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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Crescente tensione tra l'Iran e gli Stati del Golfo 21/05/2010
Crescente tensione tra l'Iran e gli Stati del Golfo
di Zvi Mazel
(traduzione a cura di Angelo Pezzana)


Zvi Mazel

L'impotenza degli Stati del Golfo

Le relazioni tra Iran e gli Stati del Golfo sono più tese che mai. L'Iran minaccia e  lavora incessantemente per minarne la stabilità.  Dichiara ripetutamente che questi paesi fanno parte del suo territorio storico e se ne riapproprierà al momento opportuno.
Nel frattempo, l'Iran sfrutta  territorio e servizi per aggirare le sanzioni che gli erano state impostienegli ultimi due anni. Società  di comodo sono statie create a Dubai , in Bahrain e Kuwait, per l'acquisto di prodotti sofisticati per conto dell'Iran,  necessari per far progredire il suo programma nucleare. Le banche in questi paesi forniscono anche una cortina di fumo per le transazioni illecite e riciclaggio di denaro sporco per conto dei leader della Guardia Rivoluzionaria.
 Gli stati del Golfo si rendono conto di ciò che sta accadendo, ma nel frattempo,  conducono una politica di appeasement nei confronti di Teheran - anche se sono i primi a non crederci. Tutto questo avviene insieme a un timore crescente, che li rende impotenti nell'affrontare la crisi nucleare iraniana, resa evidente, determinata e aggressiva dalla debolezza americana.

Sovversione iraniana e gli Stati del Golfo  

Il livello di tensione nella regione è aumentato negli ultimi giorni, ancora una volta è venuto alla luce come un esempio della sovversione iraniana negli stati del Golfo.

In Kuwait è stata scoperta una rete di spie che agiscono per conto delle guardie rivoluzionarie iraniane, destinata a creare l'infrastruttura in previsione della conquista  del paese: per incitare gli sciiti contro il regime, creare cellule dormienti pronte ad agire al momento opportuno, e fornire il sostegno economico per tutti i tipi di attività illegali.
I membri del parlamento hanno insistito sul fatto che il Kuwait non debba affrontare l'Iran, e il procuratore generale ha già presentato un atto di accusa alla Corte.Il Kuwait, che si trova tra Iraq e Arabia Saudita in riva al Golfo, è considerato un paese moderato e stabile, con stretti legami con gli Stati Uniti.  Fornisce conoscenze strategiche e linee guida per l'esercito americano in Iraq. Soldati americani in viaggio da e per l'Iraq passano attraverso il Kuwait, così come  esercito, armi e munizioni  degli Usa passano dal Kuwait.

La tensione con gli Emirati sulle Isole occupate

Il confronto si svolge tra Iran e Emirati Arabi Uniti, come ha dichiarato il ministro degli Esteri  Sheikh Abdullah  Zayed al-Nahyan, che ha paragonato l' occupazione iraniana di tre isole appartenenti al suo paese con "l'occupazione israeliana delle terre palestinesi."

 L' Iran conquistato queste isole (Abu Musa e Grande e Piccola Tunb) durante il regime dello Scià nel 1971, anno in cui gli Emirati hanno ottenuto l'indipendenza dal dominio britannico. Negli ultimi anni l'Iran ha governato le isole, stabilendovi dei campi militari. I governanti degli Emirati, d'altra parte, continuano a ribadire la loro richiesta che l'Iran restituisca le isole o accetti  almenoun arbitrato internazionale. Ma l' Iran rifiuta. Il problema è anche all'ordine del giorno della Lega araba, e ad ogni riunione di alto livello, la richiesta di restituire le isole ai legittimi proprietari viene riproposta.

Iran Risponde a Kuwait con derisione e minacce


La risposta iraniana al Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti è stata brutale come sempre.  L' Iran ha totalmente negato che  agiscano e siano operative spie per suo conto in Kuwait e ha avvertito tutti i media della regione  "a non prendere alla leggera la propria responsabilità nel pubblicare informazioni credibili e in particolare [evitare] informazioni prive di fondamento." Questo fatto ricorda la cattura di una cellula di Hezbollah in Egitto, i cui membri sono stati posti sotto processo e condannati a lunga carcerazione.

In questo caso, Hezbollah ha ammesso la sua colpa, ma ha spiegato che l'intenzione era quella di aiutare Hamas a Gaza contro Israele. Tuttavia, tutti sanno che Hezbollah operava al servizio dell' Iran per colpire la stabilità dl regime egiziano.
In risposta alla dichiarazione del ministro degli  esteri degli Emirati Arabi Uniti, l' incaricato 'd'affari presso l' ambasciata in Iran, è stato convocato al ministero degli Esteri dove gli è stata letta una protesta, i cui punti principali erano che "il popolo iraniano si è ritenuto offeso dalla dichiarazione ministro degli esteri e che la risposta a queste dichiarazioni sarebbe stata dura. "Un portavoce iraniano ha detto anche che gli Emirati appartenevano  all' Iran, e quando verrà il momento, sarebbero ritornati sotto il  suo controllo.

Il Leone solitario nel Golfo

Con questi incidenti sullo sfondo, l'agenzia di stampa ufficiale iraniana ha pubblicato un avviso nel quale diffida gli Stati del Golfo a cercare un confronto con questo linguaggio pittoresco:
" Non vi è alcun leone nella regione eccetto quello che si trova sulla sponda opposta agli Emirati. Controlla la sua tana che è il Golfo Persico. Coloro che credono che ci sia  un altro leone nelle vicinanze (e cioè gli Stati Uniti) - bene, sappia che i suoi artigli e zanne sono già stati spezzati in Iraq, Afghanistan, Libano e Palestina. Nulla di buono ci si può aspettare da lui o dalle sue partite di caccia. Oggi sta contando i giorni fino a quando non troverà una via d'uscita che gli permetterà di salvare la pelle. L'Iran, gli Emirati, e gli altri paesi della regione sono, geograficamente, confinanti l'uno con l'altro.
Questo è davvero una valutazione interessante perchè realistica, della condizione della regione fino a quando l'Occidente non modificherà la propria debole politica. 

L' aumento del livello di escalation con il Bahrain

Il confronto Iran- Bahrain ha fatto notizia recentemente, quando il responsabile anti-droga del Bahrain, Mubarak bin Abdallah al-Marri, ha detto in un congresso regionale a Riyadh che l'Iran opera direttamente per contrabbandare la droga in Bahrain e Arabia Saudita, e che entrambi i paesi hanno sventato numerosi tentativi di contrabbando via mare di navi iraniane provenienti dallo stesso Iran.

 Un anno fa, uno dei consiglieri di Khamenei ha annunciato che il Bahrain è stato il 14 º distretto dell' Iran, un annuncio che ha scatenato forti reazioni nel mondo arabo. Il presidente egiziano Mubarak è immediatamente volato a Bahrain per esprimere il suo sostegno. Rapporti saltuari sui tentativi di sovversione iraniana in Barhain vengono redatti con l'aiuto dei cittadini sciiti, che costituiscono circa il 60 per cento della popolazione.
Va ricordato che le autorità del Bahrain hanno prodotto rapporti  di intelligence per l'amministrazione Clinton a metà degli anni 1990, quando l'Iran era dietro alla campagna di sovversione per rovesciare il governo del Bahrain. Nel 1995, Teheran ha acquisito un nuovo obiettivo: gli Stati Uniti  hanno aggiornato la loro presenza navale nel Bahrain, che è diventato il quartier generale della nuova Quinta Flotta degli Stati Uniti. Il successo della sovversione iraniana in Bahrain ha avuto  conseguenze di grande importanza strategica, costringendo al ritiro della Marina degli Stati Uniti dalla sua base principale nel Golfo Persico, dove l'Iran cerca di affermarsi come potenza egemone di tutta la regione.

Qatar - Isolato nel suo sostegno all' Iran

E' proprio il Qatar, che ospita grandi basi militari americane, lo stato che mantiene le relazioni  più cordiali con l'Iran. Questa politica sembra derivare dalla volontà del sovrano del Qatar, lo sceicco Hamad bin Khalifa, che è impegnato in un lungo contenzioso con l'Arabia Saudita, per ostentare la sua indipendenza rispetto agli altri stati del Golfo che si tengono in disparte, lasciando in prima fila l'Arabia Saudita. Il Qatar è influenzato anche dai Fratelli Musulmani, che mantengono una  presenza numerosa  e influente. Nonostante il fatto che i membri della Fratellanza siano sunniti, sostenengono l'Iran nel  conflitto contro gli Stati Uniti.
Due anni fa, il sovrano del Qatar ha invitato il presidente iraniano Ahmadinejad a un incontro al vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo senza informare i suoi colleghi, che hanno espresso il loro disappunto. Egli ha anche inviato il suo capo di stato maggiore a Teheran per esaminare le opzioni per una cooperazione militare. Durante l'operazione militare di Israele a Gaza, ha anche convocato un vertice arabo, insieme con la Siria, che ha auspicato la rottura delle relazioni con Israele, suscitando così l'ira di Mubarak.
La scelta del Qatar si è verificata subito dopo che l'amministrazione Bush ha pubblicato nel 2007  il rapporto "National Intelligence Estimate" sull'Iran, nel quale si affermava  che gli iraniani avevano sospeso le ricerche base del loro programma nucleare nel 2003. Dal punto di vista degli stati del Golfo Persico, questa è stata la prima indicazione che essi non avrebbero più potuto contare sulla determinazione degli Stati Uniti per bloccare l'Iran nella sua ricerca per l'egemonia regionale, per questo il Qatar ha cercato un avvicinamento con l'Iran. 
L' Oman, situato trasversalmente all' uscita del Golfo Persico, cerca di mantenere rapporti equilibrati con Arabia Saudita e Iran, e di recente ha rifiutato di partecipare a un convegno per un'unione monetaria degli Stati del Golfo.

Arabia saudita: una situazione difficile

L'Arabia Saudita, il più grande stato sunnita e il custode dei luoghi santi dell'Islam, è preoccupato. Nonostante abbia speso somme enormi per l'acquisto di armi e attrezzature americane, il suo piccolo esercito non è in grado di prevalere o addirittura affrontare quello iraniano. Anche se si sta facendo tutto il possibile per assistere le forze sunnite in lotta contro la diffusione della marea Sciita sotto ilcomando dell' Iran, come abbiamo visto in Iraq, in Libano, e più recentemente, in Yemen con la rivolta Houthi che è sostenuta dall' Iran.  L'Arabia Saudita orientale, dove si trovano le più grandi riserve di petrolio del paese, contiene una consistente minoranza sciita. Il loro incitamento alla rivolta  da parte dell'Iran potrebbe innescare una guerra civile e infliggere danni mortali sulle risorse e le esportazioni di petrolio saudita ,che rappresenta la pietra angolare della economia saudita e insieme il potere della famiglia reale.
In questa fase, anche se l'Arabia Saudita è nello stesso campo con l'Egitto contro l'Iran, Riyadh preferisce mantenere una relativa calma nelle sue comunicazioni, per evitare provocazioni e aggravare la tensione, nella convinzione che il suo amico, gli Stati Uniti, lo proteggerà. Eppure, i media di proprietà saudita ammettono apertamente l'entità della minaccia iraniana. Ad esempio, Abd al-Rahman al-Rashed, direttore generale della rete saudita Al-Arabiya, ha scritto sul quotidiano saudita  Asharq al-Awsat che si pubblica a Londra, che le armi nucleari nelle mani dell'Iran aiutano il dominio in quella  regione del Medio Oriente attraverso la sovversione: " Temiamo la logica del regime di Teheran, che investe le risorse del paese, per finanziare Hezbollah, Hamas, i movimenti estremisti in Bahrain, Iraq e Yemen, e la Fratellanza Musulmana, e sostiene ogni  gruppo estremista nella regione. Il regime di Ahmadinejad mira ad espandersi, egemonizzare, impadronirsi del potere altrui, e per far questo ha bisogno di un ombrello nucleare. 
Dati i tentativi falliti da parte dell'Occidente di imporre sanzioni contro l'Iran, le voci che arrivano da Washington dicono che la diplomazia è il modo per risolvere la crisi, e che l'opzione militare è fuori discussione, per cui Ahmadinejad non ha nulla da temere, almeno in questa fase. Si rende conto di poter andare avanti con il suo piano eversivo e colpire i paesi della regione. Le manovre provocatorie navali che l'Iran continua a condurre sono infatti destinati a dissuadere gli Stati Uniti e Israele, ma anche trasmettere un messaggio chiaro all' Arabia Saudita e agli Stati del Golfo, quando afferma: "Siamo noi i vostri vicini, e il nostro potere è enorme. Non osate provocarci ".  Tutto questo mentre gli Stati Uniti continuano a non offrire  alcuna risposta.

Zvi Mazel, già ambasciatore israeliano in Egitto e  Svezia, è membro del Centro di Gerusalemme per gli Affari Pubblici.


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