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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Egitto: guerra aperta fra Giunta e Islamisti 01/04/2012

Egitto: guerra aperta fra Giunta e Islamisti
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)


Zvi Mazel

E’ ormai guerra aperta fra la Giunta militare e i Fratelli Musulmani. Così grave da rimettere in discussione il passaggio dei poteri alle istituzioni civili previste per l’inizio dell’estate, il tutto mentre si aggrava la crisi economica. Il ricorso alla forza da parte di entrambe le forze non è escluso. Dopo la caduta di Mubarak correva voce che vi fosse stato una specie di accordo fra i militari e i Fratelli musulmani: i generali capivano che i Fratelli stavano per rappresentare la foze politica più importante e che avrebbero governato l’Egitto negli anni a venire, per cui si proponevano di salvaguardare il loro potere economico, anche per evitare di dover rispondere del loro comportamento durante il regime di Mubarak

Una Costituzione Provvisoria

 In cambio del loro sostegno, erano pronti ad appoggiare i Fratelli, permettendogli di realizzare la nuova Costituzione. Era quindi delegato a un comitato di fatto sotto l’influenza islamica predominante che veniva affidato il compito di redigere la nuova Costituzione provvisoria. Sottoposto a un referendum lo scorso marzo, questo testo, foretemente voluto dai Fratelli, fu approvato con il 77% dei voti. Il programma elettorale previsto favoriva al massimo i Fratelli, per cui si sono astenuti dal prendere parte alle manifestazioni di massa in piazza Taharir. Tutto questo appartiene al passato. Oggi i Fratelli controllano il 47% dei seggi, e, con i salafiti, raggiungono i tre quarti del nuovo parlamento. Sono in una posizione di forza e non hanno timore a farlo vedere. Chiedono le dimissio i del governo Ganzouri, propondendo una mozione di sfiducia votata per alzata di mano. Il parlamento ha intanto dichiarato che è il governo il responsabile della situazione catastrofica dell’economia. Pretende adesso, dopo essere stato nominato dalla Giunta militare, il governo di appresterebbe a falsificare su sua richiesta il risultato del referendum sulla nuova Costituzione e l’elezione del Presidente. Sono queste le accuse che la Giunta ha lanciato con un violento comunicato. Non è forse l’esercito che ha garantito lo svolgersi delle elezioni in libertà e giustizia, che hanno permesso la vittoria dei Fratelli ? Come ci si permette allora di mettere in dubbio la lealtà del governo o l’indipendenza della Corte Suprema incaricata di controllare lo svolgimento delle elezioni ? D’altra parte, rivendica il comunicato, secondo quanto scritto nella bozza della Costituzione, approvata e votata dai Fratelli, è all’esercito che spettano i poteri esecutivi e legislativi sono all’elezione del nuovo presidente.

 Parlamento senza Potere

Parlamento egiziano

 In realtà il parlamento non dispone di veri poteri. Ed è questo che suscita l’ira degli islamisti.La Guida Suprema dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badi’e, ha dichiarato che il governo va cambiato senza indugi, aggiungendo “ Non esiste una luna di miele tra noi e il Consiglio Suprmo delle Forze Armate, dato che non c’è mai stato un matrimonio !”, chiarendo così che non era lai esistito nessun accordo segreto. Affermava anche , in quanto leader del psrtito di maggioranza nel parlamento, di avere il diritto di confrontarsi con l’esercito. Mentre questo problema rimane aperto, si è presentato un nuovo motivo di tensione, la scelta dei cento delegati che formeranno la delegazione incaricata di redigere la nuova Costituzione. Il parlamento ha deciso che la metà di questi delegati siano parlamentari, l’altra scelta fra le personalità più in vista del paese. Il problema nasce dal fatto che Fratelli e salafiti hanno il 77% dei seggi nella Camera bassa, e 85% in quella alta. Il risultato è che il 75% dei delegati saranno islamisti. Fra loro, le donne saranno sei più un gruppetto di copti, anche se , ricordiamolo, rappresentano il 12% della popolazione. Nessuno dubita più della natura della futura Costituzione, sarà di un bel verde islamico.

Il Difficile Compromesso

Quando il troppo è troppo, venticinque delegati si sono rifiutati di partecipare alla prima seduta della commissione. Sei si dimetteranno, con ricorso alla Corte Suprema nel quale chiederanno lo scioglimento della commissione. La Corte ha fissato la prima seduta il 10 aprile, nella speranza che nel frattempo venga raggiunto un compromesso. La Giunta fa del suo meglio per favorirlo, anche se la partita si annuncia difficile. Gli islamisti, forti del loro essere maggioranza, non cederanno, mentrele forze laiche e liberali hanno capito che questa è l’ultima possibilità di spezzare il giogo che rischia di far precipitare il paese in una dittatura islamica. Ma non è tutto, all’inizio della rivoluzione, i Fratelli avevano detto molto chiaramente che non avrebbero presentato un candidato quale futuro presidente, questo per rassicurare l’opinione pubblica nazionale e internazionale. Adesso hanno cambiato idea. Va anche detto che i Fratelli avevano garantito che non avrebbero presentato candidati alle elezioni parlamentari in più di 30 circoscrizioni, promessa non mantenuta come si è visto dai risultati elettorali. Adesso dicono che parteciperanno alle presidenziali,
in effetti ieri sera (sabato 31/3) hanno annunciato che il loro leader Badi'e si candiderà. Una decisione giudicata malissimo dall'esercito che le vede come una minaccia supplementare.
 L’esercito, accusato di voler mantenere il potere a tutti i costi, gioca tutte le carte. Il generale Mahmoud Nasser, rispettato membro della giunta, ha convocato un certo numero di giornalisti insieme a personalità in vista del paese, andando al centro del problema: perché il popolo perde il suo tempo a manifestare invece di andare a lavorare ? La gente ha forse dimenticato che per nutrirsi occorre prima guadagnare il denaro da spendere ?

L’Esercito, una Potenza Economica

 La situazione è grave, e sarà persino difficile arrivare alle elezioni se la gente, affamata, si rivolterà. I numeri sono catastrofici: 0,6% di crescita nell’anno trascorso, riserve scese da 35 a 15 miliardi di dollari, fuga dei capitali stimata a 12 miliardi di dollari. Gli alleati tradizionali dell’Egitto per nulla disposti ad aiutare. L’Arabia Saudita e gli Emirati non nascondono la loro indignazione per il trattamento riservato al loro vecchio amico Mubarak, e condizionano eventuali aiuti a cambiamenti politici. Il Fondo Monetario Internazionale, ha detto il generale Nasser, potrà ancora prestare 3,2 miliardi di dollari, ma questa somma non cambierà un gran che, fin tanto che continueranno manifestazioni e scioperi. La parte più interessante del suo discorso ha riguardato l’esercito e il suo potere economico, un argomento da sempre tabù e affrontato apertamente per la prima volta in modo dettagliato. 234 pagine, grafici e statistiche, esposti su nove schermi di computer. Per il generale Nasser tutte queste società appartengono all’esercito, e sono gestite in modo encomiabile; hanno procurato più di un miliardo di dollari di utili netti durate l’ultimo decennio. Grazie a questo denaro, entrato a far parte del suo bilancio, l’esercito ha potuto pesare soltanto del 5% sul bilancio nazionale.

L’Esercito Finanzia il Governo

 Dall’inizio della rivoluzione, l’esercito non ha risparmiato i propri sforzi nel venire incontro al governo, con un prestito di due miliardi di dollari ai vari ministeri, per gli aiuti alla popolazione, permettendo la vendita a prezzi ridotti di molti prodotti, dal cibo all’abbigliamento. Il generale Nasser ha concluso, senza equivoci, che l’esercito non si lascerà portae via il proprio potere economico, accumulato grazie a lavoro e determinazione.
A primavera appena iniziata, due forze si preparano a farsi guerra. Non sappiamo se saranno capaci di fermarsi in tempo.

 

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta


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