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Ugo Volli
Cartoline
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Tacitare la ragione 11/09/2017
Tacitare la ragione
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

in questi giorni ho fatto qualche volta l’errore di partecipare alle discussioni nei social media sullo stupro di Rimini e sulla bambina morta di malaria a Trento e sono stato regolarmente liquidato subito come “razzista” o peggio per aver osato sostenere che non si poteva escludere a priori per ragioni “morali” che in questi tragici eventi avesse parte il fenomeno dell’immigrazione. Mi era già successo prima in diverse occasioni: chi sostiene la posizione politically correct su temi attinenti l’immigrazione, magari anche con parole forti, non sopporta di essere contraddetto. Chi non ci sta è un fascista, un teppista e certamente un razzista. Non merita il nobile nome di intellettuale, anche se fa un mestiere come il mio. Delude, si credeva che fosse una persona intelligente essendosi occupato chessò di teatro o di semiotica, ma ora si vede di che pasta è fatto. O forse è rimbecillito, ha perso lucidità. Qualche indulgente dice che dev’essere per questioni personali. Non voglio certo riaprire qui le discussioni da cui mi sono presto estraniato, credo che sia importante però analizzare il metodo assiomatico e autoritario di chi “non ammette” discussioni che potrebbero ledere l’onorabilità dei clandestini, perché è così che si giustificano anche le censure dei media, le loro pretese di detenere verità rivelate il cui contrario sarebbero le “disinformazioni” dei social, le cancellazioni di pagine e siti richieste ai provider dai politici e così via.

Cerco di procedere ordinatamente. Il primo limite di queste argomentazioni – chiamiamole così – è di essere ad personam. Se si discute sul valore della radice quadrata di 144, sulla rotondità della terra o sulla diagnosi di una malattia (problemi che naturalmente possono essere risolti con gradi molto diversi di certezza), le convinzioni politiche degli interlocutori non c’entrano. Se Stalin in vita sua avesse sostenuto che 2+2=4 o che il sangue circola nell’organismo umano sotto la spinta del cuore, avrebbe avuto ragione e così Hitler, Barbablu, chi vi pare. Se al contrario Socrate o Buddha o Dorothy del Mago di Oz l’avessero negato, avrebbero avuto torto. Buona parte dei problemi in discussione in questi giorni hanno almeno un lato empirico. O nel contagio malarico della bambina di Trento vi è stata una trasmissione che coinvolgeva degli immigrati o no. Forse non è possibile saperlo, ma si tratta di fatti, non di principi morali. E dunque chiunque sostenga severamente che non bisogna neanche pensare che c’entrano gli immigrati, perché è razzista dire che l’immigrazione c’entra con le malattie, sostiene una sciocchezza intimidatoria.

Secondo tema: dire che vi è rapporto fra la presenza di immigrati e quella di malattie tropicali, oppure che vi è un tasso di stupri commessi da immigrati ben superiore a quello dei cittadini italiani o ancora che gli attentati terroristici degli ultimi anni in Occidente sono stati compiuti in larga parte da immigrati o figli e nipoti di immigrati islamici, non implica naturalmente che tutti gli immigrati siano malati o stupratori o terroristi. E’ ovvio che non è così. In realtà la discussione non si dovrebbe svolgere sulle qualità positive o negative dei singoli individui che sono arrivati in Europa in questi anni, ma sulle politiche dell’immigrazione, cioè se sia opportuno o no favorire e non reprimere l’immigrazione clandestina come hanno fatti i governi europei e l’Unione e come chiedono il Papa, gli intellettuali di sinistra e la maggior parte dei media. Facendo un paragone volutamente improprio, chiedersi se è bene o no limitare la velocità della circolazione automobilistica in una certa strada o vietarla del tutto per evitare incidenti, inquinamento ecc., con però la conseguenza di rendere difficile la circolazione e danneggiare gli abitanti e i negozianti, non vuol dire certo insinuare che gli automobilisti siano criminali.

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Terza questione. Essere contro l’immigrazione non c’entra affatto col razzismo. Intanto non esistono le razze (checché ne dicano i fascistoidi “progressisti” americani, stile “Balck lives matter”). E’ scientificamente dimostrato che caratteri come il colore della pelle o la forma del viso non determinano altri tratti genetici importanti e che la variabilità genetica all’interno di qualunque popolazione umana è maggiore di quella fra le diverse popolazioni. Poi sarebbe ridicolo sostenere che gli immigrati siano una razza e anche che i musulmani lo siano. Le provenienze etniche dei clandestini e anche dei musulmani sono le più diverse; quel che conta è la cultura (nel senso antropologico) di cui sono portatori e che si conserva per generazioni nonostante l’attribuzione di cittadinanza, la scolarizzazione ecc., come dimostra l’esperienza: vale a dire che rapporti intrattengono fra generi, fra generazioni, con popolazioni, fedi, orientamenti sessuali diversi. Non vi è nulla di razzista nel non volere che abbiano spazio fra noi coloro che credono che le bambine vadano infibulate, i gay uccisi e gli infedeli eliminati con le buone o con le cattive eccetera.

In quarto luogo bisogna anche pensare che vi sono immigrati che accettano i costumi del paese in cui entrano, o cercano di non offenderli, comunque non impongono i loro, pur mantenendo la loro identità. E’ stato il caso della lunghissima diaspora ebraica, che non ha mai cercato di de-cristianizzare l’Europa o di de-islamizzare i paesi arabi; ma oggi è anche il caso di molte forme di immigrazione che non suscitano particolare resistenza, o l’hanno presto superata, dai filippini agli indiani, da europei come i polacchi e gli albanesi fino ai cinesi che pure hanno comunità chiuse e molto impositive.

Quinta questione (e ultima per ora). E’ del tutto irrealistico pensare che siamo di fronte a una necessità storica. La stragrande maggioranza degli immigrati non fugge da guerre o persecuzioni (il 90%, anche nelle mani “accoglienti” di Ong e chiesa, non è riconosciuto come rifugiato politico) ma va in cerca di occasioni economiche. Ogni paragone con la Shoà non solo è falso, ma è semplicemente offensivo. Ripeto, si tratta di persone alla ricerca di una sistemazione economica. Il problema è che non lo fa come gli immigrati europei (anche italiani, anche ebrei) che sono andati a lavorare nelle Americhe, dopo essersi procurati un permesso e rispettando le regole, ma lo fa da clandestini, violando cioè regole e leggi e mirando in buona parte non a un lavoro, ma a un mantenimento senza contropartita, come in effetti viene loro accordato. E’ evidente dai puri numeri che una migrazione del genere non può risolvere i problemi economici dei luoghi da cui arriva, anzi sottrae loro risorse. Anche se noi accogliessimo 10 milioni di immigrati l’anno, dieci volte di più di quel che stiamo facendo, non incideremmo per nulla sui problemi demografici di Africa, Bangla Desh, Pakistan, ecc. In cambio distruggeremmo certamente i nostri equilibri civili e la nostra economia (alla faccia di chi dice che gli immigrati ci pagheranno la pensione: forse quelli legali che lavorano aiuteranno, ma non certo la grande maggioranza che vive di sussidi e di accattonaggio, se non peggio).

Quel che è successo nell’ultimo mese, con l’abbandono del servizio di passaggio delle Ong che andavano a raccogliere i migranti sulle coste libiche e ce li scaricavano nei porti, un abbandono che ha comportato la caduta radicale degli ingressi e anche dei morti in mare, dimostra che l’immigrazione è soggetta a una legge della domanda e dell’offerta. Se c’è offerta di passaggi in Europa e poi di soccorsi, sussidi, alloggi ecc., la domanda cresce. Se l’offerta diminuisce, anche la domanda diminuisce. I dati storici mostrano che la spinta all’immigrazione non dipende da guerre, persecuzioni, malattie, carestie nei luoghi di partenza (che ci sono sempre stati), ma dall’apertura dell’”accoglienza” da noi. Chi “accoglie” aumenta l’emergenza, il numero dei tentativi, i morti e i disagi di tutti. Dato che non è possibile risolvere i problemi dell’Africa e del mondo islamico con l’immigrazione, la sola scelta politica razionale è quella di chiudere la porta all’immigrazione clandestina (eventualmente stabilendo quote di immigrazione legale, con l’indicazione delle competenze richieste) e cercare di “aiutarli a casa loro” investendo, spostando produzione ecc. come del resto l’Europa ha fatto abbondantemente in posti sufficientemente organizzati (come Tunisia, Romania, Bangla Desh ecc.). Per aver detto questa cosa ovvia Renzi si è preso del fascista e del razzista, ma in realtà sono fascisti quelli che cercano di tacitare la ragione con argomenti ad personam.

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