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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Ugo Volli
Cartoline
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Lotte per la successione 06/07/2015
Lotte per la successione
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: il dittatore "moderato" Abu Mazen

Cari amici,

i politici europei naturalmente non ne parlano e la maggior parte dei giornali neppure, perché contraddice l'ide dell'esistenza di uno stato palestinese bell'e pronto, magari anche maturo e pacifico, con tutti i meccanismi democratici oleati, che bisognerebbe solamente “riconoscere” - dato che si può riconoscere solo quel che c'è. Ma nel campo palestinista è in corso una violenta lotta di potere multilaterale, cioè estremamente disordinata e confusa, oltre che condotta con metodi usuali fra i barbari ai tempi di Teodorico o fra le tribù maori o i gangster di Chicago negli anni Venti, non certo con i modi formali e delicati delle nostre democrazie.

C'è una lotta complicata a Gaza non solo più fra Hamas e Fatah, che è una faida con molti morti incancrenita ormai da molti anni con alternanza di ammazzamenti e “accordi di unità nazionale”; da tempo agiscono i salafiti, quelli che hanno ammazzato Arrigoni, per cui Hamas è troppo politica e non abbastanza religiosa. A proposito, avete letto che il mandante dell'omicidio Arrigoni è evaso o è stato fatto evadere ed è andato a combattere con lo Stato Islamico, per cui è morto? Infatti a Gaza ci sono anche i terroristi dello Stato Islamico, con cui Hamas cerca di avere buoni rapporti perché sono forti nel Sinai ma che lo minacciano di distruggerlo e soppiantarlo.

Ma c'è una lotta, apparentemente più morbida, ma altrettanto distruttiva anche a Ramallah, cioè nel settore di Giudea e Samaria controllato da Fatah e dal suo capo Abbas, che gli europei vorrebbero “riconoscere”, con il pomposo titolo di “Stato di Palestina”. Come sapete, si è da poco festeggiata la conclusione del decimo anno da “presidente” di Abbas: per legge è un mandato di quattro anni, ma non hanno mai fatto neanche finta di rinnovarlo, superando con ciò Cuba e la Corea del Nord nella classifica della non democrazia. Non solo è illegale Abbas, ma anche il “parlamento palestinese” sta entrando nell'ottavo anno di un mandato anch'esso di quattro; e i vari “governi palestinesi” che si sono succeduti non hanno mai avuto la fiducia di questo parlamento stra-scaduto e dunque anche loro sono del tutto illegali, con tutti gli atti che fanno. Quanto all'OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina), che è la firmataria degli accordi di Oslo (ed è presieduta dal solito Abbas) le elezioni non le prevede affatto, è una specie di riunione di organizzazioni palestiniste autolegittimata “dalla lotta”.

Vi ricordo queste cose perché nella felpata (ma potrebbe diventare preso mortale) lotta di potere a Ramallah sono coinvolti tutti i tre livelli di potere: Autorità Palestinese, che sarebbe lo stato espresso dall'OLP, la cui fazione maggioritaria è Al Fatah: tutte e tre presiedute dall'ottantenne Abbas, le cui condizioni di salute non sembrano molto buone, accanito fumatore e capace di indossare un'aria mite, che non gli impedisce affatto di gestire il potere come un boss mafioso, per cui qualche volta ci si diverte a chiamarlo “coniglio mannaro” (che in Italia fu il nomignolo di Forlani, se non sbaglio).

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Muhammed Dahalan

Dunque il nostro coniglio mannaro ha scoperto un “gruppo antipartito”, per dirla col gergo della vecchia Urss, che lui conosce bene, avendo scritto la sua tesi di laurea negazionista della Shoà a Mosca ai tempi in cui regnava Breznev (un po' tardi, bisogna dire, si è laureato a 48 anni nell'82). Del gruppo si conoscono tre componenti, tutti molto potenti nel microcosmo palestinista. Uno è Muhammed Dahalan, che fu l'uomo forte di Fatah a Gaza (e uno dei responsabili del terrorismo di Fatah), prima di esserne cacciato ignominiosamente da Hamas otto anni fa, ma che ha conservato una base di potere nel partito e un credito fra gli estremisti arabi. E' da tempo in conflitto con Abbas, accusato di corruzione (da che pulpito) e perfino di essere stato l'assassino di Arafat (che ormai anche i francesi che lo curarono nelle ultime settimane di vita hanno decretato morto di morte naturale, o per essere più precisi di AIDS, ma non importa, dev'essere stato ucciso da qualche “malvagio”) e per prudenza vive all'estero, negli emirati, con un molto sospetto passaporto serbo (http://muftah.org/citizenship-mohammed-dahlan-serbia/#.VZk8p_ntmko).

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Salam Fayyad

Un secondo personaggio è l'ex primo ministro dell'AP Salam Fayyad (https://en.wikipedia.org/wiki/Salam_Fayyad), che era stato cacciato da Abbas due anni fa, ai tempi del terzo o quarto ”accordo di unità nazionale” con Hamas in quanto “troppo tecnocratico” o piuttosto indipendente dalla gerarchia di Fatah e forse non del tutto consenziente con l'uso del denaro della famiglia del presidente. Adesso gli hanno sequestrato il conto in banca della sua fondazione, con l'accusa naturalmente non giuridica ma politica, di essersi alleato a Dahlan (http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2015/06/palestine-fatah-internal-rift-abbas-dahlan.html). Il terzo personaggio è Yasser Abd Rabbo, forse meno noto sul piano internazionale, ma titolare di una carica cruciale nel sistema palestinista, la segreteria generale dell'Olp (https://en.wikipedia.org/wiki/Yasser_Abed_Rabbo), che gli è stata tolta di recente. E' un ruolo centrale nel potere dell'AP, quello coperto dallo stesso Abbas prima della morta di Arafat.

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Saeb Erekat

Quel che è in gioco, verosimilmente, è la successione, magari un tantino anticipata rispetto alla biologia, di Abbas. Una mossa che potrebbe essere utile per sbloccare la trattativa con Israele e risolvere le infinite questioni lasciate aperte dalla lunghissima agonia politica di Abbas. Ma che nel sistema per nulla democratico dell'AP, non ha soluzioni legali disponibili. Abbas non ha un vicepresidente, non è assolutamente chiaro chi possa decidere la sua successione, è chiaro che la sua morte scatenerebbe una guerra civile. Per rimettere in gioco il sistema democratico bisognerebbe rinnovare tutte le cariche, rifare le elezioni di Parlamento e presidente. Ma il risultato sarebbe probabilmente una vittoria di Hamas e una nuova guerra civile, che non conviene a nessuno. E quindi non se ne fa nulla, si resta nell'immobilismo. Un segnale però questa volta l'ha dato lo stesso Abbas, nominando al posto di Rabbo segretario generale dell'Olp Saeb Erekat (https://en.wikipedia.org/wiki/Saeb_Erekat) un personaggio su cui mi sono spesso intrattenuto (per esempio qui: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=52493), perché è il capo negoziatore, ma anche uno dei più importanti cacciapalle (o se volete una parola più educata contastorie dell'Autorità Palestinese. E' un segnale importante, vi dicevo, perché nel brezneviano mondo dell'Autorità Palestinese è la cosa più simile all'investitura alla successione che finora sia avvenuta. Il senso di questa scelta merita un'analisi un po' documentata, che mi riprometto di scrivervi domani.

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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