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Ugo Volli
Cartoline
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Riflessioni su una soddisfazione 11/05/2015

Riflessioni su una soddisfazione
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: David Cameron

Cari amici,

come vi ho detto ieri sono molto contento della vittoria di David Cameron nelle elezioni inglesi. La ragione è ovvia, visto il centro degli interessi che ci portano a questa corrispondenza. Se avesse vinto Ed Miliband, leader dei laburisti, ci sarebbe stato sì il primo premier ebreo di Gran Bretagna dai tempi di Disraeli (1804-1881), ma anche uno dei più ideologicamente nemici di Israele (e dire che non ne sono mancati su quel posto). Da un lato questa inimicizia è un caso tipico della tendenza, per cui, come si legge in diverse interviste, gli elettori ebrei in Gran Bretagna (che sono parecchi), preferiscono votare per candidati di altra appartenenza religiosa, perché suppongono che i parlamentari ebrei siano sottoposti a una pressione per dimostrare di essere “davvero inglesi” a scapito degli interessi della comunità e di Israele. Questa pressione è una manifestazione di antisemitismo: nessuno suppone che un deputato di una città o di una provenienza sociale non possa fare bene il suo lavoro difendendo allo stesso tempo gli interessi dei suoi elettori e le sue convinzioni politiche; sarebbe assurdo il contrario. Ma per gli ebrei questo accade. Basta pensare ai casi in cui anche in posti di molto minor importanza come i consigli rappresentativi degli studenti nelle università americane candidati ebrei (e non neri, bianchi o ispanici) sono stati discriminati di recente per la loro condizione che non permetterebbe loro di essere imparziali (questo è un esempio: http://legalinsurrection.com/2015/02/ucla-student-govt-candidate-challenged-for-being-jewish/).

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Ed Miliband

Dall'altro Milibrand è un laburista di sinistra che ha vinto il suo ruolo in polemica con la tradizione centrista di Tony Blair. E bisogna ammettere che oggi in tutto il mondo per dimostrare di essere veramente di sinistra è strettamente obbligatorio essere nemici di Israele e sostenere i regimi dittatoriali, oscurantisti, clericali, intolleranti dei diritti umani come quello di Hamas o dell'Iran: qualunque cosa purché siano nemici di Israele e dell'Occidente. Una vittoria di Miliband avrebbe ulteriormente rinsaldato il fronte di coloro che cercano di boicottare l'economia israeliana, di ridurre Israele a confini indifendibili, di armare l'Iran - insomma degli sciocchi che non hanno capito nulla del Medio Oriente oppure degli antisemiti magari nascosti anche a se stessi, che lavorano per eliminare il “cancro di Israele”, come dicono gli ayatollah, o la sua '”anomalia”, come si sono espressi più elegantemente ma con lo stesso senso i rappresentanti della varie Chiese cristiane nel documento Kairos Palestina (https://www.oikoumene.org/en/resources/documents/other-ecumenical-bodies/kairos-palestine-document), in buona sostanza di finire il lavoro lasciato a metà da Hitler. E per favore non mi si dica che la Gran Bretagna era dall'altra parte rispetto a Hitler, perché le sue responsabilità storiche rispetto alla Shoà sono state immense, col rifiuto di accettare l'immigrazione dei fuggitivi dal nazismo, proprio per favorire gli arabi (ne abbiamo parlato altre volte). Né mi si dica che Miliband ebreo non può essere nemico del suo popolo: i casi che dimostrano il contrario sono infiniti, da Weininger a Chomski, da Butler a Falk da Pappé a Goldstone, per non parlare dei guitti e dei pennivendoli che cercano di imitarli in Italia.

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Manifestazione contro Israele nel Regno Unito

Ma c'è un altro aspetto che mi piace nella vittoria dei conservatori inglesi. Come sapete, Cameron ha criticato molto duramente il multiculturalismo, ideologia ufficiale di Eurabia, vuole stabilire limiti più duri all'immigrazione e ha promesso un referendum sull'Unione Europea. Su questa stessa linea stava l'Ukip di Farage (che non è affatto antisemita, come dicono i disinformati, anzi ha polemizzato con Le Pen proprio su questo punto). C'è in Gran Bretagna una maggioranza assoluta di voti e non solo di seggi che bisogna definire non euroscettici come dicono i giornali, ma più precisamente eurocritici. Lo stesso si è rivelato in Francia qualche mese fa, ed è vero in molti altri paesi europei. Si sta consolidando una maggioranza di voti e di seggi per schieramenti che rifiutano il modello dirigista, ideologicamente terzomondista, nemico delle nazioni e prono all'immigrazione islamica, antisraeliano in politica estera che domina l'Europa. Purtroppo buona parte del rifiuto di questa ideologia europeista o euraraba è intercettato da forze politiche la cui coerenza democratica è discutibile, o peggio, che sono francamente impresentabili e talvolta pericolose, come per esempio in Ungheria e in Austria. Il rischio è che nel giro di pochi anni all'Europa tocchi la scelta fra islamismo e neonazismo; la vittoria di schieramenti come quello di Cameron (o, speriamo presto, di Wilders in Olanda) permetterà forse di scongiurare questa deriva.

Vorrei fare una riflessione in più, un tantino personale forse, ma non isolata. Io mi sono formato come persona di sinistra; da adolescente in maniera certamente molto semplicistica ho pensato che il mio ebraismo dovesse risolversi politicamente innanzitutto nell'antifascismo e dunque nella sinistra; intorno al '68 sono passato anch'io per la malattia infantile dell'estremismo extraparlamentare; ho continuato a votare a sinistra molto a lungo. Da tempo però mi ritrovo regolarmente a fare il tifo per la destra in tutte le elezioni: Cameron in Gran Bretagna, i repubblicani negli Stati Uniti, naturalmente Netanyahu e Bennett in Israele eccetera eccetera. Sono cambiato io? Ho seguito la parabola per cui da giovane si è incendiario e da vecchio pompiere? Molto probabilmente sì. Ma è cambiato anche il mondo, o piuttosto la nostra conoscenza di esso.

Siamo ormai vicini ai cent'anni dalla rivoluzione d'Ottobre, c'è stato un secolo per sperimentare il socialismo nei paesi più diversi e nelle più differenti condizioni. Nel frattempo la condizione generale della popolazione è immensamente cresciuta: siamo più sani, più ricchi, più capaci di comunicare, di scegliere, di vivere bene rispetto a cent'anni fa. Ma praticamente niente di questo progresso è venuto dai paesi governati dalla sinistra, in particolare da quelli comunisti. Mi si indichi, per favore, un'invenzione pacifica, una scoperta scientifica importante, un'innovazione tecnologica diffusa che sia nata in Urss, in Cina, in Vietnam, a Cuba. I regimi comunisti sono stati bravi solo a produrre tecnologie belliche e burocrazie occhiute; quelli della sinistra moderata soprattutto questa seconda cosa. Nel frattempo i comunismi hanno prodotto veri e propri genocidi (in Cambogia e in Ucraina) e stragi di massa come la Rivoluzione Culturale; hanno oppresso e umiliato ogni sorta di differenze; hanno violentato le culture e le identità locali. Da questo punto di vista, con tutte le ovvie differenze, l'impostazione ideologica del governo burocratico europeo presenta dei notevoli punti di contatto col burocratismo socialdemocratico, se non proprio con quello sovietico.

E c'è stato un altro sviluppo. Sconfitto il comunismo (nonostante gli sciocchi che hanno interpretato la crisi ciclica da cui stiamo uscendo invece che come un momento di sviluppo e di espansione come l'ennesima crisi finale del capitalismo che avrebbe dovuto dimostrare l'attualità delle polversose teorie marxiste), si è avanzato un nuovo pericolo contro le società aperte costruite in mezzo mondo dal liberalismo. E' l'islamismo, cui si attacca la sinistra per una paradossale affinità ideologica. L'islamismo è reazionario, non si occupa dell'oppressione economica dei poveri, è antiegalitario, vuole le donne e le minoranze religiose oppresse, detesta e combatte i diritti civili. Ma ha questo in comune con la tradizione della sinistra: è autoritario, illiberale, pratica e predica l'oppressione, il culto del leader, la distruzione dei diritti individuali. Per questo, per il suo aspetto dittatoriale, per il suo odio per la libertà piace alla sinistra. E per questo chi se ne vuol difendere non può che essere contro la sinistra.

Dal punto di vista dei valori dichiarati, non ci sarebbe niente di più logico di un appoggio della sinistra a Israele: un paese aperto, pluralista, in cui la libertà e l'uguaglianza dei diritti non è solo praticata ma dichiarata. Ma è il paese di una minoranza, è un paese che tiene alla sua identità, è un paese libero che anche quando ha leader carismatici (Ben Gurion, Begin) prima o poi li manda a casa coi metodi della democrazia. E' un paese anche libero economicamente, che da questa libertà ha tratto un grande progresso - e questa è un'altra ragione dell'odio generalizzato della sinistra. Per questo ho fatto il tifo per Cameron, per questo ho sostenuto il Likud, per questo spero che il prossimo presidente americano sia molto diverso da Obama.

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90


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