giovedi` 28 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






 
Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
<< torna all'indice della rubrica
America, Islam e democrazia: meglio stare attenti 08/11/2013

America, Islam e democrazia: meglio stare attenti
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)

http://www.jpost.com/Magazine/Opinion/America-Islam-and-democracya-cautionary-tale-331780

L’islam si sta diffondendo negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo le organizzazioni jihadiste combattono per imporre il dominio di Allah. Eppure il presidente Obama insiste con la sua politica di ‘appeasement’ nei confronti dell’islam malgrado i numerosi fallimenti. Il famoso scrittore liberale algerino Boualem Sansal ha di recente dichiarato di essere terrorizzato dal terribile sviluppo in meno didieci anni dell’ islamismo europeo. Da un lato perché le nazioni europee non fanno nulla per arginare il fenomeno, dall’altro perché i Paesi arabi e islamici fanno tutto il possibile per impedire che i musulmani si assimilino nei paesi nei quali sono ospiti, così come si difendono contro la modernità. Le organizzazioni estremiste islamiche operano anche sui siti internet per lanciare campagne terroristiche. Arabia Saudita e Emirati finanziano, direttamente o attraverso potenti unomini d’affari, la costruzione di moschee e centri islamici in tutta Europa. Negli Usa, dove ci sono meno musulmani, la diffusione dell’islam estremista è meno appariscente, sebbene gli sforzi non siano meno intensi. Vi sono centinaia di organizzazioni che propagandano l’islam estremista fra le comunità musulmane, la cui attività è intimorire - con l’accusa di islamofobia -
 chi si occupa criticamente dell’islam.  In Europa e negli Stati Uniti sono stati sequestrati documenti che provano  trasferimenti illeciti di capitali alle organizzazioni estremiste che diffondono l’ideologia della Fratellanza Musulmana in Occidente.
Tutto questo dimostra, anche a coloro che erano riluttanti ad ammetterlo,che il movimento ha come scopo l’indebolimento dei governi dall’interno, al fine di controllare i Paesi occidentali. Secondo questi documenti, il movimento sfrutta i vantaggi che derivano dai valori democratici per prevenire critiche sui media e nelle università, mentre i suoi membri si infiltrano nei posti chiave dell’amministrazione. E’ venuta alla luce di recente una lista di alti funzionari legati alla Fratellanza in alcune delle aree più sensibili dell’amministrazione Usa. Ci sono molte scuole islamiche che accettano studenti non musulmani al fine di poter fare proselitismo. Una scuola elementare a Manhattan ha recentemente annunciato che lo studio della lingua araba era obbligatorio per entrare nel semestre successivo.

Stiamo assistendo a una rinascita del pensiero islamico nel mondo, un risultato drammatico dovuto al fallimento della modernità nei Paesi musulmani, con il conseguente senso di frustrazione che ne deriva. La superiorità della Shari’a e dell’islam come l’ultima religione rivelata, viene insegnato fin dalla culla, e l’universo intero è destinato a diventare islamico, ovunque, mentre i giovani musulmani scoprono di vivere in un modo di povertà e di arretratezza sociale e scientifica.
Questo spiega il fascino delle organizzazioni estremiste come al Qaeda, che proclama il ritorno ai costumi di vita secondo la Shari’a come era al tempo del Profeta, il solo che può riportare la gloria dell’islam.

Il presidente Obama ha deciso di non valutare il peso di questa tendenza nel mondo di oggi, malgrado le profonde radici religiose, politiche, economiche e persino psicologiche. Appena diventato presidente ha subito deciso dar vita a un rapporto di ‘appeasement’ con l’islam. Pur essendo stato il risultato fallimentare, è ancora al centro della sua politica, come dimostrano gli sforzi per raggiungere un accordo con l’Iran sul programma nucleare.

Nel suo discorso inaugurale del gennaio 2009, ha citato il contributo dell’islam allo sviluppo degli Stati Uniti, prima ancora di citare quello ebraico. Dopo alcuni mesi si è recato a Ankara e al Cairo dove ha sostenuto sui Paesi islamici: “ Sono venuto qui al Cairo per cercare un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani nel mondo, basato su mutui interessi e mutuo rispetto, l’America e l’islam non sono competitivi fra loro. Devono invece condividere principi comuni di giustizia e progresso, tolleranza e dignità verso tutti gli esseri umani”

Sfortunatamente, ogni musulmano vi dirà che questo non è vero. Democrazia e islam sono totalmente incompatibili fra loro, e una forte retorica non cambia la realtà. La democrazia si basa su libere elezioni, dove nei parlamenti gli uomini fanno le leggi, mentre la shari’a sostiene senza equivoci che l’unica legge è quella di Allah, che proibisce espressamente che ci siano partiti politici. I Fratelli Musulmani, che non avevano un partito fino alla caduta di Mubarak, ne fondarono uno quando capirono l’opportunità di conquistare il potere democraticamente. Una scelta condannata da al Qaeda nel nome della “purezza dell’islam”. In Arabia Saudita e in Katar, governati dalla Shari’a, non esiste un parlamento di eletti, ma un corpo islamico di consultazione, nominato da chi detiene il potere. Ci sono parlamenti di eletti in alcuni Paesi arabi governati da militari golpisti, ma sono solo una vetrina per far vedere una finta democrazia all’Occidente. La cosiddetta ‘primavera araba’ ha visto la caduta di alcune dittature, vennero indette elezioni, che però hanno portato al potere in Tunisia e in Egitto i Fratelli Musulmani, con l’Occidente che salutava quel cambiamento come qualcosa di pragmatico e moderato, mentre fu poi la base per la crescita di un islam estremista durante il XX secolo,dando vita alle organizzazioni jihadiste. Un movimento che si richiamava apertamente alla ritorno del Califfato.

E’difficile vedere i principi di “tolleranza e dignità fra tutti gli esseri umani” nell’islam, una religione che proclama la sua superiorità su tutte le altre, considera le donne inferiori, condanna a morte i musulmani convertiti a altre religioni e impone orribili pene corporali come il taglio delle mani.Ci sono stati di recente alcuni cambiamenti e la Shari’a non è più osservata in modo integrale, ma le leggi di base rimangono e nessuno osa suggerire interpretazioni che tengano conto delle nuove realtà. Una proibizione emanata nell’XI secolo dopo lunghi dibattiti.

Nel programma di “appeasement” di Obama c’è un aspetto semantico importante. L’uso di espressioni come “islam estremista”, “militanti islamisti”, “terrorismo islamista o jihadista “ è stato proibito nel 2010.

John Brennan, allora Consigliere per la Sicurezza Nazionale, con l’incarico della lotta al terrorismo (oggi a capo della Cia), disse che non ci si doveva più rivolgere ai nemici degli Stati Uniti come Jihadisti o islamisti, perché “ Jihad è una lotta santa, uno sforzo per raggiungere la purezza, in base a uno scopo legittimo”. Vennero distribuiti nuovi manuali con nuove linee guida ad uso di istituzioni di intelligence e anti-terrorismo. Non c’è bisogno di dire che le organizzazioni terroristiche dichiararono a gran voce che agivano soltanto nel nome dell’islam.

Obama poi propose l’apertura di un dialogo con i Teleban in Afghanistan, l’organizzazione jihadista più pericolosa, il movimento che ha portato alla rovina il Paese, che ha distrutto le famose statue buddiste, perché erano rappresentazioni umane proibite dalla Shari’a. Questa richiesta di dialogo fu vista da gran parte del mondo, e specialmente dal presidente afghano, come un segnale di debolezza. Il dialogo era condannato ancora prima di iniziare, anche se il Qatar accettò che i Taliban potessero aprire una sede a Doha ( offerta che però venne respinta).

Fu comunque in Egitto che il fallimento della politica di Obama è stato più evidente. Gli Stati Uniti hanno cercato in tutti modi di sostenere la Fratellanza. Secondo un articolo del New York Times del 4.2.2011, qualche giorno prima della caduta di Mubarak, la Casa Bianca si augurava che in un nuovo governo fossero inclusi i Fratelli Musulmani. L’allora segretario di stato Hillary Clinton dichiarò il 30 giugno dello stesso anno “ diamo il benvenuto a quei Fratelli Musulmani che desiderano dialogare con noi”, mentre fonti ufficiali del governo Usa dicevano di voler allargare i contatti con la Fratellanza. Non erano i primi contatti. Negli anni ’50 ci fu un caso interessante: la Cia cercò di servirsi dei Fratelli Musulmani per combattere l’Unione Sovietica “infedele”; il presidente Eisenhower ricevette a Washington una delegazione guidata da Said Ramadan, il segretario del fondatore del movimento Hassan el Banna. Nel 2009, Nicole Champion, a capo del 'desk Egitto' al Dipartimento di Stato, dichiarò al quotidiano egiziano “El Masry al Yom” che “gli Stati Uniti avevano un dialogo con i Fratelli Musulmani”  ma si rifiutava di rivelarne i contenuti. Ci furono diversi incontri ma niente di serio. Quel che invece è avvenuto è che dopo la caduta di Mubarak il presidente americano ha trescato con la Fratellanza, primo perché era convinto che fosse l’unica vera forza politica sulla scena egiziana, secondo perché voleva stabilire nuove relazioni tra America e islam. Il fatto che il Consiglio Superiore delle Forze Armate avesse strette relazioni con il movimento può essere stato un fattore decisivo. I contatti furono comunque pubblici dopo le dichiarazioni della Clinton. I media egiziani dibatterono lungamente il sostegno politico e finanziario dell’America al movimento.Dopo l’elezione di Morsi alla presidenza, Ann Paterson, allora ambasciatrice americana al Cairo, manifestò il suo sostegno in varie occasioni. Questo fece infuriare molti egiziani, e quando Hillary Clinton visitò l’Egitto nel luglio 2012, la sua auto fu presa di mira con pomodori, mentre i manifestanti recavano striscioni che condannavano la posizione Usa e i militanti dei movimenti rivoluzionari che avevano abbattuto Mubarak si rifiutarono di incontrarla. L’amministrazione americana non fece mancare il suo aiuto quando Morsi rafforzò la dittatura islamista malgrado la crescente opposizione nel Paese. Pochi giorni prima della grande manifestazione del 30 giugno 2013 e l’arresto di Morsi, Ann Peterson manteneva ancora un atteggiamento derisorio verso l’opposizione.

L’America non perse tempo nel dimostrare la sua contrarietà all’arresto, ma non lo definì più un colpo di stato militare, cosa che avrebbe voluto dire il taglio di tutti gli aiuti all’Egitto.

Poche settimane dopo, Obama scelse una via di mezzo e bloccò “temporaneamente” parte dell’assistenza militare, della quale l’Egitto aveva disperatamente bisogno per combattere il terrorismo islamico in Sinai e gli attacchi armati dei sostenitori del deposto presidente.

Gli egiziani lo ritennero un insulto e un colpo al Paese che per decenni era stato un fedele alleato degli Stati Uniti. Sentimenti anti-americani si fecero sempre più forti, mentre il nuovo governo si rivolgeva all’Arabia Saudita e agli Emirati del Golfo per aiuti finanziari, mentre per gli acquisti di materiale bellico veniva avanzata l’ipotesi di rivolgersi a Russia e Cina.

Si può dire che l’America si è data la zappa sui piedi. Il nuovo regime sta combattendo i Fratelli Musulmani che rappresentano l’islam estremista, il che è anche interesse americano, cerca strette relazioni con l’Occidente, che però gli volta le spalle. Questo destabilizza il Medio Oriente e altri alleati degli Usa, come l’Arabia Saudita e gli Emirati del Golfo, che non comprendono quali finalità abbia l’America. L’atteggiamento di Obama verso la Siria non aiuta. L’attuale viaggio di Kerry nella regione rappresenta uno sforzo, molto atteso, per ricucire lo strappo.

Ci sono tutti i buoni motivi per ritenere che il prossimo passo nella politica di 'appeasement' verso l’islam sarà un ambiguo patto con l’Iran, il cui programma nucleare non verrà fermato dall’acquistare materiale nucleare a tutti i livelli. Questo patto non soddisferà Israele, Arabia Saudita e gli Stati del Golfo. E nemmeno la Turchia e l’Egitto. Con ogni probabilità porterà il Medio Oriente a una gara per procurasi l’arma nucleare, il che rappresenterà un grande pericolo non solo nella regione ma per il mondo intero.

Obama ha cercato sinceramente un nuovo dialogo con i Paesi islamici, ma non ha capito la natura dell’islam. Era tutto sbagliato fin dall’inizio e il risultato sarà un disastro. I sentimenti anti-americani stanno crescendo, gli alleati di un tempo sono preoccupati. Perché è successo ? L’America si è stancata di combattere dopo Iraq e Afghanistan ? Obama pensa che un compromesso con l’islam estremista sia veramente possibile ? Oppure è il Medio Oriente a non interessare più gli Stati uniti, visto che producono abbastanza petrolio grazie ai nuovi giacimenti e quindi non sono più dipendenti dalla regione ?

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT