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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Mubarak sotto processo e il futuro dell'Egitto 06/08/2011

Mubarak sotto processo e il futuro dell'Egitto
di Zvi Mazel
(traduzione di Angelo Pezzana)


Zvi Mazel

Il primo giorno del processo, dopo che in tutto il mondo si è visto Mubarak portato in barella, con il volto emaciato guardare attraverso le sbarre di una gabbia, i rappresentanti di tutti i gruppi politici in Egitto si sono entusiasmati per quello che hanno chiamato un evento storico. A modo loro, hanno dichiarato che giustizia era fatta e che il popolo egiziano aveva trionfato su corruzione e abusi.
 
Parlando a nome dei Fratelli Musulmani, Said Katatani, ha sottolineato che il processo inaugura l'inizio della ricostruzione e dello sviluppo del paese. Per il consiglio supremo del Partito Wafd, Issam Sheikha ha messo in rilievo che non è vendetta ma una manifestazione di giustizia e un chiaro avviso a tutti coloro che governeranno l'Egitto in futuro. Per Sayed Abd Alaal, segretario generale del Partito Tagammu, il movimento nazionale progressista, partito della sinistra, il processo è l'inizio di una nuova vita politica e che il popolo ha dimostrato di poter giudicare chi abusa del potere. Più avanti si spinge Issam al Islambuli, membro del Partito Nasseriaano, per lui è stato fatto un enorme passo avanti verso la costruzione di un nuovo Egitto sulle basi di democrazia, libertà, giustizia e rispetto della legge. Per Ayman el Nur, fondatore del Partito El Rad (futuro),la rivoluzione ha saputo creare nuove regole di giustizia e redistribuzione. In ultimo, ma non per importanza, un membro di " Gennaio 25", il movimento dei giovani, ha dichiarato che il processo a Mubarak è stato " il massimo della giustizia" e che è stato " un evento storico per tutto il mondo, non solo per l'Egitto".
 
Parole, queste, altisonanti come amano usare i politici per descrivere eventi importanti nella storia del paese. Parole adatte a un momento rivoluzionario che ha abbattuto il regime di Mubarak e anche, forse, i sessanta anni di regime militare. Parole che rivelano l'atmosfera del paese e le speranze per il futuro.
C'è solo un problema. I rappresentanti di questi partiti dimenticano, volutamente, e lo fanno dimenticare al paese, come l'Egitto è arrivato a questa pericolosa situazione.
 
I Fratelli Musulmani non vogliono ricordare che loro, insieme al movimento fascista " Giovane Egitto", portarono il paese nel caos negli anni '40, mettendo fine all'unico periodo democratico della storia egiziana, consegnando il paese agli ufficiali con il colpo di stato del luglio 1952. Dimenticano anche lo statuto del loro partito "giustizia e Libertà" che prevede l'istituzione della legge islamica basata sul Corano e la Sharia. In altre parole, una dittatura teocratica che fa rassomigliare il regime di Mubarak a una democrazia liberale.
 
Il rappresentante del Wafd dimentica di ricordare come, durante il suo permanere dagli anni '20 ai '40 al governo, non fosse riuscito a costituire una regime parlamentare, un fallimento che, insieme alle attività sovversive dei Fratelli musulmani, portò al colpo di stato dei militari.
 
Il membro del Partito Nasseriano, che è rimasto attivo sotto Mubarak, non ha ritenuto di ricordare quanto il regime di Nasser fosse una dittatura spietata: venne abolita la libertà di parola, la gente viveva nel terrore di essere arrestata dal Muhabat (servizi segreti) nel cuore della notte, una tecnica che Nasser aveva imparato dai suoi amici nella Mosca sovietica. Nè ha ricordato le esecuzioni dei nemici del regime, ciò che Mubarak non  ha mai fatto. Ancora peggio, non ha ricordato che la nazionalizzazione delle industrie diede un colpo mortale all'economia egiziana, largamente responsabile dell'attuale disastrosa situazione.
 
In ultimo, il rappresentante della coalizione "Gennaio 25" si illude se crede che umiliare Mubarak sia un evento storico per il mondo intero e che cambierà il corso della storia.
 
Questo non vuol dire che Mubarak non sia responsabile della situazione politica ed economica dopo 30 anni di regime. Il popolo egiziano deve però ricordarsi dei fattori sociali e religiosi che sono stati, e lo sono tuttora, la pietra d'inciampo che impedisce il progresso democratico ed economico in Egitto, così come nel mondo arabo.
In molte conversazioni con amici egiziani al Cairo, uno degli argomenti di punta era perchè l'industrializzazione non ha mai varcato le frontiere dell'islam. Perchè non ci sono paesi arabi sviluppati ? Perchè la regione araba è fra le più povere del mondo ? Le risposte date dagli egiziani erano inequivocabili: sono due i fattori che si oppongono al progresso: primo, l'islam, secondo, il carattere feudale/tribale delle società arabe.
Questi due fattori hanno congelato quelle società nel Medio Evo e sono serviti da paravento fra il mondo arabo e l'Europa, dove il progresso aveva fatto passi da gigante, malgrado la loro vicinanza e lo sviluppo degli scambi commercali attraverso il Mediterraneo, il mondo arabo è rimasto indietro mentre l'Europa progrediva.
 
La grande domanda è come uscirà il "nuovo Egitto" dalla rivoluzione del 25 gennaio ? Saprà il paese andare alle radici dei problemi e abbattere gli ostacoli che ne bloccano il progresso ?
Questo processo sarà penoso, lungo e involuto, pieno di pericoli, controversie e conflitti. Un processo che non dovrebbe più esserci nell'immediato futuro, sebbene sia l'unica via da percorrere per salvare questo paese grande e importante.
Ma se d'altro canto, per quanto è stato detto dai politici, e cioè che il processo a Hosni Mubarak, un vecchio e sofferente leader su una barella e rinchiuso in una gabbia, è l'evento che porterà l'Egitto su una strada nuova, allora c'è poco da sperare.

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Romania,Egitto e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta


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