di trovarsi in mezzo a quella che viene definita ‘primavera araba’.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link:
http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com/


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