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Ugo Volli
Cartoline
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C’è del marcio in America 17/09/2017
C’è del marcio in America
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Ebbene sì, cari amici, mi spiace moltissimo ammetterlo, da sfegatato filoamericano quale sono, ma c’è qualcosa di marcio oggi in America, e non è certo Trump. Per capire, è meglio partire da un episodio che ha avuto largo spazio sulla stampa americana, ma nessuno su quella italiana. Giovedì notte un saggista e avvocato americano, di nome Ben Shapiro, è riuscito a parlare all’Università di California a Berkeley, dov’era stato invitato da un gruppo repubblicano, e dove fra l’altro è laureato. Per consentirgli questo elementare atto di libertà di parola, c’è voluta l’istituzione di una zona rossa, la spesa di 600 mila dollari di sicurezza, una decina di arresti(http://www.foxnews.com/us/2017/09/15/9-arrested-in-berkeley-protests-relating-to-speech-by-conservative-ben-shapiro.html). Prima di lui, nei mesi scorsi non erano riusciti a parlare altri due giornalisti conservatori molto noti, Milo Yiannopoulos e Anne Coulter. La ragione? I gruppi “antifascisti” dell’università sono ben decisi a non lasciar parlare nessuno che non condivida le loro opinioni, in particolare i “fascisti” come Shapiro. C’è un piccolo particolare però, che Shapiro non è affatto un fascista, è un liberale che vuole ridimensionare i poteri e l’intervento dello stato (esattamente l’opposto di ogni fascismo), è a favore della massima estensione della libertà di parola (esattamente l’opposto di ogni fascismo). Potete sentire qui il suo discorso, dove ne parla (https://www.youtube.com/watch?v=w9eWuqir9J0). E’ perfino un avversario di Trump, contro cui si è pronunciato durante la campagna elettorale dell’anno scorso.

Ma, vedete, Shapiro è un ebreo ortodosso osservante ed è favorevole a Israele. (https://en.wikipedia.org/wiki/Ben_Shapiro). Per questa sua qualità è stata violentemente attaccato dai fascisti veri, a giudizio dell’Anti Defamation Ligue fra i più attaccati giornalisti ebrei dello scorso anno. Ne hanno anche pubblicato una fotografia con la stella gialla e la scritta Jude, che potete ammirare qui, sul rapporto dell’ADL: https://www.adl.org/sites/default/files/documents/assets/pdf/press-center/CR_4862_Journalism-Task-Force_v2.pdf. Inutile dire che il tentativo di impedirgli di parlare con la violenza non è stato affatto condannato dai più autorevoli giornali progressisti americani come Salon (http://www.salon.com/2017/09/15/ben-shapiros-berkeley-speech-wasnt-met-with-the-violence-he-expected/) e il Washington Post (https://www.washingtonpost.com/news/grade-point/wp/2017/09/14/uc-berkeley-braces-for-protests-as-conservative-writer-ben-shapiro-speaks-on-campus/?utm_term=.64ca87660b8a) che l’hanno definito “controverso” e “provocatore” e hanno presentato la cosa come se lui fosse andato a cercarsi lo scontro e non valesse la spesa di difenderlo.

E fra l’altro nella comunità ebraica americana in sostanza nessuno l’ha difeso, a parte Alan Dershowitz (http://www.foxnews.com/opinion/2017/09/14/alan-dershowitz-berkeley-must-defend-ben-shapiros-right-to-speak.html) democratico ma come sempre indipendente e difensore dei diritti. In particolare non hanno detto una parola tutte le anime belle che si erano stracciate le vesti per il gruppetto di patetici “suprematisti” che aveva sfilato qualche settimana fa a Charlottesville in difesa di una statua di un generale sudista, tirando fuori fra l’altro slogan antisemiti. Nessuna meraviglia, dato che la maggior parte degli ebrei americani, in particolare delle correnti reform e conservative, ha ormai sostituito la fede politica democratica all’ebraismo e si sono allontanati da Israele, tanto da opporsi al trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, come si vede dai dati di questo sondaggio: http://www.jpost.com/Diaspora/Most-American-Jews-do-not-want-Trump-to-move-US-embassy-to-Jerusalem-survey-says-504997. Non è certo un caso che la sinagoga più chic del movimento riformato, il Temple Emmanu-El della V Strada nell’Upper East Side di New York ospiti a gennaio per il mese della cultura ebraica l’ex presidente Obama (biglietti a 229 dollari, subito esauriti) e nel programma delle prossime conferenze figurino sua moglie Michelle, il suo vice Cheney, la sua mancata erede Hilary Clinton, controbilanciate solo (pochissimo) dalle due figlie del presidente G.W.Bush: una vera dichiarazione di fede politica. (http://www.jpost.com/Diaspora/Obama-to-address-NYC-synagogue-505112).

Il marcio sta dunque nella parte sedicente “progressista” e “illuminata” della società americana, che vede i fascisti travestiti da antifascisti che si sono scontrati in Virginia e in California con la polizia per impedire ai loro avversari di parlare come compagni che sbagliano, con cui mantengono molti legami. Vi faccio due esempi. Una è la figura barbina che ha fatto l’Università di Harvard e in particolare la sua “Scool of Government”, fucina di grandi politici, invitando a fare il “fellow” cioè lo studioso lì, Chelsea Manning, la spia confessa condannata per tradimento per aver fatto uscire i documenti segreti che doveva custodire quand’era soldato (https://www.aol.com/article/news/2017/09/13/sean-spicer-chelsea-manning-named-fellows-at-harvard/23207971/). Una figura ributtante per ogni americano normale: l’onore che aveva ricevuto aveva messo letteralmente sotto assedio Harvard con lettere di protesta, dimissioni (http://nypost.com/2017/09/14/ex-cia-director-resigns-from-harvard-over-manning-fellowship/) , minacce di boicottaggio, tanto che dopo due giorni l’università aveva dovuto cedere ritirando l’invito ( https://www.thecrimson.com/article/2017/9/15/iop-withdraws-manning-invitation/). Ma resta l’idea della più importante università americana di indicare ai giovani come modello un traditore per ragioni ideologiche.

L’altra storia riguarda la corsa a governatore di Chicago, un affare tradizionalmente democratico. Il candidato dato per vincente, il democratico Daniel Biss aveva scelto come vice un politico di estrema sinistra, membro dei Democratic Socialist of America e molto vicino a Sanders, Carlos Ramirez-Rosa, illudendosi certamente di pescere così voti fra gli obamiani locali, che sono molto forti (http://www.foxnews.com/politics/2017/09/15/anti-israel-ties-causing-problems-for-democratic-candidates.html). Ma ha dovuto abbandonarlo dopo che è emerso lo scandalo del suo appoggio sfegatato al movimento di boicottaggio di Israele e della sue accusa all’America che “finanzia l’oppressione del popolo palestinese”. (http://abc7chicago.com/politics/daniel-biss-drops-running-mate-carlos-ramirez-rosa-in-governors-race/2384604/). Vi invito ad andare a vedere la sua pagina facebook qui (https://www.facebook.com/carlosforchicago/posts/815120678659094) per capire di che tipo si tratta.

C’è del marcio, lo ripeto. C’è qualcosa che puzza nella sinistra americana, anche quella “democratica” e per bene (aggiungo solo che due giorni fa è venuto fuori lo scandalo di Facebook, guidato da un ebreo come Mark Zuckerberg, che fra le categorie di pubblico presentate agli inserzionisti nella campagna per ottenere pubblicità, accanto ai bambini e agli amanti della montagna, ai vegetariani e alle donne incinte, ha inserito gli “antisemiti”: http://jspacenews.com/facebook-listed-jew-hater-category-advertisers/). Speriamo che la parte sana dell’America, quella che ha votato per Trump, ce la faccia a rovesciare questa pericolosissima tendenza all’antisemitismo e al fascismo di sinistra, all’odio per l’America e per i valori occidentali.

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