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Ugo Volli
Cartoline
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Caccia grossa 02/02/2015
 Caccia grossa
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Benjamin Netanyahu

Cari amici, consentitemi un piccolo test. Sapete che cosa fanno gli antisemiti? Certo, odiano gli ebrei e cercano di danneggiarli, se non proprio di ucciderli. E sapete qual è l'istituzione ebraica più odiata dagli antisemiti (anche quelli che fanno gli ebrei sul palcoscenico)? Bravi, avete risposto bene, anche se non era difficile. Ciò che gli antisemiti odiano di più oggi è Israele. Ora viene la domanda più difficile: e qual è il singolo ebreo che gli antisemiti odiano di più, quello che amano odiare, che si sentono virtuosi ad odiare? Riflettete, non è difficile... già: è Benjamin Netanyahu. Nessuno riceve altrettanti insulti, neppure Bennet che sta alla sua destra. E sapete perché? Be', basta pensare ai precedenti. Una dozzina d'anni fa, quando era in vita e ancora non aveva fatto la sua svolta, chi era odiato più di Sharon? E ancora prima chi si è preso insulti peggiori di Begin e Shamir e Moshè Dayan e Ben Gurion e Golda Meir? Perfino Rabin, oggi trasformato in un santino, a suo tempo era odiatissimo dai terroristi palestinesi, che egli ricambiava con le maniere forti di un vecchio militare, e naturalmente dai loro simpatizzanti europei.

Insomma, oggi il peggio ebreo del reame è Netanyahu, non c'è confronto. E avete capito perché? Sì, certo, perché è il leader di Israele. E allora gli ipocriti che dicono “no, non sono contro Israele, ma si potrà pur dissentire dalle politiche del suo governo”, se la prendono con lui, come hanno fatto con tutti i suoi predecessori, salvo forse per il governo di estrema sinistra che concluse gli sciagurati accordi di Oslo (fra l'altro con una maggioranza che comprendeva i deputati dei partiti arabi e anche un paio di transfughi letteralmente comprati per il loro voto...) Del resto una battuta comune rivolta a Haaretz (“autorevole” giornale palestinista in lingua ebraica) è che l'ultima volta che si è trovato in una posizione di sostegno a un governo... be' era quello del mandato britannico di Palestina.


Netanyahu illustra il pericolo di un Iran nucleare

E' probabile che a suo tempo Sharon fosse assai più malvisto di Netanyahu (in sostanza erano arrivati ad appicicargli addosso il vecchio stereotipo antisemita dell'omicida rituale che mangiava i bambini), ma Netanyahu è certamente sotto tiro, anzi gli si è scatenata addosso una “caccia all'uomo” (http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/16396) Sapete perché? Ci sono due ragioni concorrenti, una vecchia e una contingente. La vecchia è che Netanyahu non è uno yes man, è molto bravo nelle relazioni pubbliche, è anche un ex diplomatico, ma ritiene suo dovere come leader di Israele dire le cose come stanno. E cioè in sostanza che la linea d'azione intrapresa da Obama e dall'Unione Europea non solo è suicida per l'Occidente ma pericolosissima per Israele. Si tratta della decisione di fare a qualunque costo un accordo di partnership con il nemico più violento che l'America abbia fra i grandi stati, il più pericoloso e violento, cioè l'Iran. E della decisione di far pagare a Israele il prezzo del tentativo di riavvicinamento fra America e Europa al mondo islamico, sempre più in preda a spinte terroriste. Questo prezzo consisterebbe nel cedere alle pretese dell'Autorità Palestinese di vedersi assegnate tutta la Giudea e Samaria e il centro di Gerusalemme, senza prendere nessun impegno con Israele: una ricetta sicura per la distruzione di Israele o più probabilmente ancora per lo scoppio di una guerra generale fra paesi arabi e Israele. Nessuno ha indicato una strategia minimamente credibile per risolvere i problemi che si aprirebbero con la pulizia etnica dei territori che l'AP rivendica e con la rottura di tutti i filtri di sicurezza intorno al cuore di Israele. Questo lo sanno tutti, anche quelli che fanno i pacifisti - salvo la banda di scapigliati scrittori di sinistra tipo Oz Yehoshua Grossamnn e compagnia cantante, che in trent'anni di attività politica ha solo dimostrato definitivamente che non c'è alcun rapporto fra talento letterario e buon senso. E i pacifinti, che fanno finta di ignorarlo per odio a Israele.

La seconda ragione è semplice, sono le elezioni. Come vi ho mostrato ieri facendo un'analisi dettagliata di sondaggi e schieramenti possibili, Bibi ha ottime possibilità di mantenere il governo che dovrà essere di coalizione, grazie alla sua posizione meno isolata ed estremista rispetto a quella di Herzog. Proprio ieri fra l'altro Lieberman ha annunciato la sua scelta di non partecipare comunque a un governo di sinistra, portando verso i 45 i voti sicuri di Netanyahu e inoltre è stato annunciato l'accordo fra i dissidenti dei charedim sefarditi (il nuovo partito Yachad di Eli Ishai e una lista nazionalreligiosa, che insieme potrebbero superare la soglia minima e portare un altro paio di seggi alla coalizione di Bibi, al netto delle compensazioni con la lista di Bennet: http://www.jpost.com/Israel-Elections/Yachad-and-Otzma-end-furious-row-and-unite-electoral-lists-389439).


https://www.youtube.com/watch?v=MHmYj5jJ3rw

Un ironico video elettorale del Likud mostra Bibi Netanyahu nei panni di Bibi-sitter. Due minuti di elegante auto-presentazione da parte del Premier d'Israele

Insomma Netanyahu ce la può fare e anche se gli israeliani sono giovani e impazienti e non amano vedersi di fronte le stesse facce, chi meglio di lui, che ha resistito alle pressioni di Obama e dell'Europa - oltre che naturalmente ai terroristi - per sei anni, potrebbe gestire la difficile fase di transizione che si avvicina? Gli israeliani non sono masochisti e difficilmente si affiderebbero a un inesperto figlio di papà come Herzog, che al massimo ha fatto il ministro del turismo e di una voltagabbana cronica come Livni. E questo rende furiosi coloro che hanno in mente di poter trattare Israele come uno stato dipendente (“junior partner” è l'espressione businesslike scelta dalla gola profonda preferita di Obama, Jeffrey Goldberg dell' ”Atlantic”, che a Obama deve “rispetto”: se volete leggere un bell'esempio di stile letterario paramafioso, vi consiglio molto il suo ultimo articolo: http://www.theatlantic.com/international/archive/2015/01/Netanyahu-vs-Obama-on-Iran/384849/. Per capirne la gravità diplomatica e anche morale vi consiglio questa bella critica: http://blogs.timesofisrael.com/trash-talk-diplomacy-and-us-israel-relations/). Il risultato di questa rabbia ha indotto l'amministrazione Obama a montare lo scandalo inesistente del discorso di Netanyahu al congresso degli Stati Uniti previsto all'inizio di marzo: un grande onore, la terza volta che Bibi sarà chiamato a dire la sua al parlamento americano. E certo non ci si è infilato, è stato regolarmente invitato dal presidente della Camera che ne ha il potere, nell'ambito della separazione dei poteri di una normale democrazia. Obama ha montato intorno a questa storia una campagna mediatica feroce e inutile (il Likud è aumentato nei sondaggi dopo le scomuniche americane), analoga a quella messa su da Hollande perché Netanyahu si era permesso di andare a rassicurare gli ebrei francesi sull'appoggio di Israele. Ma il problema in gioco è gravissimo, è il cedimento americano alle pretese dell'Iran di fare un accordo che gli permetta di mantenere in funzione 7000 centrifughe per il raffinamento dell'uranio, quanto basta per fare la bomba in pochi mesi. E, come gli ha replicato Netanyahu, è più facile rimediare a “problemi procedurali” con il presidente che a un accordo che regali l'atomica agli ayatollah (http://www.jewishpress.com/uncategorized/netanyahu-says-procedural-problems-easier-to-fix-than-nuclear-threat/2015/01/31/).

Ma la caccia a Netanyahu si svolge soprattutto in Israele, naturalmente. E' l'elettorato israeliano a decidere. Per questa ragione Obama ha mandato da tempo i suoi esperti elettorali in appoggio ai suoi protetti Herzog e Livni, facendoli finanziare dal dipartimento di stato (solo fino alla fine dell'anno scorso però, per non violare le leggi americane: quelle americane, naturalmente, perché di quelle israeliane non gli importa granché: http://www.timesofisrael.com/likud-accuses-left-of-breaking-election-laws/). Questo gruppo si chiama V15, che vorrebbe dire victory 2015, ma a me ricorda un succo di verdure che era popolare tanti anni fa (http://www.milledelizie.com/prodotti_scheda.php?idProdotto=2663) o le bombe di Hitler (http://en.wikipedia.org/wiki/V-2_rocket) e che invece è la prova dell'interferenza americana nella politica israeliana (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/190767), guidata da persone che hanno notevoli ombre antisemite nella loro carriera (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/v15-us-political-operative-marinated-in-hate-israel-activism/2015/01/30/).

Il risultato di questo intervento non è stato finora geniale. Probabilmente di Obama si è sopravvalutato tutto, l'intelligenza, la preparazione, la lealtà e anche l'abilità elettorale, che era un mito al momento della sua prima elezione, quella in cui piacque moltissimo quello slogan “Yes we can”, che qualcuno cerca oggi di importare ancora in Europa, in particolare in Spagna. Fatto sta che Herzog e Livni hanno pasticciato col nome della loro lista, chiamandola “campo sionista”, cosa che è dispiaciuta all'elettorato arabo del partito laburista, che ha trasferito almeno un quoziente elettorale alla lista araba unificata, e che comunque è in tale contraddizione con l'identità antisionista (o post- se vi va) di parecchi suoi candidati da non ingannare proprio nessuno e procurarsi una denuncia per falso di fronte alla commissione elettorale.

E poi c'è il tentativo di costruire degli scandali. Hanno preso un rapporto ancora riservato del “comptroller” pubblico, e cioè del revisore dei conti dello stato in cui si escludeva che ci fossero stati reati amministrativi nei viaggi di Netanyahu, criticandone però qualche aspetto e l'hanno manipolato e pubblicato, cercando di farne uno scandalo, ma beccandosi una denuncia dallo stesso comptroller per violazione di un documento riservato (http://www.jpost.com/Breaking-News/Comptroller-tells-A-G-to-open-investigation-into-leak-of-Bibi-tours-report-389688). Hanno perfino cercato di montare uno scandalo sulla restituzione delle bottiglie vuote dalla residenza del primo ministro. In Israele come in America c'è l'uso di restituire qualche monetina a chi riporta le bottiglie di vetro vuote al supermercato. Ora Haaretz, il giornale arabo in linea ebraica che naturalmente appoggia la coppia Herzog/Livni, ha cercato di fare esplodere uno scandalo sul fatto che la moglie di Natanyahu, che naturalmente è la padrona di casa pro tempore della residenza del primo ministro, avesse ordinato di smettere di buttare nella spazzatura le bottiglie vuote, e invece di riconsegnarle, per evidenti motivi ecologici, e avesse fatto usare i pochi spiccioli derivanti da questa pratica per pagare piccole spese della casa. Invece erano soldi pubblici e andavano rendicontati, sentenzia Haaretz. Sapete l'importo di questo “scandalo” sempre secondo Haaretz? Circa 800 euro in cinque anni, al ritmo, peraltro problematico di cinque o dieci bottiglie al giorno. 160 euro l'anno... E' uno scandalo così finto e costruito che perfino un ex dipendente della famiglia che è in causa per motivi di lavoro ha testimoniato sulla sua insussistenza: http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/190759.

Insomma, V15 o Herzog/Livni, o Haaretz, o lontano lontano Obama & Co cercano di dare la caccia grossa a Netanyahu, ma evitano accuratamente di discutere il tema vero, che cosa dovrebbe o potrebbe fare Israele di diverso dalla politica seguita da Netanyahu. Anche la “pace” è rimasta nella penna degli scrittori-tifosi; nessuno dice che se fosse al governo cederebbe a Abbas le colline prospicienti Tel Aviv o la città vecchia di Gerusalemme; o che non avrebbe obiezioni a lasciare che l'Iran arricchisca il suo uranio a volontà, come vorrebbe Obama. Se perdesse Netanyahu, speriamo proprio di no, gli amici di Israele in Europa e negli Usa avrebbero una brutta sorpresa, perché nei fatti la sua è l'unica politica possibile, e sarebbe continuata con buona probabilità anche da qualunque altro governo; ma certamente con meno abilità, con meno convinzione, con più contraddizioni interne.


Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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