venerdi 29 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
Perché non vinceranno 27/08/2017

Perché non vinceranno
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

adesso sta venendo di moda dire che l’Isis non è poi tanto forte e che non vincerà. L’avete letto su due articoli l’altro giorno su IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=67394 ), io stesso martedì scorso ho pubblicato sulla mia pagina Facebook un intervento di Peppino Turani in questa direzione. Turani dice che sul piano militare l’Isis non vale niente, perché non ha aviazione, missili, marina; che gli attentati sono un’arma debole, sia perché non incide sui rapporti di forza, sia perché non ha base tecnologica.
Peccato però che questi attentati “deboli” colpiscano molto l’opinione pubblica, e continuano nonostante le ridicole pretese dell’Unione Europea (che con faccia tosta più unica che rara ha addirittura invitato Israele a imparare da lei le sue “buone pratiche” di “deradicalizzazione”, ma è stata presa a sberleffi: http://www.jpost.com/Opinion/Editors-Notes-Europes-moral-compass-503353 ).

Il problema ovviamente non è l’Isis, ma l’Islam. E anche qui si sostiene che le società musulmane sono un disastro, incapaci di vitalità economica, nonostante cent’anni di rendite petrolifere, senza industria, senza ricerca scientifica (che farebbe a pugni col Corano), senza quel minimo di infrastrutture civili (anch’esse anticoraniche) che sono necessarie allo stabilirsi di società ed economie moderne.

E’ vero: a più di cinquant’anni dalle ultime “liberazioni” dal colonialismo (Tunisia 1954, Algeria 1962, Libia 1951, Siria 1946, ecc.) nessuno di questi stati ha raggiunto un livello di vita accettabile e una capacità economica scientifica e tecnologica più che trascurabile.
Il caso degli stati del Golfo è diverso, per la pioggia d’oro ricevuta dal petrolio, per lo più sprecata; ma anche in Arabia, Kuwait, Iraq o Qatar non vi è società civile né economia che non dipenda dalle rendite petrolifere. E queste stanno perdendo importanza, perché la tecnologia occidentale ha imparato a usare gli idrocarburi da sabbie e scisti bituminosi, che sono molto più diffusi dei giacimenti petroliferi classici.
I soli paesi musulmani che hanno una economia e una tecnologia che appartiene al nostro tempo non sono arabi (Iran, Turchia, Pakistan).
Dell’Africa musulmana non val la pena di parlare. Anch’essi non sono affatto messi bene, sul piano economico e soprattutto della vita civile e della convivenza internazionale, ma questo è un altro discorso.

Dunque è vero, le basi economiche, industriali, tecnologiche e anche militari (perché queste dipendono da quelle) per un dominio mondiale l’Islam proprio non le ha.
Se dovessi indicare un pericolo serio per l’Occidente da questo punto di vista, non avrei dubbio: la Cina può aspirare al dominio o almeno all’egemonia sul mondo, non l’Islam (e fra l’altro, per quelli che non ci badano, ha appena aperto una base militare a Gibuti ( http://edition.cnn.com/2017/07/12/asia/china-djibouti-military-base/index.html ), un posto strategico per l’Europa (e anche per Israele) giacché col dirimpettaio Yemen in guerra civile controlla l’ingresso del Mar Rosso, da cui passa tutto il nostro petrolio e tantissime merci.

La distanza dalla Cina è 7.000 km in linea d’aria e circa il doppio con le effettive rotte marittime. L’Islam però ha due armi (e mezza, con quella del petrolio che si sta spuntando). La prima è la demografia, che è nettamente più alta non solo di quella europea (ben sotto la soglia della conservazione della popolazione (http://www.pewresearch.org/fact-tank/2017/04/06/why-muslims-are-the-worlds-fastest-growing-religious-group/ ). E lo sa benissimo: l’ha detto a suo tempo Arafat (e forse prima Ben Bella) e lo ha ripetuto Erdogan: il ventre delle donne è per loro un’arma (http://www.ilfoglio.it/cultura/2017/03/18/news/lislam-con-erdogan-lancia-la-sfida-demografica-alleuropa-delle-culle-vuote-125930/ ). Ma anche questa differenza va appiattendosi: “Nel 2005-10, secondo le valutazioni delle Nazioni Unite (2011) la fecondità era approdata a livelli relativamente moderati: limitandoci ai paesi più popolosi, il numero di figli per donna era sceso a 1,8 in Iran; 2,1 in Indonesia e Turchia; 2,4 in Bangladesh; 2,8 in Egitto; 3,6 in Pakistan. Un terzo, o la metà, dei livelli prevalenti prima degli anni ’80.” ( http://www.greenreport.it/news/comunicazione/nel-2030-leuropa-davvero-islamica-ci-dice-demografia/ ).

L’altra arma è la violenza indiscriminata interna ed esterna che caratterizza tutte le diverse forme dell’Islam da sempre, la loro religiosa dedizione a estendere la religione con le armi. Beninteso, non sto dicendo che ogni singolo musulmano è un combattente o un terrorista, le cose non stanno certo così. Ma se guardate dove c’è guerra in questi decenni, dalla Nigeria al Caucaso, dalla Bosnia allo Yemen, dall’Afghanistan a Israele, passando per la Siria e l’Iraq, l'Azerbaijan e il Sudan, ci sono sempre di mezzo i musulmani.
Se provate ad andare indietro con i secoli, vedrete che è sempre stato così. Non sarà sempre colpa loro, saranno stati anche aggrediti, però… Le due ragioni di possibile dominio islamico (demografia e bellicosità) sarebbero facili da limitare, in un mondo razionale: basterebbe tenere lontane le popolazioni che ne sono portatrici, stabilire una distanza di sicurezza.
Israele non può, perché ce l’ha in casa e così probabilmente anche la Russia, certi paesi africani, l’India – che dovranno comunque difendersi con le armi. L’Europa (a parte i Balcani) ha avuto la fortuna geografica di essere separata dall’Islam da mare e il merito storico di essersi liberata dai ripetuti tentativi di conquista, fra la battaglia di Poitiers, la Reconquista spagnola, Lepanto e i due assedi di Vienna.
Negli ultimi due o trecento anni, Francia e Gran Bretagna hanno avuto la cattiva idea di stabilire terre coloniali in tutto o in parte islamiche (il Magreb e la Siria da un lato, l’India, l’Egitto, l’Iraq dall’altro).

Quasi per contrappasso, finito il dominio coloniale, si sono presi come cittadini dei gruppi di ex colonizzati. Non a caso sono fra le nazioni più bersagliate dal terrorismo islamico, che – badate bene, e pensateci quando dovrete giudicare sullo ius soli – per oltre il 70% è perpetrato da gente che viene dai paesi islamici, ma cui è stata concessa la cittadinanza, come mostra questo rapporto, tanto più interessante quanto ideologicamente favorevole all’immgrazione: http://www.ispionline.it/it/Ebook/Rapporto_RADICALIZZAZIONE_JIHADISMO_ITALIANO/Jihadista_ITA_WEB.pdf. L’Italia, che aveva provato a imitarli, per fortuna ci è riuscita poco tardi e male e non si era imbarcata nessuna popolazione ex colonizzata.

Dunque l’Europa aveva il modo di essere più o meno esente dalle minacce musulmane e in effetti lo è stata a lungo. A parte gli attentati importati in Francia dall’Algeria, fino a pochi anni fa la voce “terrorismo islamico” poteva riguardare Israele o la Russia, l’India o i Balcani, noi non c’entravamo. Poi però sono venuti gli imbecilli di buona volontà. Da vent’anni circa si è proclamata una politica europea dell’”accoglienza” (https://ec.europa.eu/home-affairs/sites/homeaffairs/files/e-library/docs/timeline_en/timeline_en.pdf ) che progressivamente ha introdotto il discorso dell’”asilo” sotto quello della “migrazione legale”. Con le “primavere arabe” dal 2011 non solo si è cercato di mettere al potere gli islamisti della Fratellanza Musulmana, ma anche di creare un flusso di immigrazione capace di colmare il “buco demografico”, o magari quello elettorale della sinistra.

Prima, per commuovere la popolazione, si è parlato di “profughi di guerra”, poi, di fronte all’evidenza che la guerra non c’entrava molto con l’immigrazione islamica, si è iniziato a spiegare che immigranti economici e rifugiati sono la stessa cosa. Ma non c’è nessun “destino” che impone ai musulmani di scaricare il loro eccesso di popolazione in Europa, come si è dimostrato con il drastico ridimensionamento degli arrivi avvenuto appena ci si è decisi a chiedere gentilmente alle Ong di rispettare la legge.
C’è stato, c’è ancora un calcolo politico suicida. L’Islam potrebbe farci poco male se non lo importassimo in Europa. Ogni attentato che avviene in Europa è responsabilità politica dei politici, dei capi religiosi, dei giornalisti, degli intellettuali che hanno protetto l’invasione.

Qui però, vorrei fare un’ultima considerazione. In effetti gli islamisti sono meno pericolosi di quel che sembra. Perché sono sciocchi e arroganti. Invece di attendere di avere una minoranza abbastanza consistente per prendere il potere, grazie alle politiche immigrazioniste della sinistra europea, fanno prevalere l’odio, il loro antico istinto culturale per la strage e la distruzione dei nemici. E quindi non si accontentano di costruire roccaforti, di organizzare l’invasione, di farsi alimentare dall’economia dei loro nemici, com’è tradizione di tutti gli eserciti invasori (e anche di molti animali che vivono della carne delle loro vittime). No, fanno degli attentati completamente inutili e insensati sul piano militare, che hanno il solo senso di galvanizzare le loro file.
E’ una scelta insensata, perché ogni attentato produce una certa presa di coscienza da parte dell’elettorato, rompe l’incanto della propaganda buonista, insomma pone il presupposto per il rovesciamento delle politiche autodistruttive e suicide dell’”accoglienza”. E’ difficile rimettere insieme un vaso rotto, sarà difficile annullare i danni dell’invasione, nessun governo tedesco potrà per esempio far ritornare a casa tutto il milione di clandestini che la Merkel ha fatto entrare nel 2015.

Ma quelle politiche di “accoglienza” indiscriminata già non appaiono più legittime agli elettori, i candidati anche di sinistra devono promettere quantomeno limiti all’invasione per poter cercare di vincere. Tutto grazie alla sete di sangue degli islamisti. Che non solo non sono capaci di sviluppare le loro terre e di gestirle in maniera civile, ma con attentati come quello di Barcellona mostrano chiaramente quel è il contributo che intendono dare all’Europa, qual è la “civiltà” che intendono imporre. Perché, come dice un vecchio proverbio, il diavolo farà anche bene le pentole, ma non è capace di fabbricare i coperchi.

 

Immagine correlata
Ugo Volli - clicca sulla copertina del libro per tutte le informazioni e procedere all'acquisto


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT