domenica 19 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
La sola difesa 12/07/2015

La sola difesa
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: l'incendio di una sinagoga durante la Notte dei Cristalli

Cari amici,

alcune settimane fa, durante la visita alla città polacca di Lodz, di cui vi ho parlato, ho visitato in un centro dedicato alla memoria della Shoà due mostre. Una esponeva i messaggi dei diplomatici di tutto il mondo (incluse l'Italia, la Francia, gli Stati Uniti, il Vaticano) alla notte dei cristalli, il vero punto di partenza dello sterminio degli ebrei nel 1938. Di solito viene presentato come una serie di devastazioni di incendi e di omicidi organizzati dal nazismo, con una certa componente di partecipazione popolare. Leggendo questi materiali si capisce che i diplomatici di tutto il mondo e dunque anche i loro governi avevano perfettamente capito che era l'inizio di uno sterminio. Ma naturalmente si guardarono bene dall'intervenire anche solo con un ammonimento al governo nazista. Era del resto il momento dell'appeasement, del trattato di Monaco, di Chamberlain. Come oggi con l'Islam e con l'Iran. Contraddire il luogo comune obbligatorio di un nazismo, sì, un pochino rude, ma con le sue bone ragioni, diventare “nazistaofobi” sarebbe stato del tutto contrario al buon senso politico e soprattutto alla political correctness, che c'era anche se non si chiamava ancora così. Roba da maleducati, come allora Churchill e oggi Netanyahu.

Accanto c'era una serie di filmati di interviste a Karski, l'esponente della resistenza polacca mandato nel '42 in Occidente per spiegare ai governi inglese e americano che cosa stava accadendo in Polonia. Informazione Corretta gli ha dedicato parecchi articoli e anche una giornata di studio, vi consiglio molto la lettura del suo libro “La mia testimonianza davanti al mondo” che racconta esattamente quel che accadeva nei ghetti ebraici delle grandi città e nei campi di sterminio e che fu un best seller in America nel '43: sì, nel '43, quando ancora buona parte della Shoà non era stata consumata e si poteva fermare Auschwitz: tutti sapevano, non solo i leader politici e militari, milioni di persone lessero il libro... ma non accadde nulla. In questi filmati Karski racconta i suoi incontri con Roosvelt, con un giudice della Corte Suprema che forse è Brandeis, anche con leader dell'ebraismo americano. Tutti sapevano, ma come disse uno di loro: non sono in condizione di credere a quel che mi racconta. Cioè non voglio. E sapevano naturalmente anche fuori dagli Stati Uniti, sapeva perfettamente Pio XII, che si avvolse in un maestoso silenzio.

Risultati immagini per srebrenica
Il cimitero di Srebrenica

Mi è venuta in mente questa storia leggendo le rivelazione di un articolo della Stampa sulla strage di Srebrenica. Vi ricordate? Una enclave musulmana affidata all'Onu, circondata dalle milizie serbe di Mladic, la resa dei militari olandesi che avevano il compito di difendere la popolazione civile locale, il colmo dell'infamia di un brindisi con lo spumante fra il comandante olandese e il macellaio Mladic, la fuga ingloriosa, lo sterminio di 12 mila persone, il peggior crimine di guerra accaduto in Europa dopo la Shoà. La Stampa cita il Guardian per altri particolari vergognosi. Per dirne uno, gli olandesi regalarono ai massacratori parecchie migliaia di litri di benzina per i bulldozer che trasportarono i cadaveri nelle fosse comuni e li ricoprirono di terra. Ma c'è un aspetto più importante. Viene fuori, come si poteva sospettare, che almeno Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti erano perfettamente informati di quel che stava accadendo, che sapevano di poterlo impedire con un intervento aereo, come ad Auschwitz, e che, come ad Auschwitz, scelsero di non farlo per ragioni strategiche, in questo caso “per non rovinare i rapporti con la Serbia” (http://www.lastampa.it/2015/07/09/esteri/nuove-ombre-sui-soldati-dellonu-a-anni-dalla-strage-di-srebrenica-S0vM7RSRueqqG1TPad2T1N/pagina.html). Per la cronaca nel 1995 in America era presidente Clinton, in Francia ci fu il passaggio fra Mitterand e Chirac, in Gran Bretagna John Major, in Italia, per quel che contava, governava Lamberto Dini con una coalizione di centrosinistra.

Cari amici, vent'anni fa come ottanta non è cambiato nulla. E non è cambiato anche oggi. Chi si fida della solidarietà internazionale, del senso umanitario dei potenti, delle buone parole, degli accordi, delle garanzie, ha buone probabilità di rimetterci le penne, comunque di restare del tutto solo al momento buono. Quelli che dicono “mai più” o che si sciacquano la bocca con i diritti umani sono forse destinati a brindare con i genocidi. Le forze dell'Onu si sono comportate come gli olandesi, forse non con la stessa vergognosa liturgia ma con lo stesso risultato, un po' dappertutto. In particolare in Libano, sugli stretti di Hormuz, nel Sinai e dappertutto intorno a Israele. Chi invita gli israeliani (o anche i sauditi) a fidarsi dell'ombrello americano, è un illuso o un truffatore. La prossima volta che qualcuno vi parla di piani di pace “garantiti” dall'Onu, dall'Unione Europea, dalla “comunità internazionale” - qualunque cosa l'espressione voglia dire, dai “trattati”, per non parlare della garanzia americana, o della buona volontà del papa, se qualcuno dice “ponti e non muri” ridetegli in faccia e chiedetegli se davvero crede a Babbo Natale.

Fatelo, in particolare, se qualcuno vi chiede di approvare l'accordo con l'Iran, che verrà solo se e quando converrà all'Iran e cioè favorirà i suoi progetti genocidi; o se qualcuno parla di disarmo del Medio Oriente, intendendo con questo spuntare le unghie all'esercito israeliano. Sappiate questo che fra gli ebrei del mondo e in particolare fra gli israeliani e Auschwitz, Srebrenica eccetera eccetera non c'è la coscienza del mondo o l'impegno europeo o americano, ma le armi dell'Israeli Defence Force, di Tsahal come dicono in Israele, che nei settant'anni scarsi di vita del paese lo ha dovuto difendere più o meno una dozzina di volte da minacce mortali.


Ugo Volli


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT