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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Di nuovo a Jenin 21/06/2023
Di nuovo a Jenin
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Israele nel terrore. E gli apache dopo vent'anni tornano su Jenin | Il  Foglio
Jenin

La capitale del terrorismo palestinese torna a fare notizia. All'alba di lunedì 19 giugno, reparti speciali dell'esercito e della polizia israeliani sono entrati in questo nodo di vipere che è il cosiddetto “campo profughi” di Jenin. E’ inutile andarci a cercare delle tende. È una vera e propria città con le sue strade, le sue case piccole e grandi, alcune di sette o otto piani, con i suoi esercizi commerciali. È anche, ci dice Le Monde, “il baluardo della resistenza in Cisgiordania.” Della resistenza contro che cosa? Contro chi? Non si tratta di lottare contro “l'occupazione” ma di portare avanti la lotta all'interno di Israele . I “resistenti”, militanti di Hamas o della Jihad islamica, sognano di eliminare una volta per tutte gli “ebrei” o i “sionisti”.  Non sono dei rifugiati. Sono giovani, sui vent'anni, a volte meno. Ma soprattutto, loro hanno delle armi, molte armi, e del denaro. Il fatto è che l'Iran ha capito il loro potenziale.

Ma come fanno a far passare queste armi, questo denaro, sotto il naso di Israele? Poco meno di due mesi fa, l'arresto di un membro del parlamento giordano mentre entrava in Israele attraverso il valico di frontiera del Ponte di Allenby, ha dato alcune risposte. Nella sua auto trasportava dei lingotti d'oro e una quantità impressionante di armi, contando sull'immunità conferitagli dalla sua carica di deputato per evitare qualsiasi controllo. Durante il suo interrogatorio, aveva rivelato di aver già effettuato una dozzina di operazioni di contrabbando come questa. Ma i terroristi non si accontentano di queste armi importate, anzi, si sta sviluppando una vera e propria industria per la preparazione di esplosivi sempre più potenti. I servizi di intelligence israeliani hanno anche rilevato tentativi di fabbricazione di razzi artigianali che, lanciati da Jenin, potrebbero raggiungere le città di Israele.

Lo scopo dell'operazione di questa mattina era arrestare due individui pericolosi che si preparavano a compiere un attacco all'interno di Israele. Dimostrando un'insolita obiettività, Le Monde spiega: “Baluardo di gruppi armati palestinesi, la Cisgiordania del Nord è il teatro di scontri spesso mortali tra i palestinesi e le forze israeliane che vi effettuano frequenti incursioni.” Questa volta, dopo l'arresto, le forze israeliane si stavano preparando a tornare indietro quando i loro veicoli blindati sono stati colpiti da un fuoco pesante ma inefficace. Fino a quando un potente ordigno esplosivo riesce a danneggiare l'armatura di uno di essi, immobilizzandolo. Sette dei passeggeri sono rimasti feriti più o meno gravemente. L'esercito ha impiegato diverse ore per evacuarli e riportare indietro il resto delle truppe. Degli eventi successivi, la stampa ricorderà soprattutto l'alto numero di vittime palestinesi. Gli israeliani feriti non interessano a nessuno, come il fatto che con i loro compagni, abbiano rischiato la vita per neutralizzare una minaccia imminente contro dei civili israeliani.                                              

L'immagine che  più ricorderanno in Israele, è quella del cane Diego che, ferito durante lo scontro a fuoco, viene ricoverato accanto al suo padrone anch’egli colpito, e che si è rifiutato di essere evacuato senza di lui.

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Michelle Mazel

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