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Ugo Volli
Cartoline
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Il destino cinico e baro 27/06/2016
 

Il destino cinico e baro
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

a destra: Altiero Spinelli

Cari Amici,

Come sapete questa rubrica si chiama “cartoline da Eurabia”, fondandosi non solo sulla parola proposta da Bat Ye’or, ma anche sulla sua diagnosi storico-politica, per cui l’Europa del dopoguerra si è costruita sul progetto nato in Francia di una “integrazione” con le popolazioni del Terzo Mondo, che poi era una resa all’Islam e disponibilità all’abbandono delle identità nazionali europee.

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Meglio Churchill

Nessuna meraviglia dunque che io abbia guardato con interesse a tutti i sintomi del rigetto di tale politica, abbia registrato con cura in questi anni una crescente domanda politica in senso contrario, che chiedeva resistenza alla silenziosa invasione islamica, difesa attiva dei principi di libertà che sono il portato più prezioso della cultura europea, tutela delle differenze culturali nazionali e regionali. Purtroppo, come ho detto tante volte, questa domanda politica non ha incontrato se non in rari casi un’offerta adeguata, cioè una risposta democratica a Eurabia, che l’avrebbe fatta vincere senza rischiare di sdoganare le vecchie ideologie nazionalistiche e fasciste.

La Brexit è uno dei casi in cui questa risposta c’è stata. Per ottenere la maggioranza di governo il leader conservatore David Cameron si era impegnato a indire un referendum sull’uscita del Regno unito dall’Unione Europea, e senza usare trucchetti all’italiana ha mantenuto la sua promessa, anche se personalmente era favorevole alla permanenza nell’Unione.
Ci sono stati alcuni politici furbetti che l’hanno rimproverato per questo, ma in Gran Bretagna i politici sono persone serie, fanno quel che dicono, se perdono si ritirano, evitano il trasformismo che domina nella nostra tradizione. Se non lo facessero sarebbero squalificati per sempre. E’ lo stesso conflitto culturale che porta molti politici e giornali italiani ad esaltare l’iniziativa grottesca di quanti vorrebbero ripetere il referendum: come se un’elezione o una partita di calcio si potessero rifare se il risultato non ci soddisfa, senza bloccare all’infinito ogni decisione.

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La cosa che mi ha più colpito in questa storia non è tanto l’insoddisfazione, quanto la massa di insulti e di insinuazioni cui sono stati sottoposti gli elettori inglesi. “Disinformati” che “producono disastri epocali” (Giorgio Gori, sindaco Pd di Bergamo: http://www.bergamonews.it/2016/06/24/gori-contro-i-disinformati-alle-urne-per-votare-servirebbe-un-esame-di-cittadinanza/227279/ ), “i vecchi, i nostalgici i furibondi gli egoisti i razzisti gli hooligans e i Populisti” (Alain Elkann http://www.lastampa.it/2016/06/25/cultura/opinioni/editoriali/una-testimonianza-da-londra-j5x4pbi35oDV6ESOpXGBeO/pagina.html ); “gli anziani, i meno istruiti e gli inglesi di provincia per andarsene.” (Gramellini: http://www.lastampa.it/2016/06/25/cultura/opinioni/buongiorno/traditi-dai-coetanei-dei-beatles-180jfuw7Z9FaV0LBCq1FDL/pagina.html );
“il Popolo asservito, quasi isterico, al cospetto di ogni malfattore che abbia condotto l'Europa sull'orlo baratro" (Roberto Saviano http://m.dagospia.com/saviano-brexit-ha-vinto-il-popolo-me-lo-ricordo-il-popolo-acclamare-hitler-e-mussolini-127506 ).
“Decrepita alleanza” di cui “fanno parte i «little Englanders» di provincia e di campagna; i cittadini meno istruiti, su cui le informazioni scivolano come l’acqua sulle piume dei pellicani di St James’s Park; i nostalgici di ogni età, incapaci di rassegnarsi a un’evidenza” (Severgnini http://www.corriere.it/esteri/16_giugno_25/decrepita-alleanzalo-sgambetto-nonnialle-nuove-generazioni-6e8a54e0-3a46-11e6-b0cd-400401d1dfdf.shtml ).

Potrei andare avanti fino a riempire con le citazioni una decina di queste rubriche, ma mi fermo qui. Agli inglesi che hanno votato si rimprovera di essere “anziani” (in certi casi “egoisti” che decidono - si dice con eleganza - di un mondo che non li riguarda). Ma in tutte le costituzioni del mondo ci sono limiti di età minimi e non massimi per il voto, forse con l’idea un po’ fuori moda che la saggezza c’entri con la politica; e poi non erano molto anziani, anche quando hanno deciso, presidenti europeisti come Napolitano, Pertini, Ciampi? Non sarà un po’ fascita questa esaltazione della “giovinezza”? Li si rimprovera - badate bene, da sinistra - di essere “provinciali”, “poco istruiti”, addirittura “poveri”.

Si sono mai sentire critiche del genere per qualche elezione? Com’erano gli elettori che hanno tolto all’Italia il nucleare o che hanno bocciato la privatizzazione delle scassatissime municipalizzate dell’acqua?
Gli elettori del Pd sono giovani o vecchi? Provinciali o cittadini? Ricchi o poveri? C’è qualcuno (lo stesso Gori, ma anche parecchi altri, come il giornalista americano David Harsanyi del Washington Post: http://www.ilpost.it/2016/05/25/democrazia-voto-ignoranti/ ) che ha posto il problema in questi termini: “Devono votare anche gli ignoranti?”. E’ una bella domanda, che ricorda gli argomenti dei conservatori quando si trattava di introdurre il suffragio universale.
Bisognerebbe fare un esame agli elettori, dicono. Il problema naturalmente è chi lo progetterebbe e chi lo giudicherebbe. Ho qualche sospetto che Gori non mi farebbe votare, anche se ho il sospetto di aver studiato qualche anno più di lui.

Che volete , forse il criterio migliore sarebbe la tessera del Pd o l’abbonamento a Repubblica. Altri, come Monti, spiegano che è sbagliato far votare la gente sui temi importanti, è un “ abuso della democrazia" (http://www.huffingtonpost.it/2016/06/18/brexit-monti-cameron_n_10542632.html ). O, come ha detto Napolitano un "azzardo sciagurato" (http://www.huffingtonpost.it/2016/06/25/brexit-napolitano_n_10668746.html ).

Sono reazioni così scomposte che io francamente non me le aspettavo.
Vi propongo tre conclusioni:
1. La sinistra non crede più nella democrazia. Non è sicura di avere l’appoggio della maggioranza e oscilla fra la bestemmia al “destino cinico e baro” (spiegazione di Saragat alla sconfitta del ‘53) e la tentazione di “sciogliere il popolo” dato che non ha più fiducia del governo (battuta di Brecht, sempre del ‘53, quando avvennero grandi manifestazioni operaie contro in partito comunista in Germania Est). E’ un problema molto serio che si è visto anche in Israele in occasione delle ultime elezioni. E dato che chi che ha voltato le spalle alla sinistra sono proprio le classi popolari, si è visto anche alle ultime elezioni italiane, la sinistra crede adesso che essere povero o anziano o poco scolarizzato sia un buon motivo per perdere il diritto al voto: un balzo indietro di cento anni buoni. Che il rancore verso il popolo - Saviano style- sia un sentimento di sinistra è veramente una svolta interessante.

2. La stessa sinistra non è disposta a perdere, vive il conflitto come radicale e irrimediabile, è disposta a rovesciare il tavolo pur di non ammettere la sconfitta. Lo si è visto con gli appelli al golpe di Haaretz, giornale fiero della sua tradizione di estrema sinistra, lo si vede negli appelli vendicativi contro la Gran Bretagna oggi. E’ divertente che democrazie giovani e incerte ed economie da sempre scalcinate come la nostra abbiano la pretesa di insegnare agli inglesi,che hanno inventato sia il capitalismo che la democrazia, nei termini in cui li intendiamo oggi, come si fa ad allacciarsi le scarpe. Ma è anche pericoloso. I margini del dissenso si stanno erodendo.

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3. Alcuni dicono di non amare l’Unione Europea di oggi, di cui riconoscono il carattere ottusamente burocratico e la mancanza di democrazia (per chi avesse dei dubbi in merito, raccomando “Il mostro buono” di Enzesberger, un libro di alcuni anni fa ma ancora attualissimo). E però dicono di restare attaccati all’ideale europeo che è buono, e magari, come Saviano, si rifanno all’ideale di Spinelli e del suo manifesto di Ventotene.
Be’, vi invito a leggerlo (lo trovate qui http://novara.anpi.it/attivita/2015/manifesto%20di%20ventotene.pdf ). se non avete pazienza, vi suggerisco di leggere solo l’ultima parte. Vi troverete frasi some questa: “[Il partito rivoluzionario europeo] attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto, non da una preventiva consacrazione da parte della ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato e attorno ad esso la nuova democrazia.
Insomma, l’europeismo nasce stalinista e totalitario, con la pretesa di “dirigere le masse”, che è rimasta agli euro-burocrati di oggi, privi di rappresentanza democratica e totalmente autoreferenziali.
Nasce esplicitamente contro i popoli e le culture nazionali, giudicate reazionarie e fascisteggianti. L’unione europea si fonda su un’ideologia di disprezzo per i concreti cittadini europei e le loro culture, su un ennesimo utopismo della rifondazione per via politica dell’uomo nuovo, che nel caso europeo recente porta a un tacito ma effettivo tentativo di rimescolamento demografico per depotenziare le culture tradizionali. E’ anche in opposizione a questa autoreferenzialità astratta dell’Unione Europea, a questo tentativo di trasformare radicalmente la loro cultura, che gli inglesi (sia pure con un predominio dei vecchi, dei provinciali e dei meno ricchi) hanno creduto di dover difendere la loro identità affrontando il rischio economico della Brexit.
E’ possibile che altri li seguano presto oppure no. Ma forse anche gli snobbissimi Saviano e Monti, Gori e Gramellini dovranno prendere atto che in Europa più o meno la metà della popolazione non sta più al gioco: erano anche quasi il 50% alle elezioni austriache non si capisce se di più o di meno, perché la vittoria della sinistra era così truccata da indignare anche Repubblica (http://www.repubblica.it/esteri/2016/06/23/news/austria_le_presidenziali_di_maggio_si_trasformano_in_farsa-142641971/ ), è stato così in Polonia, in Spagna, anche se il tema elettorale era un altro, sarà così probabilmente anche da noi.

E forse dovranno prendere atto del fatto che gli “ignoranti” sono almeno quanto i saggi o sapienti europeisti che vogliono indicare ai primi la strada, per il loro bene, naturalmente: perché la democrazia ha un sacco di difetti, come spiegava Churchill, è un sistema pessimo, ma gli altri sono tutti peggiori.
Soprattutto perché se si smette di contare le teste (tutte le teste, anche quelle dei “coetanei dei Beatles”, come dice elegantemente Gramellini, il rischio è che a qualcuno venga voglia di tagliarle.

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Ugo Volli


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